Bambini, Televisione e Internet: quali regole?

Pubblicato il 5 Aprile 2017 da • Ultima revisione: 22 Marzo 2018

Nestore e io ci siamo conosciuti su Internet, attraverso i nostri blog di Splinder. Era tanto tempo fa, e infatti Splinder non esiste più: era un altro Internet, eravamo pochi ad avere un blog, e soprattutto si parlava tanto di poesia e letteratura. Eravamo all’interno di una bolla perfetta, che è stata tale per qualche anno: poche migliaia di persone in tutto, quasi come una grande, immensa famiglia allargata.

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La Rete per me è stata Amore, ma anche amicizia, famiglia, poesia.
La Rete mi ha anche fatto paura? Sì. Internet mi ha spaventata, quando ero giovane, perché era tutto nuovo, tutto da inventare: nessuno dei nostri genitori conosceva il web, né era consapevole di ciò che avremmo incontrato.

Quindi navigavamo allo sbaraglio. E la stessa cosa succedeva con la TV: ricordo perfettamente l’anno in cui venne introdotta la ‘novità’ delle indicazioni d’età nelle trasmissioni televisive: a noi adesso sembra normalissimo vedere sigle come BA (bambini accompagnati), PT (per tutti), VM12, eccetera. Ma vi assicuro che c’è stato un tempo in cui questa distinzione non c’era, e c’era in generale meno attenzione su tutto ciò che riguardava l’infanzia, dalla mancanza di cinture di sicurezza sulle auto, ai metodi educativi basati sulle punizioni.

Non so se questo fa di me una persona vecchia o semplicemente una persona che ha imparato tanto. E spesso penso a quanto sarebbe stato bello avere mia figlia a 20 invece che a 30 anni, ma so che invece è stato meglio così, perché quando sono diventata mamma ero anche più consapevole, più saggia. Forse anche meno preoccupata dei pericoli esterni, perché li conoscevo e sapevo come affrontarli – educativamente parlando.

Il rischio peggiore che possiamo correre come genitori di oggi, è proprio demonizzare ciò che conosciamo poco, come potrebbe essere con i nuovi media: internet, la TV, i social network, YouTube – ma anche gli strumenti come il cellulare, il tablet e il PC.

Nel nostro immaginario di genitori ci preoccupiamo delle persone cattive che i nostri figli potrebbero incontrare in Rete, ma secondo me il vero e attuale pericolo è piuttosto non riuscire ad utilizzare i media come STRUMENTO per acquisire esperienze e relazioni costruttive.

Il vero pericolo è che i nostri figli perdano la capacità di sviluppare il proprio ‘cervello cognitivo’, più ancora del pericolo di incontrare brutte persone in Rete.

Sono giorni che ci rifletto, dopo aver ascoltato un illuminante intervento di Alberto Pellai alla presentazione della nuova APP Sky per bambini, #KidsApp – che sarà la prima mobile TV on demand studiata appositamente per i bambini per ricreare un ambiente sicuro anche mentre guardano la TV, senza pubblicità e con contenuti visibili solo in base all’età.
Un modo in più, efficace, per fornire ai bambini l’aiuto necessario a comprendere ciò che vedono, limitandone l’utilizzo con lo spegnimento automatico.

In particolare, questa distinzione tra sviluppo emotivo e sviluppo cognitivo mi ha proprio entusiasmata: ecco come la relazione genitore-figlio può davvero diventare ricca, se impariamo la differenza tra l’una e l’altra esperienza!

I media ormai sono i nostri ambienti di vita

Che lo vogliamo o no, i media ormai fanno parte del nostro mondo, e noi del loro.

C’è sempre meno soluzione di continuità tra un media e l’altro (TV, internet, YouTube, musica…) e questa convergenza tra i media è l’ambiente in cui sono immersi i nostri figli, cosiddetti nativi digitali.
E’ il luogo – un mix tra reale e virtuale – in cui formano i propri gusti, in cui pensano, in cui creano amicizie, in cui si ispirano e anche il luogo in cui imparano.

C’è un modo perché i bambini non esagerino con TV o tablet?

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Il modo per evitare che l’uso dei media diventi una compulsione sta tutto nell’educazione – ancora una volta è il MODO in cui gestiamo i media noi come genitori, che può fare la differenza.
Che poi è semplicemente un atto di cura, come tanti altri ne abbiamo fatti e ancora ne faremo in futuro: prima cambiavamo pannolini e preparavamo pappe, adesso il nostro accudimento è cresciuto insieme ai figli – e con loro impariamo a crescere, a parlare di argomenti importanti, ad accudirli più con la mente, che con le mani.

