Dosaggi ormonali donna: quali valori corretti indicano una buona fertilità

Pubblicato il 29 Agosto 2019 da

dosaggi-ormonali-donna-quali-valori-corretti-indicano-una-buona-fertilita

Dosaggi ormonali donna: quali esami ormonali effettuare quando ricerchiamo una gravidanza ma questa non arriva? Quali sono i valori corretti che indicano una buona qualità della fertilità della donna?

Quando dopo svariati tentativi (almeno un anno) una gravidanza non arriva, il ginecologo di fiducia potrebbe/dovrebbe prescrivere alla paziente i dovuti esami per verificare le cause della mancata gravidanza. Uno dei primi esami che il ginecologo fa effettuare alla propria paziente sono i dosaggi ormonali.

Dosaggi ormonali donna: a cosa servono

La valutazione dei dosaggi ormonali in una donna serve a verificare se questa presenta o meno dei dislivelli ormonali che potrebbero causare la mancata gravidanza.  L’esame si effettua mediante un semplice prelievo di sangue, e gli ormoni che di solito si prendono in considerazione per valutare se la donna è fertile o meno sono i seguenti:

  • FSH
  • LH
  • estradiolo e prolattina (questi ormoni si valutano tra il 2° e 3° giorno del ciclo mestruale)
  • progesterone (questo ormone si valuta il 21° giorno del ciclo mestruale o comunque circa una settimana dopo l’avvenuta ovulazione, perché è allora che il progesterone raggiunge il picco massimo)
  • TSH
  • fT4
  • AMH

Quando il ginecologo ottiene gli esami dei dosaggi ormonali deve essere bravo a valutarli, tenendo in considerazione il quadro clinico generale della paziente, ed è per questo motivo che solo un medico specialista può valutarne gli aspetti.

Dosaggi ormonali valori corretti

Innanzitutto è opportuno dire che i parametri di riferimento possono cambiare da un laboratorio di analisi ad un altro. Di seguito vi riportiamo i valori che generalmente si usano per valutare i dosaggi ormonali:

  • FSH (ormone follico stimolante o follitropina): viene generato dall’ipofisi ed è un ormone molto importante per il corretto svolgimento del ciclo mestruale. Nella prima fase del ciclo ovarico aiuta la maturazione degli ovuli, mentre nell’uomo gioca un ruolo molto importante nella spermatogenesi, ovvero nella maturazione e nella produzione degli spermatozoi. I suoi valori base di riferimento sono: durante la fase follicolare 3,1-7,9 microUI/ml, durante l’apice dell’ovulazione 2,3-18,5 microUI/ml, durante la fase luteale 1,4-5,5 microUI/ml.
  • LH (ormone luteinizzante): è una gonadotropina prodotta dall’adenoipofisi la quale ha il compito di regolare il corretto funzionamento delle gonadi (ghiandole sessuali) sia nella donna che nell’uomo. I suoi valori base di riferimento sono : durante la fase follicolare 1-18 microUI/ml, durante l’apice dell’ovulazione 20-105 microUI/ml, durante la fase luteale 0,4-20 microUI/ml.

ATTENZIONE: il corretto rapporto tra FSH e LH deve essere 1:1 (essere quindi quasi uguali). Questa condizione non verificata potrebbe essere un campanello d’allarme per la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), che presenta anche altri squilibri ormonali, soprattutto eccessi di ormoni maschili quali testosterone, DHEAS e Delta4.

  • estradiolo: è un estrogeno prodotto dalle ovaie, e in caso di donne in menopausa viene usato per inibire i sintomi della stessa. Tra gli svariati compiti che svolge, emerge quello di rigenerare l’endometrio alla fine di ogni ciclo mestruale. I suoi valori base di riferimento sono : durante la fase follicolare 27-123 picogrammi/ml, durante l’apice dell’ovulazione 96-436 picogrammi/ml, durante la fase luteale 49-294 picogrammi/ml.
  • prolattina: è un ormone tipicamente femminile, è generato dall’ipofisi anteriore e nel periodo della pubertà, insieme all’ausilio di alcuni estrogeni, contribuisce alla crescita del seno. Ormone importantissimo durante la fase di allattamento, in quanto contribuisce alla generazione del latte materno. Per misurare i suoi valori base non si ci basa sulle varie fasi del ciclo mestruale, ma su donne non in gravidanza o in allattamento: 2-29 nanogrammi/ml. Un eccesso di questo ormone inibisce l’ovulazione.
  • progesterone: viene prodotto in quantità notevoli dalle ovaie durante la seconda metà del ciclo mestruale, ovvero nella fase luteale dopo l’ovulazione. Nel caso vi sia un ovulo fecondato, il progesterone ha il compito di preparare l’ambiente all’accoglienza dell’embrione, in modo da avviare la gravidanza nel miglior modo possibile. . I suoi valori base di riferimento sono : durante la fase follicolare14,5 nanogrammi/ml, durante la fase luteale 31,4 nanogrammi/ml, durante la seconda metà del ciclo mestruale: 16,1 nanogrammi/ml. In caso di carenza di progesterone si verificano mancati attecchimenti e quindi aborti o biochimiche
  • AMH (ormone antimulleriano): questo ormone viene misurato per verificare la riserva ovarica in una donna. Il test di questo ormone viene eseguito ad esempio se il medico specialista ha il sensore che la paziente possa soffrire di ovaio policistico o di menopausa precoce, e in questo caso l’esame verificherà l’efficacia della corretta funzionalità ovarica. In donne che si trovano ancora in  età fertile i parametri di valutazione sono: 0.9-9.5 nanogrammi/ml (tende a diminuire con l’età).

Una volta eseguiti tutti gli esami di routine il medico specialista di fiducia sarà in grado di valutarne gli aspetti e di intraprendere insieme alla paziente la giusta via per ottenere una gravidanza.

Nell’80% delle coppie sane e quindi fertili, di solito una gravidanza arriva entro un anno dal momento che la coppia inizia a provarci. Mentre il restante 20% di solito ottiene una gravidanza entro due anni. Oltrepassata questa tempistica, se la coppia non riesce a concepire, si dovrebbero intraprendere dovute indagini.

Attraverso alcuni studi è emerso che esistono coppie in cui un partner o entrambi, presentano problemi più o meno gravi di infertilità. Per quanto riguarda la donna, i problemi legati all’infertilità possono essere:

  • malfunzionamento delle ovaie, ovulazione assente o irregolare
  • deficit a livello dell’apparato riproduttivo, come ad esempio le tube di Falloppio che potrebbero presentarsi non integre
  • malformazioni congenite
  • infezioni

I problemi d’infertilità maschile spesso e volentieri si riferiscono agli spermatozoi: scarsa qualità e scarso numero di essi porterebbero a problemi nel concepimento. Anche nell’uomo, e non solo nella donna, l’età gioca un ruolo molto importante. Si stima che dopo i 35 anni si riscontrano più difficoltà nel concepire un bambino.

In ogni caso entrambi i partner dovrebbe adottare uno stile di vita sano, partendo dal cibo, eliminando fumo, alcol, e se è possibile aumentare l’attività fisica.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *