Lavorare da casa: consigli per essere produttivi nello smart working

Pubblicato il 2 Giugno 2020 da

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Io ho sempre amato lavorare da casa, ma mi rendo conto oggi più che mai che non è così semplice, soprattutto adesso, in cui la casa non è solo quella in cui viviamo, ma anche quella in cui facciamo scuola e lavoriamo.

Condividere gli spazi, condividere la banda, condividere la scrivania: abbiamo tutti imparato a farlo, con più o meno soddisfazione. Ora possiamo pensare allo smart working come una realtà viva, che potrebbe far parte della nostra vita a lungo e che magari qualcuno di voi ha imparato ad amare, alla quale non si vuole più rinunciare.

Mi fa allora piacere condividere alcuni pensieri e alcune strategie in merito al lavoro in casa, visto che ormai ci sono dentro da quasi 15 anni e per me è il miglior modo di lavorare al mondo. Senza la pretesa che lo sia anche per voi, ovviamente!

Io ho imparato ad essere produttiva anche da casa, anzi, persino di più. Questi sono i miei piccoli consigli per lavorare da casa, che spero possano ispirare anche voi!

Avere una postazione di lavoro fissa

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Se vi è possibile, vi consiglio caldamente di creare una vostra postazione di lavoro fissa, personale, che non debba essere montata e smontata ogni volta.

Spesso infatti molte persone lavorano con il portatile, spostandolo sul tavolo della cucina oppure cercando di lavorare dal divano o sul letto.
Questo implica due problemi:

  • un problema organizzativo, perché per iniziare a lavorare in questo modo bisogna ogni volta liberare il tavolo, attaccare il computer e quindi perdere tempo prezioso per la concentrazione;
  • un problema ergonomico, perché per lavorare molte ore al computer occorre necessariamente avere un tavolo e una sedia adatti, con cui riuscire a mantenere una corretta postura e angolatura di schiena e gambe.

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Su Instagram e Pinterest si vedono spesso foto super cozy di persone che lavorano in sottoveste e calzettoni direttamente tra le coperte, con grandi tazzone di caffè tra le mani, ma nella realtà delle cose, se volete essere veramente efficienti, dovrete lavorare stando seduti a una scrivania.

Se non avete a disposizione una stanza separata dagli altri membri della famiglia o un piccolo studio personale, vi consiglio di installare un piccolo tavolo in soggiorno dove creare un angolo di lavoro.

Anche se le sedie da ufficio con le cinque rotelle e lo schienale ergonomico non sono molto belle da vedersi, e soprattutto non sono in linea con arredamenti di design, vi consiglio comunque di cedere alla comodità invece che badare solo all’estetica.

Piuttosto, se proprio non digerite la bruttezza di una sedia da ufficio, provate a sceglierne una di alta gamma che sia di design, ma comunque ergonomica, oppure utilizzate delle belle coperte per decorarla, o un vello super cozy per coprirla leggermente.

Per quanto mi riguarda, una postazione di lavoro fissa deve contenere alcuni elementi per me indispensabili per lavorare:

  • ovviamente il computer, che io scelgo sempre desktop;
  • un pochino di spazio laterale per poggiare l’agenda o il quaderno degli appunti, dove posso annotare le liste di cose da fare;
  • una mini cassettiera dove tenere in ordine la cancelleria, i quaderni, i documenti;
  • una piccola bacheca in sughero dove poter appendere dei memorandum che io uso per annotarmi i piani editoriali;
  • un portapenne da scrivania per tenere a portata di mano le mie penne colorate e gli evidenziatori, visto che come metodo di lavoro io uso colori differenti per attività o clienti.

Siccome mi piace molto lavorare a piedi scalzi, ma non sopporto di appoggiarli direttamente sul pavimento, sotto la mia scrivania ho anche posizionato un bel tappeto grande per creare una torta di spazio delimitato, sacro e inviolabile, che mi appartiene in via esclusiva.

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Questo trucco del tappeto lo consiglio proprio a chi non ha uno studio separato e posiziona la scrivania in zone di passaggio o nel soggiorno.