Iniziamo da qui: facendo attenzione che non venga fatto un USO SOLITARIO di ciascun media, che sia Internet o la TV.
Nelle scuole la LIM è perfetta proprio per questo, perché avvicina i bambini alla tecnologia e alla Rete in modo collettivo, tra l’altro con un obiettivo didattico ed educativo.

In casa invece tanti bambini navigano e guardano la TV da soli, ed è questo il punto chiave su cui possiamo – e dobbiamo – intervenire.  Molti genitori non hanno tempo di seguire passo passo ciò che fanno i bambini, e questa è una situazione che ci accomuna e ci rende molto umani, ma su cui dobbiamo intervenire prontamente.

Come dico sempre: quando i figli crescono dobbiamo dedicare loro ancora più tempo di prima. Gli serve tutto il nostro tempo, gli serve la nostra presenza. Hanno bisogno che gli gravitiamo intorno continuamente.

Mia figlia spesso mi dice: MAMMA, VOGLIO CHE MI VEDI.

E questo è il modo unico, ma verissimo, che ha per dirmi: sei qui vicino a me, ma hai il cellulare in mano o stai pensando ad altro, o stai cucinando.
Io invece voglio che mi vedi, che non pensi ad altro, che stai qui per me, senza pensare alla lavatrice da stendere.

Voglio che tu ci sia anche con la testa.

La qualità dell’ambiente

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La qualità del’ambiente in cui vive il bambino è fondamentale, e già la Montessori ne parlava: l’ambiente deve essere a misura di bambino. Tutto deve permettere al bambino uno sviluppo libero  e autonomo, permettendogli di esprimersi liberamente e di svolgere attività spontanee.

Autonomia, ambiente, libertà, spontaneità: dovremmo stamparci queste parole o scrivercele sulla mano, e tenerle bene in mente ogni volta che cerchiamo la strada per comunicare con i nostri figli che crescono.

Autonomia, ambiente, libertà, spontaneità: queste stesse parole chiave sono perfette anche per il tipo di percorsi che possiamo fare attraverso i media digitali, per provare a costruire i cosiddetti giardini virtuali protetti, i luoghi digitali dove i nostri bambini trovano un ambiente su misura per loro, senza pericoli – e con la nostra mediazione.

Noi tutti abbiamo due modi di apprendere, soprattutto finché siamo bambini e il nostro cervello si sta ancora formando:

  1. Attraverso il cervello emotivo percepiamo le emozioni, ed è questa la zona del cervello dove passa tutto il nostro modo di sentire: è alla base di ciò che chiamiamo enterteinment, ovvero ciò che ci diverte, purché sia lo stimolo giusto all’età giusta;
  2. Attraverso il cervello cognitivo invece gestiamo e costruiamo significati: è alla base di ciò che chiamiamo edutainment, ovvero il luogo del cervello in cui produciamo il pensiero, la zona dove costruiamo la nostra consapevolezza.

La piena maturità cerebrale avviene intorno ai 20 anni, quindi siamo ancora in tempo, per aiutare i nostri figli ad appropriarsi non solo della loro parte emotiva, ma anche per fare quel balzo in più: imparare a pensare, a costruire relazioni profonde con i propri sentimenti, ad accrescere le proprie connessioni, a rendersi consapevoli di sé e della propria vita.

  • Se io do uno stimolo cognitivo troppo elevato a un bambino, subentra la noia.
  • Se io do uno stimolo emotivo troppo elevato, subentrano in lui l’ansia o la paura, a causa delle emozioni non comprese.

Ci occorre un compromesso tra le esperienze emotive e le esperienze cognitive di base.

Dobbiamo essere bravi a infiltrarci tra questi due modi di apprendere, per trovare la giusta via: offrire stimoli adeguati all’età, dare ai bambini un’infanzia felice, farli ridere, far provare loro emozioni positive… ma poi DARE UN NOME A QUELLE EMOZIONI.

Se noi nominiamo ad alta voce le emozioni, le nostre e quelle dei bambini, aiutiamo i figli a fare quel balzo dal caos dei sentimenti, alla vera consapevolezza.

La nostra vita passa attraverso una frammentazione multischermo

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I bambini moderni, i nativi digitali, non sanno stare dentro la narrazione di un film o di un libro: siccome la comunicazione moderna è frammentata, veloce e multi schermo (TV, tablet, PC, Internet…), i bambini rischiamo di vivere immersi in una zona di distraibilità.

Vi sarà sicuramente capitato di chiedere a vostro figlio (6-7 anni) di raccontare un film che ha visto, e di non riuscire a raccapezzarvi nel suo racconto: non è focalizzato, non lo sa riassumere al meglio, non coglie gli aspetti strutturali della storia.

