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Il mio bimbo balbetta, cosa posso fare?

Pubblicato il 1 Aprile 2019 da

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LA BALBUZIE IN ETÀ PRESCOLARE: molti genitori si preoccupano se il proprio bambino inizia a balbettare e non sanno bene come affrontare la situazione. La nostra logopedista, Maria Silvia Mazzocchi, ci tranquillizza: oggi ci sono tante possibilità e interventi che si possono attuare per arginare la difficoltà del nostro bimbo e per affrontare la situazione con serenità.

Innanzitutto, può esserci utile sapere che cos’è la balbuzie e quali sono i fattori che influenzano questo disturbo.

Che cos’è la balbuzie e perché si verifica

La balbuzie è un disturbo neurocomportamentale.

Cosa significa? Che i bambini nascono con una predisposizione alla balbuzie, ma è la combinazione di più fattori che determina l’insorgere del disturbo, il suo sviluppo e anche la gravità.

Per questo si parla di “multifattorialità” della balbuzie, poiché questa non è caratterizzata da una singola causa scatenante, bensì da un insieme di fattori che concorrono.

La balbuzie tende a comparire tra i 2 e i 5 anni, ovvero nel periodo in cui si sta sviluppando il linguaggio.

Nel concreto, cosa succede quando un bimbo balbetta?

Si possono individuare tre atteggiamenti principali (episodi di disfluenza) che il bambino balbuziente mette in atto:

  1. Ripetizioni di parti di parola, come di un suono o di una sillaba. Es: “co-co-come si fa questo?” Oppure “t-t-t-ti piace?”;
  2. Prolungamenti di suoni. Es: “ssssssono stanco”;
  3. Blocchi: brevi intervalli di tempo (si parla di secondi) in cui il bambino non emette suono. Capita spesso che, in accompagnamento ai blocchi, il bambino presenti anche delle tensioni facciali, a dimostrazione dello sforzo che sta facendo per produrre la parola che è momentaneamente “bloccata”.

I fattori coinvolti nello sviluppo della balbuzie

Quali sono questi fattori che concorrono? Eccoli riassunti in questo schema!

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Come accade per altri disturbi, alla base c’è la genetica (tra i fattori fisiologici). Non si inizia a balbettare se non si è geneticamente portati a farlo.

Questo però non è l’unico fattore da considerare, infatti da solo non è sufficiente per determinare l’esordio del disturbo.
Ci sono, accanto ai fattori fisiologici, anche altre 3 macroaree che possono influenzare negativamente:

  1. i fattori linguistici: ad esempio, il tuo bimbo ha anche un disturbo del linguaggio? Questo fattore può influenzare negativamente lo sviluppo della sua balbuzie nel tempo;
  2. i fattori psico-emotivi: quali ad esempio il temperamento del bambino;
  3. i fattori socio-ambientali: ovvero il contesto comunicativo nel quale il bambino è inserito e la sua quotidianità (routine, abitudini).

Ciò significa che i genitori possono causare la balbuzie del proprio figlio? ASSOLUTAMENTE NO!

I genitori NON causano la balbuzie!

Ci sono però alcuni atteggiamenti comunicativi e buone prassi che si possono applicare nella vita di tutti i giorni per agevolare la fluenza del bimbo.

Cerchiamo quindi di capire cosa può essere utile fare nel concreto, da parte della famiglia.

Primo passo: richiedere un consulto

Secondo le ricerche, quattro bambini su cinque che balbettano vanno incontro ad una remissione pressoché completa.
Alcuni di questi bimbi risolvono spontaneamente il disturbo.

Questi dati ci devono rasserenare: ci sono buone possibilità di poter fare molto per il nostro bimbo!

Purtroppo però non è possibile stabilire con certezza a priori se il bimbo risolverà da solo la sua difficoltà oppure se sarà necessario aiutarlo.
Per questa ragione vi consiglio di rivolgervi ad un esperto che possa aiutarvi a comprendere con maggior chiarezza la situazione.

Qual è il rischio di “aspettare e vedere come va”?

Perdere tempo prezioso. Se siamo “fortunati” il bambino smette spontaneamente di balbettare nel giro di qualche mese (3-6 mesi massimo); se invece il suo disturbo non si risolve spontaneamente in questo periodo di tempo il bimbo avrà consolidato degli atteggiamenti comunicativi poco funzionali e, forse, avrà già iniziato a sperimentare piccole frustrazioni dovute alla sua difficoltà nel comunicare.

Dunque, il mio consiglio spassionato è sicuramente quello di rivolgersi ad uno specialista che:

  1. possa chiarirci innanzitutto se effettivamente il tuo bimbo balbetta, oppure se i suoi episodi di disfluenza sono fisiologici e legati alle tappe dello sviluppo linguistico;
  2. lo specialista procederà a farci qualche domanda volta ad indagare i fattori di rischio, ovvero quei campanelli d’allarme che ci dicono se è necessario procedere con un approfondimento, oppure se può essere sufficiente condividere qualche strategia da mettere in atto per agevolare la fluenza del piccolo, tenendola monitorata nel tempo.

Per fare questo possono essere sufficienti uno o due incontri, tra genitori e specialista, in seguito ai quali avremo sicuramente un quadro più preciso di ciò che sta accadendo al bimbo e avremo le idee più chiare su come agire.

Questo ci permetterà di affrontare la situazione con maggiore serenità, fattore che incide fortemente sull’andamento della balbuzie.

Infatti i bimbi, avvertendo la preoccupazione dei genitori, tenderanno a balbettare di più perché, come abbiamo visto prima, il contesto nel quale sono inseriti (fattori ambientali) influisce fortemente sullo sviluppo della balbuzie.

A volte basta poco per iniziare ad affrontare il problema: contattare uno specialista non significa necessariamente dover procedere con una valutazione completa o iniziare un percorso di trattamento.

Quando è necessaria una valutazione dal logopedista, se un bambino balbetta

Se lo specialista ci segnala che effettivamente ci sono dei fattori di rischio, è probabile che reputi necessario fare una valutazione più approfondita per comprendere meglio l’entità del disturbo, dunque ci proporrà di incontrare il bimbo per procedere.

In seguito a quanto emerge dalla valutazione lo specialista avrà i dati necessari per saperci consigliare.

Il trattamento della balbuzie: come ‘si cura’

Qualora si verificasse la necessità di procedere con un trattamento, anche in questo caso non c’è un’unica strada percorribile.

Lo specialista potrà ad esempio proporvi:

  • un trattamento indiretto, dunque che non coinvolga direttamente il bambino, ma che preveda un maggior coinvolgimento da parte dei genitori;
  • un trattamento diretto coinvolgendo il bimbo stesso.

Quando si parla di “trattamento” in età evolutiva non si intende un percorso serioso ed impostato, anzi tutt’altro!

Generalmente durante le sedute con il logopedista i bambini si divertono molto, poiché la cornice è sempre ludica e ovviamente adatta all’età.

Maria Silvia Mazzocchi, Logopedista



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