In questo modo tutta la famiglia saprà che lo spazio delimitato da quel tappeto è esclusivamente vostro e solcare quello spazio è come entrare nel vostro ufficio, quindi richiede il vostro permesso e una certa discrezione. Ed è anche di semplice comprensione per i bambini piccoli, che vedono visivamente il ‘perimetro del vostro ufficio’.

LEGGI: Organizzare la scrivania: renderla piacevole e funzionale

Scegliere un computer desktop, non portatile

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Per quanto mi riguarda, io ho sempre preferito lavorare con il computer fisso e non con il portatile, per varie ragioni.

I vantaggi del computer fisso:

  • maggiore capacità di memoria;
  • maggiore velocità;
  • schermo più grande;
  • possibilità di utilizzare due schermi;
  • possibilità di utilizzare una tastiera con tasti grandi;
  • migliore utilizzo del mouse.

Mi rendo conto che la spesa per un computer fisso sia importante, ma io ho sempre preferito investire nelle attrezzature tecniche del mio lavoro, rinunciando magari ad altro. Per questo motivo possiedo sia un computer fisso, sia un portatile, che un tablet e uno smartphone.

Lavoro al computer fisso utilizzando due monitor ed è bellissimo! All’inizio occorre abituarsi alla nuova impostazione, ma poi a mio parere difficilmente si riesce a farne a meno, perché è estremamente comodo, ma soprattutto estremamente produttivo.
Utilizzando due monitor sullo stesso computer infatti, non abbiamo bisogno di switchare da una tab all’altra, ma possiamo utilizzare separatamente i due schermi passando con il mouse dall’uno all’altro, per velocizzare tutte le operazioni di ricerca delle fonti, copia-incolla, controllo dei social e delle email, ecc

Sempre per lo stesso motivo, io utilizzo il mouse e non il touchpad della tastiera del portatile.
So che i giovani riescono a essere molto produttivi utilizzando solo il touch, ma per quanto mi riguarda con il mouse io riesco a essere estremamente più veloce e più precisa nelle azioni che compio.
Sono sicura che se facciamo una gara posso vincere in velocità, perché ho imparato a scrivere e usare il mouse in modo davvero rapido, con tanti e tanti anni di lavoro alle spalle.

Di norma uso il portatile solo per le riunioni, oppure per lavorare al tavolo con mio marito o mia figlia, o ancora per lavorare all’aperto.
In questi casi è estremamente utile, perché mi permette di lavorare in giardino o sul balcone e quindi concedermi anche un po’ di pause pro vitamina D.

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C’è però da dire che lavorare all’aperto con il portatile non è comunque un’operazione semplicissima, visto il riverbero della luce solare sullo schermo, che a volte crea un vero e proprio effetto specchio.
Nei portatili di ultima generazione c’è la possibilità di installare dei copri schermo progettati apposta per oscurare il monitor sia da occhi indiscreti, sia dai raggi solari.
Io ho invece un PC portatile un po’ datato, che non sempre mi rende possibile vedere bene lo schermo sotto il sole, ma che al momento non intendo sostituire, perché per l’appunto viene utilizzato veramente poco.

Per questo motivo svolgo soltanto determinate attività all’aperto, come per esempio la scrittura libera o la scrittura di bozze, dove non ho il problema di switchare da una scheda all’altra, né di dover fissare il monitor costantemente o fare ricerche su numerose finestre.

Credo in questo modo di aver trovato una soluzione non perfetta, ma fattibile

Definire gli orari di lavoro

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Se c’è una cosa che tutti coloro che lavorano da casa vi diranno è che dovete voi per primi stabilire degli orari di lavoro stabiliti.

Non che ci sia qualcosa di male nella flessibilità, anzi.
La flessibilità di orari è proprio una delle caratteristiche che mi hanno sempre fatta protendere per il lavoro in smart working.

Il problema nasce quando questa flessibilità si trasforma in una schiavitù: spesso, infatti, con la scusa che lavoriamo da casa, i parenti, i familiari e anche i clienti pensano che possiamo lavorare H24, o che possiamo essere disturbati continuamente martellandoci di telefonate, email e messaggi a qualsiasi ora.

