Dipingere con i bambini: il Cavaliere Azzurro
Pubblicato il 9 Settembre 2015 da Mamma Felice • Ultima revisione: 23 Agosto 2023
I bambini sono insieme futurismo, impressionismo ed espressionismo: il loro futuro è veloce, e il loro passato è una pennellata di colore, il loro presente è intriso di sentimenti irrazionali e soggettivi. E quando guardo mia figlia, e le tacche sul muro che ci raccontano quanto sta diventando grande, penso che questo connubio di stili artistici sia in lei proprio evidente.
I bambini sono futurismo: crescono velocemente, apprendono con rapidità, sono dinamici, rompono gli schemi del passato. La velocità è la loro marcia.
I bambini sono impressionismo: hanno memorie impressioniste d’infanzia, i loro ricordi sono pennellate di colore, impressioni di ciò che è stato e non ricordano con precisione, fotografie di istanti.
I bambini sono espressionismo: sanno privilegiare, e persino esasperare, il lato emotivo della realtà rispetto a ciò che è percepibile oggettivamente.
Tralasciando ovviamente le implicazioni politiche del futurismo, che purtroppo spesso è stato usato dal fascismo come stupida propaganda, io tengo per me alcune parti bellissime del Manifesto Futurista di Marinetti:
Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
Come i bambini che chiedono ali e radici. I bambini che vogliono fare le cose da grandi, e poi la sera chiedono le coccole nel lettone. I bambini che non si stancano mai, e fanno cose pericolose come andare in bici senza mani, e vanno fieri delle croste sulle ginocchia, e non vogliono essere i robottini di nessuno: non vogliono essere comandati mai – perché nessuno di noi vuole essere comandato, e loro lo imparano da noi, dalle sfide che abbiamo sofferto per guadagnarci quel tocco di libertà, e dalla nostra volontà di essere noi stessi a decidere per la nostra vita.
Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.
Come i bambini che giocano alle avventure, e sono capaci di pilotare astronavi dirette su Marte e navi pirate fantasma. Bambini che corrono in discesa per sentire il brivido della corsa, e che si arrampicano sugli alberi per poi saltare nel vuoto, dentro l’aria, con tutta la velocità possibile.
Appena poche settimane fa, in un negozio mia figlia mi ha chiesto un piccolo manichino di legno: Lo desideravo già l’altra volta, mamma. Mi serve per imparare a disegnare la figura umana. Lo vedi che se io piego le braccia e le gambe così, faccio la forma di un uomo che corre? Mi serve per disegnare i movimenti.
Tutto, in lei, è movimento. Il suo cervello è in movimento, la sua scrittura, il tratto dei suoi disegni, il suo modo di parlare, il suo atteggiamento.
Per questo mi è venuta voglia di parlarle di futurismo, ma di giocare con la pittura impressionista ed espressionista: prendere il Cavaliere Azzurro, che è uno dei manifesti del’espressionismo (ma dipinto con strascichi di stile impressionista), e trasformarlo in un’opera futurista, di velocità e metallo (con la latta dei pomodori Cirio), e vedere cosa sarebbe successo, per lei, mescolando i due stili.
Sarà che io ho sempre avuto un debole per il cavaliere Azzurro: il Der Blaue Reiter era un movimento di artisti tedeschi quasi complementare al gruppo dei Fauves francesi. Era composto da artisti oggi famosissimi, come Vasilij Kandinskij, Franz Marc, Paul Klee, August Macke, Alexej von Jawlensky, Marianne von Werefkin, Albert Bloch… Era espressionismo, con accenni di impressionismo? Forse entrambi.
Il dipinto Il cavaliere azzurro di Kandinskij, ne era la copertina del manifesto, simbolo della battaglia dello spirito contro il materialismo. Ovvero completamente all’opposto del futurismo.
E mentre il movimento Der Blaue Reiter si disperdeva a causa della prima guerra mondiale, il futurismo invece inneggiava alla guerra come unica possibile ‘igiene del mondo’.
Terribilmente attuale?
Ho voluto mescolare questi stili, e parlarne con Dafne: in noi coesistono quante anime? come cambiamo nel corso dell’esistenza?
Abbiamo dunque preso due dipinti differenti: Il cavaliere azzurro di Kandinskij e il Treno Partorito dal Sole di Depero, e ci abbiamo aggiunto una pennellata impressionista.
Come se il Cavaliere Azzurro si fosse trasformato in un treno moderno, e la sua corsa fosse andata nella direzione del futuro. Lo spunto per parlare di crescita, di ambizioni, di ricordi e anche di come affrontare le proprie paure.
Abbiamo ritagliato due strisce di cartoncino nero delle stesse dimensioni di un’etichetta dei barattoli Cirio: il richiamo al futurismo non era solo nel treno di Depero, ma anche nell’uso della latta, simbolo dell’acciaio, della produzione industriale, del metallo. Nel nostro solito portauova di riciclo, abbiamo messo i colori a tempera, scegliendo tra i colori primari, e poi il bianco e il nero.
Ognuna di noi due ha disegnato una delle due copertine: Dafne ha disegnato il cavaliere azzurro e io il treno nel sole. Per disegnare abbiamo usato la matita bianca, e abbiamo tracciato le linee a mano libera. Poi abbiamo colorato con le tempere.
Per il treno futurista ho usato l’azzurro: volevo che fosse il significato traslato del Cavaliere Azzurro.
Una volta asciutto, per dare un maggior senso di movimento, ho ripassato i margini delle figure con la matita bianca.
Dafne invece ha dipinto la sua opera con la tecnica impressionista, dando delle veloci pennellate di colore.
Ma soltanto con i colori primari, quindi – senza saperlo – come nell’espressionismo.
E poi basta farli asciugare e incollarli intorno ai barattoli.
Ma non sarebbe bello avere una dispensa con i barattoli tutti rivestiti di opere d’arte? Forse un po’ complicato quando vuoi cucinare e non sai cosa c’è sotto, ma mi pare fosse nel libro La Strada?, il romanzo post apocalittico di Cormac McCarthy, che padre e figlio, chiusi in un bunker, giocano a scoprire cosa c’è dentro i barattoli: pesche sciroppate o fagioli?
Ecco, quello non è il tipo di futuro che desidero per mia figlia…
Ma la bellezza sì, i ricordi, giocare con l’arte e le parole, imparare, spostare i termini del discorso e cambiare i fattori. Prenderci la libertà di inventare un’opera nuova, di fare arte nella cucina di casa, di dipingere come se facessimo anche noi parte del continuum lasciato da questi artisti. Per credere che anche noi siamo parte di qualcosa di bello, e che possiamo dare il nostro contributo, e che dipingere con i bambini sia una relazione in movimento, e non soltanto un lavoretto.
wow, complimenti, bel post!