L’Amore di una madre verso sua figlia

Pubblicato il 18 Luglio 2017 da • Ultima revisione: 22 Marzo 2018

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Hai il tuo modo di pensare. Siamo diverse e così uguali.
Madre e figlia, due vite parallele che forse all’infinito si congiungeranno.
Ma pur sempre vicine, navighiamo a vista: io guardo te crescere, tu guardi me – sto qualche passo indietro per lasciarti spiegare le ali – solo per vedere se ci sono ancora.

Io ho sempre comunicato con le parole scritte.
Ho sempre avuto l’urgenza di scrivere per pensare, come se attraverso le lettere dell’alfabeto potessi trovare la mia essenza, rafforzare i miei ideali, sentirmi libera di volare senza confine.

Tu hai imparato a comunicare con la musica.
Dal giorno in cui ti abbiamo regalato quella piccola pianola e poi dopo, la tastiera con le musiche di papà, le musiche che imparavi prima di lui.

Quando hai imparato a suonare la chitarra classica eri solo una bambina che studiava musica due volte a settimana.
Adesso sei tu la musica, la tua rock band, la chitarra elettrica, il tuo piccolo concerto nel teatro vicino alla scuola.

Io scrivo per pensare.
Scrivo perché per me scrivere è come respirare, aprire i polmoni, incamerare ossigeno e sentirlo dentro tutte le cellule del corpo.
Scrivo perché le parole mi fanno felice, perché le parole formano le frasi, e le frasi diventano scintille che raggiungono le persone.

Tu suoni perché la musica è la tua parola.
Il tuo orecchio assoluto. La tua ispirazione.

Hai attaccato sulla porta della cameretta un cartello arancione: Do not enter.
Poi hai aggiunto una parentesi: (potete bussare prima di entrare).

E noi fuori e dentro bussiamo alle porte della tua cameretta, alle porte del tuo cuore, a tutte le porte che vorrai tenere aperte e chiuse, a tutti i muri che nasceranno tra di noi.
Mai potremo smettere di bussare.

Non ci siamo mai chiesti a vicenda la perfezione, siamo stati onesti insieme. Non siamo perfetti noi, nelle nostre ingenue considerazioni; non sei perfetta tu, nelle tue ingenue visioni.

L’unica perfezione è l’Amore.
Perfetto è l’accordo della tua chitarra, perfette le note della nostra canzone.
Perfetta è la vita, anche se ogni singolo giorno è una sfida.

Perfetto è quel momento in cui, a porta chiusa, suoni la tua chitarra in completa meditazione e io dalla parete della mia stanza sento tutta la musica del tuo cuore.
Le note che mi raggiungono oltre i muri, i giri di DO che mi abbracciano come io abbracciavo te quando sei nata.

Non posso immaginare nessuna musica più autentica della tua voce che mi chiama ‘mamma’. Da quando scrivevo per te lunghe lettere d’amore, ancora prima di trovare l’amore.
Da quando eri nata nei miei pensieri prima di arrivare alla vita.

Non voglio niente da te.
Non mi serve che tu mi dia ragione, né che tu segua la mia strada.
Non mi serve che tu faccia ciò che piace a me.

Non voglio niente da te che non sia diventare te stessa, trovarti, amarti, perdonarti.
Perdonare anche me, all’occasione.

Paradossalmente non ho nemmeno bisogno del tuo amore, perché il mio è così grande che ne ho abbastanza per tutti i giorni in cui tu correrai incontro alla tua vita e non ci sarà tempo per volgere lo sguardo indietro.

Ma se potessi impregnare i muri della mia stanza con la tua musica…
Se potessi in qualche modo raccogliere le tue note e metterle in un cassetto, se potessi afferrarle per tenerle vicino al cuore… questo sì, lo vorrei.

Amarti attraverso l’eco di note che le tue mani suonano, mentre voli libera dentro le deliziose pieghe del tuo futuro.

Aggrapparmi alla tua musica e lasciare che i muri della mia stanza diventino le casse di risonanza di un amore completo, assoluto, definitivo, irrevocabile, irreversibile.

L’amore di una madre per sua figlia.

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Al Mammacheblog ho conosciuto Yamaha Music School, che mi ha ispirato questo post un giorno mentre ero in treno per andare a qualche evento, e con Nestore ho preso parte a un laboratorio per bambini di varie età: abbiamo testato il loro metodo di insegnamento e abbiamo fatto finta di essere bambini piccoli. Potete immaginare me e Nestore ballare tenendoci per mano, o fare tutte le mossettine a ritmo di musica.

Una bimba che era lì con noi, la figlia di Julia Elle, era rapita da questo laboratorio musicale: ne chiedeva ancora e ancora, rispondeva alle domande, faceva il verso del vento, fingeva di nuotare e correre, in base all’andamento della storia proposta. Insomma: era davvero partecipe e si vedeva che questo metodo funzionava per i bimbi della sua età. Si comincia con il gioco, e si può anche fare carriera musicale, partecipando a concorsi europei, festival e concerti rinomati.

Se state cercando una scuola di musica fatta bene, provate a cercare vicino alla vostra città se c’è una Yamaha Music School: i programmi educativi dedicati all’infanzia e proposti da Yamaha nelle sue scuole di musica tengono in considerazione innanzi tutto le caratteristiche delle diverse fasce d’età alle quali si rivolgono, proponendo percorsi di gruppo e lezioni collettive, nei primi anni, per stimolare lo sviluppo delle capacità musicali dei bambini. Il sistema di educazione musicale Yamaha si basa inoltre su un percorso didattico preciso: ascoltare, cantare, suonare, leggere la musica, comporre musica in modo originale. Perché se la musica ti rapisce, resta dentro per sempre.



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