Ma è vero anche il contrario, cioè che spesso noi per primi tendiamo a non avere orari e quindi a lavorare più del dovuto.

Anche in questo caso non c’è nulla di male a gestire picchi di lavoro in modo flessibile, ma umanamente non è fattibile dover lavorare giorno e notte e stare sempre attaccati al computer.

Vi consiglio dunque di fare una bella riunione di famiglia, figli compresi, e decidere gli orari di lavoro e scuola che vadano bene per tutti: parlandone ad alta voce ed esplicitando le nostre richieste, sarà più semplice per tutti rispettare il nostro orario di lavoro, anche se siamo seduti allo stesso tavolo.

Con tutta la flessibilità del caso!

Definire gli orari per casa e cucina

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Annotazione valida sia per i maschi che per le femmine, è quella di tenere conto, nel programmare gli orari del lavoro da casa, anche quelle attività indispensabili per mantenere la casa in ordine, o in uno stato di pulizia decente, magari anche con un pranzo o una cena non sempre a base di pasta al burro.

Diciamoci una cosa francamente: lavorare da casa è estremamente impegnativo, ma ci permette comunque di essere produttivi nello smart working anche se dedichiamo qualche mezz’ora alla casa e alla cucina.

Io non sono per la schiavitù della casa, assolutamente, ma indubbiamente da quando lavoro da casa ho molto più tempo di gestire meglio cucina, pulizie e lavatrici, rispetto a quando dovevo muovermi per andare in ufficio. Basti pensare alle ore risparmiate nel non dover prendere la macchina a fare coda in tangenziale o prendere l’autobus e metterci un’ora per arrivare in ufficio, idem al rientro.

Esistono una serie di tempi morti che in ufficio ci uccidevano, ma che in casa possiamo sfruttare per mettere su la lavatrice, o impostare la Instant Pot per cuocere delle verdure o fare un minestrone.

Chiaramente, per quanto mi riguarda, la pulizia della casa e la cucina non hanno la precedenza sul mio lavoro, né su quello di mio marito: non mi sentirete mai dire che non ho avuto tempo di lavorare perché dovevo pulire i lampadari o i pavimenti, ecco.

Ma per mia scelta anche l’ordine e la pulizia hanno comunque un posto di rilievo: mi fa star bene quando la casa è pulita e in tavola ci sono delle verdure cucinate a modino, per cui rivesto sempre il ruolo della rompiballe che ogni tanto richiama tutta la famiglia, straccio in mano, a fare la sua parte.

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Per conciliare lo smart working con la gestione della casa, il mio consiglio molto semplice è quello di prevedere, durante la giornata di lavoro, dei momenti di pausa non solo per il caffè, ma anche per lanciare una lavatrice o una lavastoviglie, o stendere e riporre il bucato, o anche mettere in piedi la cena.
E chiaramente questo è un lavoro che va distribuito equamente su tutti i membri della famiglia, maschi e femmine, grandi e piccoli!

Personalmente, siccome preferisco non interrompere troppo il mio lavoro, quando lavoro da casa mi organizzo all’incirca così:

  • al mattino alle 8 faccio colazione e preparo il menu del pranzo e della cena, in modo che già al mattino posso eventualmente scongelare qualche verdura, impostare la Instant Pot, oppure pensare a qualche abbinamento di piatti freddi estivi e veloci da assemblare al volo prima di pranzo
  • prima di sedermi alla scrivania, di solito metto su una lavatrice con lavaggio piuttosto rapido: in questo modo sarà pronta da stendere durante la pausa di metà mattina
  • intorno alle 8.30 inizio a lavorare per almeno un’ora e mezza o due ore
  • intorno alle 10 faccio una pausa insieme a mio marito (e se non è in DAD, insieme alla figlia) e, oltre a farmi un tè o bere un bicchiere d’acqua, ne approfitto per stendere la lavatrice, oppure chiedo a mio marito di mettere in asciugatrice il bucato appena fatto;
  • mi rimetto a lavorare per un altro paio d’ore e poi di solito mi stacco intorno alle 12.30 per preparare qualcosa di veloce per pranzo, in modo da mangiare tutti insieme intorno all’una
  • durante il pranzo inizio a impostare la cena, in modo da poter lavorare più possibile nel pomeriggio senza staccarmi

Vantaggio dello smart working, almeno per quanto mi riguarda, è che mi prendo un’ora di pausa dopo pranzo per mettermi sul letto: a volte dormo, a volte ascolto musica, a volte guardo la TV, a volte semplicemente guardo Instagram, ma mi dedico almeno un’ora intera di relax senza alcun disturbo.

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Quando voglio dormire metto addirittura il telefono in modalità aereo, in modo che non mi possano arrivare nemmeno messaggi o telefonate che interrompono il riposo.

  • intorno alle 15 di solito riprendo a lavorare per almeno un paio d’ore, in modo molto intenso e molto concentrato, grazie al fatto che mi sento riposata e quindi ricaricata
  • nei giorni di massimo picco di lavoro continuo a lavorare fino alle 18:30 circa, altrimenti intorno alle 17 cerco di andare giù in cortile per un paio d’ore con mia figlia, per aiutarla a fare i compiti, per scrivere qualcosa di veloce, oppure semplicemente per rilassarci insieme.

In una giornata tipo, in questa quarantena, ho lavorato circa 6 ore al giorno, non al mio massimo: ho proprio sentito la necessità di prendermi questi ritmi un po’ più lenti del solito, intervallando il lavoro con questi momenti di riposo, perché temevo che la mia mente non reggesse lo stress di tutta questa situazione.

Soprattutto se penso al fatto che, oltre al lavoro, la famiglia e la casa, ho anche da gestire un’associazione commercianti con 80 associati e sono anche rappresentanti di classe e vice presidente del consiglio d’istituto.

Come dico sempre non mi lamenterò mai del tempo che dedico al volontariato, perché per quanto mi riguarda è tempo be speso, soprattutto per la mia mente e per il mio cuore, ma indubbiamente in questa quarantena queste attività in particolare mi hanno richiesto moltissime energie.

Come si può immaginare, infatti, per l’associazione commercianti, con il lockdown e tutte le misure restrittive, ho dovuto lavorare molto sui Decreti e sulle comunicazioni di sicurezza. Per non parlare della scuola, che a noi rappresentanti di classe ha chiesto tantissimo impegno ed energia per fare da tramite tra professori, famiglie e alunni nella didattica a distanza.

Proprio per questo motivo in questo periodo ho deciso di lavorare un pochino meno, ma di farlo con la maggior serenità possibile.

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Quando le scadenze sono impellenti, tuttavia, io mi prendo sempre un paio d’ore la sera dopo cena per rimettermi al computer e completare la mia giornata di lavoro:

  • ceniamo sempre presto, verso le 19
  • mio marito mette a posto la cucina e fa la lavastoviglie
  • io di solito mi prendo mezzora di relax
  • e di norma dalle 20.30 alle 22.30 mi metto davanti al computer nelle ore che per me, che sono un gufo e non certo un’allodola, sono poi quelle più produttive della giornata.

In questo modo riesco a lavorare 8-9 ore al giorno, e devo dire che questo per me è il vero vantaggio dello smart working: potermi organizzare la giornata lavorativa in base al mio flusso mentale ed energetico, senza orari prestabiliti.

In questo modo ho smesso di sentirmi in colpa se, a causa della mia malattia autoimmune, una mattina non riesco ad alzarmi dal letto, perché so che durante i giorni successivi potrò recuperare le ore di lavoro e portare comunque a termine i miei obiettivi.

Quello che posso dirvi è che spero con tutto il cuore che anche il vostro smart working sia veramente smart, e che i vostri datori di lavoro vi stiano affidando incarichi per obiettivi e non per ore di lavoro passate davanti al computer. Perché in quest’ultimo caso questo non è smart working vero, ma semplicemente una forma di controllo, che tra l’altro è perfettamente inutile per migliorare la produttività degli individui.

