Il lavoro delle donne

Pubblicato il 14 Novembre 2012 da • Ultima revisione: 23 Aprile 2018

il lavoro delle donne

Quando sono diventata madre pensavo che gli argomenti più scottanti della maternità riguardassero l’allattamento, o l’epidurale, o quelle cose ‘da donne’, che solo le donne possono ‘capire’ e in cui c’è ancora tanto lavoro da fare per eliminare critiche e giudizi dalla nostra vita.

Poi son cresciuta, ho passato i 35 e mi sono fatta un discreto mazzo per tutta la vita, e mi sono accorta che in Italia la vera rivoluzione, ahimè, è ancora il lavoro. Il lavoro delle donne, per essere precisi. Continuiamo a discutere se le donne debbano lavorare o meno, e chi si debba occupare dei figli, e di tutta quella questione su ‘qualità o quantità del tempo’, e io francamente mi sento sperduta. Così oggi ho scritto questo post pieno di link, e di domande, e di pensieri ‘rivoluzionari’.

Mi fa piacere  innanzi tutto che gli uomini, in Italia, inizino a crescere come padri.
Qualche giorno fa leggevo un bel post di Simone Spetia, e  ho proprio pensato che le nostre figlie sono fortunate: le cose probabilmente stanno cambiando, e nonostante il nostro cattivo esempio, forse le nuove generazioni sopravviveranno alla nostra inerzia totale.

Liberi tutti
Dobbiamo fare di meglio, però: far uscire la nostra moglie o la nostra compagna la sera con amiche o amici e restate noi a gestire i bambini, senza romperle i coglioni ogni quarto d’ora al telefono; dobbiamo spingerla a cercare un lavoro, anche part-time, anche precario, che ci costringa a rosicchiare mezzore al nostro – di lavoro – per darle la possibilità di farlo; metterci in gioco; immaginarci diversi. Ecco, questo è importante: pensarci in quel ruolo, calarci in una loro giornata tipo e agire di conseguenza.

Parole che condiviso in pieno, e che mi riportano alla mente altre parole intense e coraggiose di Mafe de Baggis, sempre in merito al lavoro: Autonomia non vuol dire solo pagare i propri conti, vuol dire soprattutto essere padrone delle proprie scelte, senza doverle sempre attribuire a condizioni esterne impossibili da modificare.

Insomma, io di storie ne ho vissute tante, e sentite tante. Sulla mia pelle ho provato tante cose. E poi con gli anni ho iniziato a pensare che le donne dovrebbero sempre lavorare. Non arrabbiatevi. Però lo penso. Penso che non ci sia francamente nulla che debba impedire a una donna di lavorare, e realizzarsi, e semplicemente prendere in mano la propria vita.

Non c’è bisogno di fare la manager, di sacrificare la famiglia, di ‘usare lo stipendio per pagare il nido’, di trasformarsi in uomini. A mia figlia dico sempre: essere donna è meglio, perché le donne possono fare tutto, e possono fare anche i bambini. E continuo a pensare che sia così, e che non lavorare non sia una vera scelta. E con questo non intendo esprimere un giudizio di merito su chi lavora e chi non lavora, ma solo esprimere un mio pensiero: mi sentirei perduta, io, senza il mio lavoro, senza la mia capacità produttiva, senza i MIEI soldi. Nel senso che oggi come oggi io potrei anche decidere di andarmene e cambiare vita, e non lo faccio perché – per fortuna – sto vivendo la vita che mi sono scelta.