I nostri bambini hanno un diverso mondo da cui imparare rispetto a noi. Fine.

Questa è diventata la loro realtà e anche la nostra ed è inutile vietarci di far parte del mondo digitale perché vogliamo annusare libri di carta e leggere le favole di una volta.

Possiamo però trovare la classica, sana, via di mezzo: analizzare lo stile multimediale della nostra famiglia e iniziare a proporre esperienze digitali specifiche:

  1. che non siano troppo prolungate,
  2. che non siano troppo frammentate,
  3. che non siano inadeguate per contenuti.

Dobbiamo aiutare i bambini a costruire consapevolezza su ciò che guardano e sulle informazioni di cui fruiscono, limitando il tempo che passano da soli in attività schermo – mediate. 

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E questa mediazione possiamo farla in molti modi:

  • creare momenti screen free, per esempio quelle dei compiti o dei lavoretti, in cui non ci sia la TV accesa, né la distrazione del tablet o dello smartphone;
  • immergerli in situazioni di vita reale, come giochi all’aria aperta, attività di vita pratica Montessori, attività culturali e famigliari;
  • tracciare percorsi dal reale al virtuale, per esempio instaurando con loro una relazione che li riporti a situazioni di vita reale;
  • usare sistemi di parental control oppure la nuova APP #KidsApp di Sky, che garantisce la fruizione sicura dei contenuti on demand, senza pericoli per i figli.

L’APP #KidsApp di Sky si scarica in base al vostro sistema operativo:

  1. App Store, per Ipad;
  2. Google Play, per Tablet Android.

Come si traccia un percorso dal reale al virtuale?

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Contestualizzando ciò che i bambini stanno vedendo sullo schermo:

  • Questo film mi ha molto commosso, mi sentivo felice e triste allo stesso tempo. Ti ricordi quando siamo andati a trovare il nonno e tu ti sentivi un po’ scombussolato?
  • Questo film mi ha fatto un po’ paura. Sai che da piccola temevo che sotto il mio letto ci fosse un coccodrillo, e allora prima di dormire controllavo con una torcia?

Ovvero attraverso LA RELAZIONE con i figli: commentare i film ad alta voce, guardare insieme la TV, usare Internet con loro, contestualizzando ciò che vedono i bambini e soprattutto facendo esempi di vita vera che i bambini hanno sperimentato in prima persona e possono comprendere.

Quando Alberto Pellai, in Sky, parlava di questi argomenti, mi è venuto proprio naturale domandarmi: ma allora perché non esiste una classificazione PEGI anche per i cartoni animati, i film e le serie TV per bambini? Ci avviciniamo a questa esigenza con Sky #kidsapp, fruibile gratuitamente con il pacchetto bambini e famiglia del proprio abbonamento Sky.
Sarà simile a Sky Go, con accesso ai contenuti on demand anche offline, con la funzione download & play.

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Questa APP sarà dedicata esclusivamente ai bambini: non ha pubblicità, i contenuti sono divisi in base all’età impostata nel profilo, c’è lo spegnimento automatico all’ora concordata. Eccolo lì, il giardino virtuale protetto:

  • profili differenziati in base all’età dei propri figli,
  • programmi adatti all’età di ogni bambino,
  • spegnimento automatico all’ora concordata.

Mi sembra il compromesso giusto per guardare una TV di qualità estremamente personalizzata in base all’età (concetto di fase-specificità) e soprattutto dando ai bambini un limite di tempo, in modo che la visione dei cartoni animati e delle serie TV non diventi una compulsione giovanile – cosa che in Italia si sta verificando sempre più di frequente.

Non è un’inutile precauzione dare un freno ai figli, rispetto a TV e Internet: per imparare a vivere bisogna vivere.
E non è solo questione di nostalgia di chi 30 anni fa giocava in cortile, ma una reale necessità dei bambini, di scoprire il mondo attraverso l’esperienza diretta, di stare in mezzo alla natura, di imparare dagli errori fatti sul campo.
Televisione sì, tablet sì, ma vita ancora di più.



Commenti

4 Commenti per “Bambini, Televisione e Internet: quali regole?”
  1. IsaQ

    Brava!Bell’articolo!

  2. Alberto

    Complimenti articolo e considerazioni preziose: non è mai troppo tardi per capire che i nostri figli vivono in un mondo diverso dalla nostra infanzia e dobbiamo metterci in gioco insieme a loro, imparare ad essere genitori migliori e… magari tornare un po’ bambini 🙂

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