Come vestirsi quando si lavora da casa

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Mi preme aggiungere anche questo breve capitolo sull’abbigliamento da casa, perché questo è ciò in cui io ho fallito in tutti i miei primi cinque o sei anni di lavoro su Mammafelice.

Infatti, quando avevo la bimba molto piccola, che per i primi due anni e mezzo è stata con noi in casa, ho avuto molto la tendenza a lasciarmi andare.

Questo mi è costato molto sia a livello di autostima, sia a livello fisico, perché ha aumentato i miei problemi alimentari e quindi la mia obesità.

È strano fare questi discorsi in modo così schietto però, per chi inizia adesso lo smart working, mi sento di dare questo consiglio a posteriori, visto che a me ha creato molti problemi.

Non vi dico di vestirvi e truccarvi di tutto punto, se lavorate da casa (onestamente lo trovo anche piuttosto scomodo, anche se ammiro molto che continua a farlo in modo costante), ma posso dirvi che è molto importante avere un abbigliamento adeguato, seppur comodo, che non siano vestiti slabbrati, ma vestiti con un certo contegno.

E soprattutto non il pigiama, non tutti i giorni.
Perché ci sta che un giorno vogliate restare in pigiama e lavorare a letto, ma se questo diventa un’abitudine, anche a livello mentale può portare un decadimento generale che si riversa poi su tutti gli ambiti della vita.

Negli ultimi anni io ho creato un armadio basico anche per lo smart working, composto da leggings in cotone biologico molto ben fatti, accompagnati da abiti colorati e di buona fattura. In questo modo mi sento vestita anche quando sono in casa comoda, e non mi sento addosso lo sciattume del pigiama.

Inoltre continuo a fare la doccia regolarmente, ad avere i capelli puliti e ad essere in ordine: questo può sembrare scontato, ma in realtà non lo è, soprattutto per chi fa smart working con bambini molto piccoli in casa, perché spesso si tende a rinunciare proprio alla cura di sé, per tenere insieme tutti i pezzi della giornata e della vita.

Ma non avere più il tempo di lavarsi i capelli spesso ci deprime al punto da peggiorare la nostra situazione emotiva, quindi per me è fondamentale che la cura di me abbia un ruolo principale durante la giornata.

Per questo stesso motivo non dimentico mai al mattino di lavarmi i denti, mettermi la crema sul viso, il profumo, un po’ di burro cacao colorato.
In casa non mi trucco, anche se ho visto che ci sono molte mie colleghe che lo fanno, soprattutto se devono utilizzare Instagram dal vivo: io al massimo mi limito a mettermi un po’ di copriocchiaie, quando devo mostrarmi in pubblico.

Ormai è molto semplice acquistare in modo consapevole dei vestiti da casa che siano comodi, etici e allo stesso tempo gradevoli, e quindi vi consiglio sinceramente di buttare via tutte quelle maglie macchiate di candeggina e quei pantaloni consunti dei pigiami, per rifare piano piano un guardaroba basico che vi faccia sentire belle anche quando siete in casa.

Non solo perché da un momento all’altro può partire una videochiamata con i colleghi, ma proprio perché quando ci si guarda allo specchio è bello sapere di esistere ancora come individui e sentirsi bene nella propria pelle.

Come fare se si condivide lo smart working con la didattica a distanza

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È indubbio che tutto questo periodo abbia reso ancora più difficoltoso lavorare da casa, sia per la situazione in generale, sia perché la didattica a distanza è stata davvero molto impegnativa sia per i ragazzi, che per le famiglie.

LEGGI: Smart Working: consigli per chi lavora da casa con i figli

Ed è anche in dubbio che spesso la didattica a distanza abbia pesato di più sul tempo delle madri, che quello generale della famiglia, anche in famiglie dove la parità è ormai assodata.

Non saprei dirvi perché il carico mentale ricade sempre sulle mamme, ma è successo. Questo deve essere lo spunto per rieducare principalmente noi stesse, in modo da richiedere i nostri spazi e non violarli alla prima occasione.

