Passeranno ancora i treni, ma tu inizia a salire

Pubblicato il 13 Gennaio 2020 da

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Non credo alle occasioni perse. Non credo alla storia che il treno giusto passi una sola volta nella vita.

Ho perso migliaia di treni, ne ho presi altri a centinaia, ho sbagliato destinazione, ho cambiato viaggio. Tutto è andato bene. 

Cosa significa che tutto è andato bene? Che la vita è ancora qui. Non è stata perfetta, non è stata la vita che avrei meritato, ma porcavacca io sono ancora qui, e finché non crepo ho intenzione di restare viva.

Come scriveva Boris Vian:

Non dico altro bisogna pur Mantenersi riverenti
Non vorrei crepare Prima che abbiano inventato Le rose eterne
La giornata di due ore Il mare in montagna La montagna al mare
La fine del dolore I giornali a colori
Tutti i bambini contenti
E tante cose ancora Che dormono nei crani
Di geniali ingegneri Di allegri giardinieri
Di socievoli socialisti  Di urbani urbanisti
E di pensatori pensierosi
Tante cose da vedere Da vedere e da sentire
Tanto tempo d’attendere
A cercare nel nero

Ci sono mille treni. Per ogni nuovo giorno della vita, c’è un viavai di treni e di occasioni.

Svegliarsi al mattino e provare l’illuminazione: posso cambiare strada, posso mandaretuttoaldiavolo e ricominciare. 

Prima di morire ho sempre pensato che, se avessi aspettato ancora un giorno, avrei cambiato idea. E ha funzionato.

Quante vite ho vissuto, quante persone sono stata! 
Ho amato, pianto, riso fino alle lacrime, perso ogni speranza e poi esultato di gioia, dedicato energie e disperse tutte le forze, sono annegata e ho imparato a respirare.

Quanti sbagli, delicatissimi amabili stupendi errori irrimediabili. Tutti gli errori della mia vita di cui sono gelosa, quelli a cui penso con l’amore immenso di chi accarezza un cucciolo dagli occhioni lucidi.

Mi perdono e vado in pace.

Tutto il male che è stato, tutto il bene che è nato dopo, tutte le esperienze bellissime che ho passato, quanto ho amato, quanto ho creduto nelle persone e nella vita. In Dio, a cui ho creduto e poi non ho più creduto affatto. Nulla è andato sprecato.

Nietzsche diceva che il vero oltreuomo non ha paura dell’eterno ritorno dell’uguale: la sua vita è stata così perfetta, nella sua apoteosi di caduta e di trionfo, da non temere di riviverla, identica, per sempre, ogni volta uguale.

Ecco: io me la riprenderei tutta quanta, la vita. Mi riprenderei tutto l’orrore, la paura, la desolazione, la mia miseria umana. Mi riprenderei tutto, ogni singolo istante di dolore. Perché è andato tutto bene. 

Tutto bene. 

Se potessi convincervi con la forza delle parole, lo farei. Che la vita andrà bene, che non c’è niente per cui valga la pena disperarsi, che anche la disperazione, nella sua infinita bellezza, non ci porterà mai via la vita – finché resteremo vivi. 

Che essere vivi è già metà del lavoro.
Che la vita vale più di tutto, più di qualsiasi sprezzante dolore.

Che la vita è piena di treni, vuoti e pieni di luce, e l’importante è iniziare a prenderne uno.
E poi un altro, senza paura di sbagliare direzione.

Andare avanti, con gli occhi nel sole.



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