Per te che non hai figli #fertilityday

Pubblicato il 31 Agosto 2016 da • Ultima revisione: 23 Aprile 2018

Il 22 Settembre si festeggia il . L’ho appreso oggi dal Ministero della Salute, che ha redatto un piano nazionale per la fertilità: leggetelo, prima di giudicarlo, perché se commentate le cose che non conoscete, poi diventate #webeti.

fertility-day-periodo-fertile-welfare-conciliazione-lavoro-famiglia

Questo piano per la fertilità ha come obiettivo quello di incentivare le donne a fare figli in giovane età, farne magari qualcuno in più, ma soprattutto tener conto dell’orologio biologico e occuparsi di salute della fertilità sin da piccoli (sia femmine che maschi), perché prevenire è meglio che curare, in fin dei conti.

Questo il programma:

A tal fine il Piano si prefigge di:
1) Informare i cittadini sul ruolo della Fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio
2) Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la Fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell’apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale
3) Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente.
4) Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione.

Mica male.
Sul piano sanitario, mi piacerebbe molto che ai bambini venissero insegnate la fisiologia del corpo umano, l’anatomia e anche la sessualità e i meccanismi riproduttivi.

Sarebbe davvero bello un piano sanitario per prevenire disturbi della fertilità, ma anche malattie come l’endometriosi, il papilloma virus, il cancro al seno o all’utero, il cancro alla prostata, le disfunzioni erettili.

E l’idea di ‘Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente‘ mi piace ancora di più, perché la conoscenza è davvero la base delle scelte consapevoli, per prevenire aborti utilizzati come anticoncezionali, gravidanze indesiderate e bimbi buttati nei cassonetti come spazzatura, difficoltà di relazione, violenza di genere, eccetera cose bruttissime…

5) Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility Day”, Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “Prestigio della Maternità”.

Ahia. Forse sto per sentirmi davvero malissimo. Perché secondo me la maternità non è un prestigio. Una madre è una donna che ha figli, non è la Madonna, non fa il ‘lavoro di mamma’, non è una casalinga, non è l’angelo del focolare, non ha la Laurea Honoris Causa in mammologia perché ha studiato alla Prestigiosa Università delle Mamme.

Lavorare e avere una bella carriera è prestigioso. Avere un talento artistico è prestigioso. Inventare qualcosa è prestigioso. Donare milioni in beneficenza è prestigioso. Essere i migliori nella propria attività è prestigioso. Avere una buona reputazione è prestigioso. Essere la prima donna laureata è prestigioso. O la prima donna astronauta. O diplomarsi con il massimo dei voti.
E poi dai, potremmo fare altri mille esempi anche un po’ meno prestigiosi… 

Ma fare la mamma no, non è un prestigio. A meno che non stiamo parlando dell’accezione magica del termine, ovvero del fatto che per fare la mamma in Italia, così come il papà, devi fare i giochi di prestigio, devi fare le magie, devi inventare il welfare che non c’è? 

L’attuale denatalità mette a rischio il welfare.

Mi dispiace, sul serio, perché capisco questa preoccupazione e la sento mia: siamo in un Paese dove chi produce reddito è in numero di minoranza, e tutto il sistema può crollare.

Ma il problema è che l’attuale denatalità è causata proprio dal welfare. La mia storia personale è come quella di molte altre donne e madri: contratti precari, lasciata a casa appena rimasta incinta, nuovamente richiamata a 15 giorni dopo il parto per un lavoro di ufficio che avrei potuto fare online, con la disoccupazione non avevo diritto al posto al nido per la bambina perché se sei a casa te la puoi guardare…. eccetera eccetera.

Quante di noi hanno rinunciato al secondo figlio per il terrore di perdere il lavoro?
Quante hanno rinunciato alla maternità per il terrore di perdere il lavoro?

In questo senso impegnarsi per un welfare e anche per progetti di sostegno economico alla natalità (vedi bonus bebè, detrazioni fiscali, forme di lavoro flessibile, maggiore uso del congedo parentale per gli uomini, presenza capillare di nidi aziendali, ecc) non deve essere visto come una sorta di “compensazione” per il “disagio”, ma come un atto di responsabilità e giustizia sociale.