Conciliare lo smart working con la didattica a distanza non è tanto semplice e non lo sarà nemmeno in futuro, ma adesso abbiamo più esperienza e possiamo utilizzarla per migliorare la vita di tutti nel quotidiano.

Non so cosa succederà a Settembre per i nostri ragazzi: se potranno andare a scuola normalmente, se saremo costretti di nuovo nei periodi in lockdown, se bisognerà alternare la scuola in presenza con la scuola a distanza. Ci lo sa.

Quello che so è che abbiamo imparato con l’esperienza che ci sono alcuni paletti fondamentali per gestire meglio la DAD e conciliarla con il nostro lavoro da casa:

  • avere una postazione per ciascuno di noi, che non deve necessariamente essere una stanza dedicata o una scrivania megagalattica, ma anche solo un tavolo o una scrivania personali, che rappresentano uno spazio di studio o lavoro inviolabile
  • avere una connessione a Internet flat che ci permetta di restare collegati tutti contemporaneamente, senza utilizzare i giga del cellulare
  • investire in computer o tablet non per forza di marca, né super lusso, ma aggiornati, moderni e funzionali, perché non c’è niente di peggio che cercare di studiare o lavorare con strumenti obsoleti

Chiaramente questo investimenti vanno programmati nel tempo, ma sono possibili. E dovendo scegliere tra fare delle vacanze o spendere per migliorare la casa, io personalmente opterei per la seconda: per quanto mi riguarda conviene iniziare a risparmiare per questo, perché, indipendentemente da questa pandemia, abbiamo scoperto quanto sia importante appoggiarci alla tecnologia per studiare e lavorare bene.

Forse è proprio arrivato il momento che ci diciamo che le cose non possono essere mai perfette e che la vita porta con sé sempre degli imprevisti che non possiamo calcolare, ma semplicemente accettare.

Quindi è molto meglio abbandonare le nostre velleità di perfezione e fare i conti con ciò che abbiamo. Non ha senso rovinarsi il fegato dietro alle cose che non possiamo o non riusciamo fare. Piuttosto facciamo un bilancio di questi ultimi tre mesi e facciamoci un applauso per tutte le cose che invece siamo riusciti a portare a termine.

LEGGI: Come organizzare lo studio con la didattica a distanza ad ogni età

La chiave di tutto è dunque l’indulgenza, che non è lassismo, né giustificazione, né procrastinazione, ma semplicemente non farsi sopraffare da sensi di colpa inutili per eventi che non dipendono dalla nostra volontà.

Cerchiamo di fare sempre il nostro meglio, ma non è vero che il nostro meglio sia quello che ammazzarci di lavoro. Il nostro meglio è ancora quello di vivere una vita felice e soddisfacente, e di continuare a ricercare la felicità nostra, di chi amiamo, di chi abbiamo intorno. Tutto il resto può aspettare.

Lavorare da casa: come si fa? Come trovare un lavoro online?

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Ci tengo infine a concludere con questo passaggio, perché moltissime persone che cercano ‘come lavorare da casa’ incappano sul mio blog sperando di poter trovare ‘lavoretti’ comodi da svolgere al PC, mentre girano il sugo.

Voglio essere molto onesta: lavori di imbustamento, lavori di ‘marketing’ online in cui addirittura vi fanno anticipare dei soldi per acquistare mirabolanti kit per iniziare a lavorare online, oppure partecipare a survey e concorsi – ecco: tutti questi non sono lavori.
E sentire che ancora oggi ci sono soprattutto donne che cercano LAVORETTI online, mi riempie di tristezza: in quanto donne, non dovremmo accontentarci di tirar su qualche spicciolo rispondendo a un questionario che ci riempie la casella di posta di spam, ma dovremmo imparare una professione!

Quando mi chiedete come si fa a lavorare da casa, la mia risposta, dunque, è sempre la stessa, da più di dieci anni: prima dovete saper fare un lavoro vero. Non ci sono scorciatoie e credo sia anche giusto così, perché una donna con scarso o nullo potere economico sarà sempre ricattabile, mai completamente libera di scegliere!