E qui, il mio secondo pensiero rivoluzionario, cosa ho sempre sostenuto: impariamo a innamorarci degli uomini giusti (o delle donne giuste). Con la mia idea del femminismo preistorico ho sempre lanciato questa sfida, ironica ma anche no, che i geni del maschilismo semplicemente dovrebbero estinguersi grazie alle nostre buone scelte in fatto di uomini. Se scegliamo un uomo che non è una cozza, e che lavora senza pensare di salvare il mondo, poi alla sera sarà perfettamente normale vederlo caricare una lavastoviglie o mettere il pigiama ai bambini. Che gli uomini così ci sono, e io li chiamo ‘uomini veri’, quelli che cambiano i pannolini, preparano la cena e, se tu esci con le amiche, sanno mettere a letto i bambini senza chiamarti ogni quarto d’ora. E non bisognerebbe nemmeno più parlarne, perché non si può più sentire la storia di quegli uomini che tornano a casa, aspettano la cena e poi si mimetizzano con il divano.

– Ma mio marito non vuole che io vada a lavorare.

Sorry? La questione qui non è che non stai lavorando, ma che hai sbagliato marito. Che tu faccia l’impiegata, o la commessa, o l’autista dell’autobus, o l’artigiana, o semplicemente lavori qualche ora da casa: non è bello fare qualcosa per te stessa? Il lavoro delle donne è l’emancipazione più grande, per il giorno in cui – magari – vorrai scappare, o vorrai regalarti semplicemente qualcosa senza chiedere la paghetta a nessuno.

– Ma non c’è lavoro.

Lavorare costa fatica. Cercare lavoro costa ancora più fatica. Facciamo solo in modo che questa non sia una scusa per non uscire nemmeno di casa. Facciamo solo in modo che il motivo non sia solo che non siamo brave abbastanza. Un po’ di fatica non ha mai ammazzato nessuno. Finché son viva, io voglio fare fatica.

Ma sono fatti miei? Anche no. Non ho la vanità di delineare il nuovo manifesto del femminismo, né di dire alle donne di andare a lavorare per forza. Se non lavorate, amen.

Io nel lavoro ho trovato me stessa, ho costruito la mia identità. Non nella maternità.
Nella maternità ho dato ciò che avevo costruito, e possedevo dentro me stessa, crescendo insieme a mia figlia, ma forte della mia identità. Io sono io, lei è lei.

– E’ difficile.

Lo so già: la vita è tremendamente difficile. La felicità, poi, non parliamone nemmeno. Del resto, se fosse facile, non staremmo nemmeno qui a parlarne. E non ne faccio una polemica: pensavo solo alla vita delle donne che conosco, e al lavoro, e a quanta vita c’è intorno a noi, ancora. Quanta dannatissima passione. In questi anni, insieme, non abbiamo alimentato reciprocamente le nostre passioni e le nostre speranze?

Dafne spesso mi dice:
– Mamma, io da grande voglio fare tutto.
Meno male che non vuole fare la principessa: fare la principessa non è un lavoro. Io le dico che può fare anche qualcosa di meno, ma spero che per lei la libertà sia il motore di tutto, anche a costo di vederla salire su un aereo per andare dall’altra parte del mondo.

Che casino, essere genitori. Per fortuna che restiamo vivi, e continuiamo ad esserlo. Per fortuna che possiamo anche essere ALTRO. Voi, per esempio, che cosa volete fare, da grandi?



Commenti

78 Commenti per “Il lavoro delle donne”
  1. Alba

    …dopo aver letto questo post: ho sposato l’uomo giusto! Ma già lo sapevo 😀 Ora sono in maternità e credo che farò anche la facoltativa, ma rientrere al lavoro per me è una necessità, e anche se non lo fesse ci andrei lo stesso! Certo il lavoro perfetto non esiste e alle volte ci vediamo costrette in posti che ci stanno forse un po’ troppo stretti, ma quelle c’è ed oggi è meglio tenerselo stretto! Cosa vorrei fare da grande: lavorare con la creatività, rendere uno dei miei hobby il mio lavoro…chissà, magari quando le bimbe diventeranno più grandicelle mi potrò permettere qualche colpo di testa…lavorativo!