Ora io non voglio fare la parte della polemica, perché come dico da anni Fare la mamma non è un lavoro, e sono la prima sostenitrice del valore della fatica, hop hop, donne alzate quelle chiappotte e andate a lavorare e fate un bel lavoro.
Però… mannaggia alla pupazza.

La salute riproduttiva inizia nel bambino. [… ] Per questo motivo gli adolescenti e le adolescenti vanno seguiti dal pediatra e, insieme alla famiglia, educati a divenire autonomi e ad avere maggiore responsabilità per la propria salute ed in particolare per la propria sessualità come forma elevatissima di comunicazione umana che coinvolge l’interezza dell’essere. Fin dall’adolescenza la funzione riproduttiva va difesa evitando stili di vita scorretti ed cattive abitudini (come ad esempio il fumo di sigaretta e l’alcool), particolarmente dannose per gli spermatozoi e per gli ovociti. E’ essenziale inoltre evitare, fin dall’infanzia, l’obesità e la magrezza eccessiva e la sedentarietà, oltre a fornire strumenti educativi ed informativi agli adolescenti per evitare abitudini che mettono a rischio di infezioni sessualmente trasmesse o gravidanze indesiderate.

Assolutamente d’accordo: facciamolo! Aggiungiamo un paio di materie scolastiche sin dalla prima elementare: educazione affettiva e sessuale, educazione civica. Tra 12 giorni inizia la scuola e io sono carica. Ditemi come si parte, che io vi smuovo il mondo, se volete, perché questa cosa è fantastica.

Nello stesso tempo la crisi economica ha determinato un’elevata disoccupazione giovanile, tra le più alte d’Europa e questo ha reso ancora più difficile per i giovani ideare progetti di vita autonoma rispetto alla famiglia d’origine. Il ritardo nell’uscita dalla casa dei genitori si riflette anche nel ritardo nel progettare la nascita del primo figlio.
Fra le motivazioni possiamo riflettere sulla mancanza, attualmente, del valore sociale della maternità, (e più in generale, dell’essere genitori).

E io che credevo che la colpa della disoccupazione fosse la mancanza di lavoro…

Con ciò intendendo il non riconoscimento, in ambito pubblico, del fatto che essere madri non è solamente una scelta personale, ma è un’esperienza che caratterizza in modo decisivo la vita di una persona, ne aumenta le competenze, ne disegna il tratto umano e le capacità organizzative e relazionali, mutandole e maturandole.

E’ vero: essere genitore ti può fare acquisire alcune competenze emotive, sociali ed organizzative. Può, ma non è detto, perché conosco certi genitori inconsapevoli che non hanno nemmeno le competenze come esseri umani.

Ma, e sottolineo ma, sì, ESSERE MADRE E’ UNA SCELTA PERSONALE. L’ho scritto maiuscolo così non me lo dimentico.

[…] un periodo di volontariato all’estero come coordinatore di un progetto di cooperazione per qualche mese, viene considerato e può fare la differenza nella valutazione professionale, mentre gravidanza, parto, allattamento e accudimento (per es. nel caso di figli con disabilità), non sono considerati altrettanto indicativi delle capacità organizzative e di relazione della stessa persona. […]
A queste considerazioni sul fatto che il valore sociale della maternità non è considerato un valore aggiunto nei curriculum lavorativi delle donne, si lega strettamente la mancanza di un sistema di welfare che punti sulla conciliazione tra vita lavorativa e genitorialità. Le giovani donne sanno che nei colloqui per ottenere un posto di lavoro o un avanzamento di carriera gioca un ruolo negativo il fatto che siano in età potenzialmente fertile o addirittura il fatto di avere già dei figli. Inoltre, i problemi di conciliazione vita-lavoro in Italia restano rilevanti e rappresentano un ostacolo all’occupazione femminile.

Eh, ma lo vedi che è sempre un problema di mancato welfare? Apprezzo l’onestà intellettuale.

Le donne italiane, comunque, non hanno ancora recuperato il divario esistente rispetto ad altri Paesi europei in tema di quota di popolazione con alto livello di istruzione.

Guarda: è vero. Basta leggere un qualsiasi gruppo FB per rendersi conto che troppe donne stanno a casa a far niente, e che hanno una bassa scolarizzazione: ancora troppi italiani sono analfabeti funzionali, e non sanno scrivere, né interpretare un testo scritto.