Una donna che invece ha un titolo di studio, una professionalità, uno stipendio vero, avrà sempre l’opportunità di scegliere cosa fare della sua vita, e soprattutto di cambiare vita se è infelice.

Mi rendo conto che per molte donne della mia età, sopra i 40, possa essere tardi fare questo discorso, perché obiettivamente in Italia il lavoro è poco, e iniziare a 40-50 anni è quasi impossibile, se non si ha mai lavorato prima e non si possiede qualche specializzazione.
Ma se siete ancora in tempo, non temporeggiate oltre!

Ragazze, voi studiate e fate gavetta lavorando in uffici e negozi veri, prima di provare con lo smart working. Perché solo chi ha vissuto abbastanza tempo in azienda, è in grado di capire i meccanismi del lavoro e dunque praticarlo anche da casa.

Infine, molte persone mi scrivono per chiedermi come guadagnare con un blog o con i social, per poter lavorare da casa come blogger o influencer.
Il solo fatto che chiedano ‘come si fa’, indica che non sono portate per questo lavoro. Che non è una cosa che si improvvisa, anche se la velocità e facilità di fruizione dei social può far sembrare che basti un cellulare per farsi i soldi.

Chi come me lavora con il blog da più di dieci anni, e ci si mantiene davvero senza farsi mantenere, lo ha fatto dopo aver lavorato in aziende di marketing e comunicazione, agenzie, luoghi di lavoro ‘veri’. Dopo aver studiato tanto, avere imparato le dinamiche aziendali e le dinamiche social, essersi formato sul marketing digitale, sulla SEO, sulla comunicazione.

Nella maggior parte dei casi, anche gli influencer fanno lo stesso percorso: a meno che voi non vengano dalla televisione, gli influencer che seguite sono tutti laureati e specializzati in marketing, comunicazione, PR. Hanno lavorato nelle agenzie di marketing e comunicazione, hanno fatto i PR, hanno lavorato nella pubblicità, sono stati social media manager per aziende del loro settore, come dipendenti.

Fateci caso: sono tutte persone molto preparate, che hanno un plus, ovvero essere anche bravi a comunicare, concedersi, essere carismatici, divertenti, interessanti.

Prendo sempre ad esempio Chiara Ferragni, che conosciamo tutti. Se andiamo a leggere i commenti sotto gli articoli di giornale che la riguardano, la maggior parte dice: ma che ci vuole? basta farsi due foto con il cellulare!

Davvero? Ma perché allora non lo fate anche voi? E perché quando lo fate, non guadagnate milioni come lei?

Scusatemi se sono così brutale, nella mia sincerità, ma come ho detto molte volte in privato a chi mi scriveva, io non me la sento di dirvi di investire quello che vi resta in un blog, pensando di poterlo monetizzare con qualche ora di lavoro alla settimana. Posto il fatto che monetizzare un blog oggi, partendo da zero, è ancora più complicato che dieci anni fa (quando il lavoro ce lo siamo inventato), i tempi sono talmente lunghi, e le qualifiche necessarie sono talmente tante, che onestamente ve lo consiglio solo se per voi scrivere è un’urgenza, come per me, e avete fatto questo tutta la vita, dopo aver studiato il marketing online.

Ci sono molti lavori che si possono fare online, se avete la professionalità necessaria:

  • traduttrici
  • designer
  • programmatrici
  • copywriter
  • social media manager
  • esperti di ecommerce
  • segretarie virtuali

Iniziate da un lavoro vero, senza cercare scorciatoie (che non esistono). Il tempo ci ha insegnato che c’è ancora spazio per idee nuove e aziende a forte innovazione, quindi studiate per questo: per creare qualcosa che vi assomigli perfettamente, che vi renda felici e che vi faccia guadagnare soldi veri.

Perché al supermercato, con la visibilità, non ci si fa la spesa.



Commenti

3 Commenti per “Lavorare da casa: consigli per essere produttivi nello smart working”
  1. Io ho aggiunto una postazione fissa e ho fatto attenzione a separare lavoro, momenti di formazione da remoto e vita privata: solo così si può far tutto per bene senza stress!

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