  2. ilenia

    IO ho desiderato tanto il lavoro che faccio, ho studiato tantissimo per arrivarci,ho impegnato in questo tutte le mie forze e ho avuto l’aiuto di tutti, ma dopo 10 anni mi accorgo che è cambiato talmente tanto da non essere più il lavoro che volevo, adesso sono molto smarrita! Vi è successo? ILE

  3. Mah.. io sono una antifemminista convinta.
    Quando ero una bambina io da grande volevo fare “la mamma”.
    Se ce la facessimo con un solo stipendio starei a casa dal mio lavoro part-time? Forse.
    Con mio marito sono fortunata due volte: primo perchè mi ha sempre aiutato in casa sia a cucinare che a pulire, e in più sa occuparsi dei bambini, cambia il pannolino, fa il bangetto, li mette a letto. Posso uscire tranquilla (ecco magari è il caso che preparo i vestiti che devono mettere).
    Secondo perchè dopo la maternità mi ha detto: scegli tu quello che vuoi fare, se stare a casa, se fare un part time o se continuare full time. Certo un po’ di soldini ci servirebbero.. Ma ho avuto carta bianca.
    Ed è questo secondo me quello che tutte le donne (e gli uomini) dovrebbero poter fare: SCEGLIERE.
    Liberamente, senza condizionamente esterni, siano familiari o lavorativi.

  4. Fabio

    Sapete perché esistono uomini come quelli che avete citato sia nell’articolo che nei commenti? Perché esistono le mamme. Li vedo come le mamme di oggi come quelli di ieri trattano i maschietti. Siamo viziati e inculcati da piccoli a essere maschi “sbagliati”, tutto qui.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (16 anni)

      Favio, è onesto che tu lo dica 🙂
      Infatti, come dicevo forse da qualche parte, mi stupisce che i ‘maschi’ siano comunque sempre figli delle donne, eh. Però ad un certo punto, per quanto ognuno di noi abbia avuto un’educazione giusta/sbagliata, arriva un’età in cui si può scegliere chi diventare, no?

      • Fabio

        Si, ma non è facile. Grazie a mia moglie e i miei figli sono cambiato tanto. Ma quando passi tanti anni della tua vita nella convinzione che quello che fai è giusto, non è facile cambiare, perché non lo metti neppure in discussione.

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

        immagine livello
        Guru
        Mamma di Dafne (16 anni)

        Adesso hai la possibilità di cambiare le cose per i tuoi figli… io la vita la amo proprio per questo, perché non è mai finita, mai.

  5. veronica

    io ho lasciato il lavoro quando ho avuto la mia bambina arrivata miracolosamente dopo tante delusioni …un lavoro in cui avevo dato tutto . pieno di responsabilità, di personaleda gestire ( direi care compagne di lvoro )di obbiettivi da raggiungere ..e molto altro . ma questolavoro mi portava via tutto e da tutto ..lavoravo col pubblico ..aperti domeniche notti bianche ..sempre insomma …e cosi quando stavo per rientrare dopo la maternità miomarito trova un lavoro dove la maggior parte del tempo sarebbe stato in trasferta …e questa bimba con chi stava ?? ho detto no voglio godermi tutto di lei ..respirarla baciarla …eseerci sempre ..e stata una scelta la mia scelta e la rifarei sempre …questo non vuol dire che non sia stata male e abbia perso un po la mia identitàlungola strada e non abbia avuto problemicon mio marito che ho un po tagliato fuori mi rendo conto …adesso viola ha due anni e mezzo ..e mi accorgo che son piu io ad avere bisogno di lei che l contrario …adesso posso rimettermi in gioco o per lo meno provarci ..anche perchè,barbara ti do ragione …mio marito non mi fsa pesare di dipendere da lui ma io ho bisogno di sentirmilibera …anche nel gestire i soldini enelprendere le mie decisioni ..di ritrovarmi insomma —

  6. Uvetta

    Non so se posso scriverlo qui perché non c’entra nulla . Barbara volevo solo dirti che ho letto il tuo libro, in due ore. Volevo solo ringraziarti, perché le tue parole incarnano un po’i miei pensieri.. E allora mi dico che non sono pazza, che davvero la felicità sta nelle piccole cose. Anche se virtualmente vorrei abbracciarti e dirti che sono stata bene in tua compagnia tra le pagine del tuo libro. Seguo il tuo blog ormai da tre anni, ma il libro mi ha dato ancora di più . Continua così, buon lavoro !!!!