Dovete migliorare la scuola, amici. Dovete spazzare via le differenze di genere nelle scuole, tra i banchi e sui libri di testo, e lavorare seriamente sul ridurre il divario tra maschi e femmine. Invece che fare le interrogazioni parlamentari sul Gioco del Rispetto, dovete fargli i monumenti!

Competenze che possono essere sviluppate mediante una educazione sessuale olistica:

  • avere conoscenza del corpo umano, del suo sviluppo e delle sue funzioni, in particolare per quanto attiene la sessualità;
  • acquisire informazioni adeguate sugli aspetti fisici, cognitivi, sociali, affettivi e culturali della sessualità, della contraccezione, della profilassi delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) e dell’HIV, della violenza sessuale;
  • acquisire informazioni sull’esistenza e le modalità di accesso ai servizi di consulenza e ai servizi sanitari, particolarmente in caso di problemi e domande relativi alla sessualità;
  • essere in grado di instaurare relazioni (sessuali) paritarie in cui vi siano comprensione reciproca e rispetto per i bisogni e i confini reciproci. Ciò contribuisce alla prevenzione dell’abuso e della violenza sessuale.

Il raggiungimento di queste competenze è ottenibile fornendo informazioni adeguate alle diverse età e quindi con gradualità.

La mia opinione dopo aver letto il documento? Ho compreso le vostre buone intenzioni, davvero. Sono contenta che si sia acceso un dibattito su una sana sessualità, e sul tema che sessualità e affettività siano correlate tra loro, insieme al concetto di salute.
Sono contenta che programmaticamente il vostro pensiero sia giunto al nodo cruciale: bisogna partire dalle scuole, dai pediatri, dai genitori, dalle famiglie, dagli enti istituzionali… bisogna lavorare affinché in Italia questo dibattito diventi sano e positivo.

“Il mondo nasce per ognun che nasce al mondo”
Giovanni Pascoli

Ma ho un moto di disappunto: essere madre non è un obbligo, non è un dovere sociale, non è una cosa che riguarda altri che la donna stessa. 
Essere madre non è una qualifica. Essere madri non rende una donna migliore di un’altra. 

Ho un moto di disappunto. Per le donne che hanno scelto di non avere figli, per quelle che non possono averne, per quelle che li vorrebbero ma rimandano perché non possono permetterseli.
Per quelle a cui i figli degli altri stanno sulle balle, e che preferiscono un paio di Jimmy Choo a un passeggino modulare.
Per quelle che non hanno figli e non devono dare spiegazioni a nessuno. 

Siate rispettosi delle donne che scelgono. Siate rispettosi delle donne che non hanno figli. 
La libertà non deve essere mai spiegata. 

PS: Avete scelto delle grafiche e dei claim orrendi. Ci credo che la gente si incavola.

PPS: La Legge 40 è ancora una vergogna, datevi da fare.
Ciao.



Commenti

7 Commenti per “Per te che non hai figli #fertilityday”
  1. Alessia

    Grazie Barbara, davvero grazie per questo articolo.
    Alessia

  2. Intelligente ed equilibrato. Tra poco condivido. E ringrazio, naturalmente

  3. Valentina

    L’esperienza di dover stare a letto mesi per la mia terza figlia, che poi ho perso per distacco di placenta a 27 settimane, mi ha fatto riflettere sul mio rapporto con il mondo del lavoro e con il mio equilibrio familiare. Mi è mancato in maniera pazzesca lavorare a pieno ritmo, andare in giro dai clienti, fornitori, anche in banca paradossalmente. Ho rivalutato il poter delegare l’accudimento dei miei due figli alle nonne e a mio marito, verificando un beneficio anche nelle loro vite, dei bimbi, dei nonni e del papà.
    Una mamma prima di tutto è un persona (volutamente non ho detto “donna”) con le sue ambizioni, la sua libertà, i suoi sogni e il suo bisogno di stare sola che in questo periodo agogno più di ogni altra cosa. Io ammiro le donne che hanno scelto di essere single, quindi anche senza compagno, non solo senza figli, perchè in quelle che ho conosciuto ho scoperto una Bellezza incredibile frutto di tanto lavoro interiore e di esperienze di vita.

  4. Sabina

    Molto ben detto Barbara !

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