  7. Mamma28enne

    IO TI VOTO!!!

    (nel caso ti canidassi,inteso)

    :mrgreen:

  8. Siro

    “Io nel lavoro ho trovato me stessa, ho costruito la mia identità. Non nella maternità. Nella maternità ho dato ciò che avevo costruito, e possedevo dentro me stessa, crescendo insieme a mia figlia, ma forte della mia identità. Io sono io, lei è lei.”
    Sono in piena sintonia con questo passo del tuo bellissimo post. Ci credo fortemente anche io.
    La mia storia è un po’ in controtendenza, ve la racconto per dare speranza a tutte.
    Faccio un lavoro che mi piace, per cui ho studiato ma non solo, per cui sento di essermi “formata” in tutte le esperienze lavorative e non, che ho avuto fino ad oggi. Io sono molto io, nel mio lavoro.
    Dopo qualche anno di lavoro più o meno stabile ho vinto un concorso. che culo. L’anno dopo crisi e tagli alla cultura. Ultima assunta e anche un po’ sindacalizzata, non sto a certe condizioni = a casa. Decido di non rimandare più e faccio la prima figlia. Sto a casa con lei e intanto scrivo. Nel “giro” qualcuno ancora si ricorda di me e cominciano a cercarmi e propormi lavori da seguire da casa. Accetto e apro la partita iva.
    Lavorare da casa non è quella gran bazza che ci si aspetta ma ha indubbi vantaggi, non sto a spiegarlo proprio qui, che già se n’è parlato tanto. Decido di fare subito un’altra figlia, che per fortuna arriva subito. Appena scopro di essere incinta mi chiamano dal posto per cui lavoro da casa e mi offrono di continuare in ufficio, sempre a partita iva, ma con un fisso mensile, a part time. Più qualche extra per i lavori che voglio seguire da casa. Sono costretta a rivelare che sono incinta. Ci pensano qualche giorno… e mi prendono lo stesso!
    Dopo qualche mese mi chiamano dal vecchio lavoro e mi invitano a partecipare a un concorso (solo titoli e colloquio) per un progetto importante, che posso seguire da casa. Mi presento al colloquio con la pancia di 5 mesi. Mi prendono lo stesso.
    Sono andata in ufficio per il primo lavoro fino a un mese dalla nascita e ho consegnato la prima parte del mio progetto 10 giorni prima del parto. La piccola ora ha 4 mesi e io continuo i miei due lavori da casa 😀
    Sono stanca ma realizzata. Naturalmente ho un compagno che divide con me al 50% le fatiche domestiche, che mi sostiene e mi incoraggia. Anzi, dice che se mi trovo anche il terzo lavoro lui si licenzia e fa il casalingo (e lo farebbe veramente!).
    Scusa Barbara, sono stata lunga, ma sfido la sfiga raccontando queste cose per testimoniare che perseveranza&fatica + scelta oculata del marito + un pizzico di culo = una mamma felice.

  9. Siro

    mamma mia, avevo scritto una roba lunghissima ed è sparita… 🙄
    la giusta punizione per essere logorroica

  10. alisa78

    Bellissime queste condivisioni!
    Vi racconto invece la mia esperienza: fino a quando sono rimasta incinta ero una disoccupata disperata ma anche convinta. Nel senso che, dopo aver ricevuto un paio di batoste lavorative, mi ero decisa che non avrei mai più lavorato alle dipendenze se non di me stessa. Di periodi neri ne abbiamo passati ma mio marito ha sempre rispettato questa mia scelta. Poi finalmente il sogno di essere madre si è coronato e a un anno dalla nascita di mia figlia, per una serie di coincidenze, trovo lavoro!!! Per la serie, solo gli stupidi non cambiano idea… A dirla tutta, a volte mi sento imprigionata nel doppio ruolo di madre/moglie e donna che cerca di realizzarsi professionalmente, ma ho ancora voglia di sognare, di poter concludere gli studi che tre anni fa ho abbandonato (mi mancavano 3 esami per laurearmi in lingue ma non ce l’ho fatta, ho preferito abbandonare anzichè continuare a mentirmi spudoratamente dicendomi che prima o poi avrei dato la tesi), di trovare un lavoro gratificante anche economicamente. Per adesso questo lavoro me lo tengo stretto! A casa poi cerco di fare il mio meglio e continuo a chiedere aiuto a mio marito che dopo 12 anni di matrimonio finalmente comincia a capire che se ci dividiamo i compiti si riesce comunque ad avere un po’ più di serenità in casa. 😉
    Credo che il sostegno del proprio compagno sia decisamente importante nel momento in cui si capisce la propria strada 😀

  11. Che cosa voglio fare da grande?
    Non ho ancora deciso, nel senso che io sono in controtendenza perchè ho fatto millemila cose e ho sempre lavorato in proprio: sono blogger, libraia, infermiera diplomata con Scienze Infermieristiche, ho un diploma di vetrinista e ho anche fatto ingegneria (non terminata perchè mi scoppiò la passione per il computer prima e per la rete poi).
    Se devo dirlo adesso vorrei poter comprare una villa con giardino in centro città e piazzarci il mio quartier generale per creare insieme ad altre collaboratrici (per il blog of course) e anche prendere una persona (donna ovvio!) che mi gestisca tutta la parte contabile e commerciale che io ODIO, questo è il mio sogno ma non chiamate la neuro 😆 :mrgreen:

  12. ecco, lo hai detto proprio bene, benissimo. Io AVEVO sposato un uomo presitorico. E con due mini figli mi sono separata. E lavoro. E fatico. Amo il mio lavoro. Non potrei non lavorare. E sono una precaria della ricerca, che in Italia è come dire sono una pazza masochista che ama combattere contro i mulini a vento. MA non cedo. E forse dovrò inventarmi un altro lavoro , anche se da grande io voglio fare la ricercatrice e la prof universitaria, ma sarà un altro, non solo per necessità ma per virtù. Perchè io sono tante cose e le voglio conservare tutte senza chiedere il permesso a nessuno. E voglio che mio figlio e mia figlia imparino questo: che ognuno di noi è tante cose e che dovrebbe essere fedele a ognuna di quelle, sempre.

  13. dea

    Io da vice-responsabile con una vita intensa e attiva ho scelto di stare a casa a fare la mamma, sono felicissima perché finalmente posso dedicarmi alla mia famiglia, a mio marito, giocare con la piccola, divertirmi, fare sport quanto voglio, dedicarmi ai miei hobby e a me stessa.
    Per ora sono felice cosi’, se un giorno semmai sentiro’ il bisogno di lavorare part-time lo faro’, ma sono felice della mia scelta e non penso che si debba per forza lavorare a prescindere(se una non ha problemi economici).

  14. dalila

    io ho ripreso a lavorare full time da due mesi dopo la maternità. Sono pendolare viaggio per almeno due ore al giorno per raggiungere il posto di lavoro. mio figlio ha un anno. la mattina lo lascio al nido alle 7.30 e i nonni lo prendono alle 15 e lo tengono fino alle 19. Lo trovo ingiusto mi manca molto ci vorrebbe una via di mezzo ma non ho scelto. dove lo trovo un lavoro a 6 ore o vicino a casa?
    I nonni dicono di non preoccuparmi che loro pensano al bambino ma non lo trovo giusto. sono io la mamma una maternità che mi é negata

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