Cosa ho imparato dal 9 Muse

Pubblicato il 25 Novembre 2019 da

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Certe volte qualcuno dice che la Rete rovina le relazioni interpersonali. Che i rapporti virtuali non sono come quelli reali e, anzi, ci isolano sempre di più, fino all’incapacità di interagire con gli altri. Io rispondo: la Rete siamo noi, dipende da come la usiamo.

La Rete per me è il mondo che ci vogliamo scegliere, ed è l’unica che ci permette di scegliere davvero il tipo di mondo che vogliamo abitare.
Possiamo scegliere le persone con cui interagire, i blog da leggere, le persone da seguire sui social Possiamo utilizzare filtri per non vedere chi non ci piace e tenere nel nostro flusso solo le persone belle, con cui condividiamo davvero qualcosa.

La Rete per me è stata questa e lo è ancora: il mondo delle persone che amo. Tramite la Rete ho conosciuto mio marito, tramite la Rete ho iniziato il mio lavoro, sempre in Rete ho trovato le mie sorelle allargate, la mia famiglia allargata, le parole belle, la politica, l’attivismo.

La Rete non mi ha isolata, mi ha attivata.
Perché ho trasportato la bellezza della mia Rete, nella vita reale.

Veronica Benini, aka La Spora, la chiama l’onda viola: dopo il suo evento del 9 Muse Milano (evento motivazionale e di empowerment al femminile), si genera sempre una coda lunga di buone sensazioni, di relazioni, di cambiamenti. Non a caso uno dei suoi motti è: Ricominciamoci.
Perché quando raccogli 2mila donne tutte insieme, ad ispirarsi le une con le altre, quello che puoi generare è la trasformazione.

Io da Veronica ho imparato tanto. Tante cose che tengo per me (sorry), ma anche tante cose che è bello condividere: rendersi sempre più intelligenti, prepararsi di più, reinventarsi, non avere paura di fallire. Spesso mi trovo a pensare che, con ognuna delle sue frasi, potrei scrivere dei post da diecimila parole, perché è una di quelle persone che io riesco a ‘sentire’ e che mi ispira continuamente.

Questo 9 Muse, come gli altri, è stato così: un crescendo di potere.
Il potere delle donne di cambiarsi, di rigenerarsi, di farsi ricrescere i pezzi amputati dalla vita, di partorirsi, di reinventarsi, di liberarsi.
Sul sito del 9 Muse potete ascoltare i talk dell’edizione precedente.

Io mi sono comprata lo streaming (secondo me verrà rimesso in vendita, o reso disponibile più in là), e questi sono gli appunti che ho preso, mentre piangevo, mi soffiavo il naso e dicevo: Cavolo, sì!

Obbedire e rispettare le regole sono due cose differenti

Da quando vado dalla psicologa (altra cosa di cui devo ringraziare la Vero, perché mi ci ha spinta lei), ho fatto una scoperta scioccante che non ho ancora digerito completamente: sono sempre stata una persona obbediente, nonostante io pensassi di essere disobbediente.

Questa scoperta mi ha turbata molto, perché ho passato l’infanzia a sentirmi cattiva e sbagliata, come se avessi io provocato la violenza domestica che ho subito, perché in fondo ero ‘difficile’, lo meritavo. Ma non solo. Ho scoperto che questo ha condizionato tutta la mia vita, non solo nel modo in cui credevo, ovvero quello di essere passata attraverso tanti stadi di sofferenza, cercando di sopravvivere. No.
Mi ha condizionata talmente tanto, da vivete tutta la vita cercando di fare del bene, per dimostrare di essere una brava persona. Così mi sono ammazzata di volontariato, fino al burn out.

Per me è difficilissimo dire no, anche se vi giuro che pensavo di essere una che dice sempre NO. È questa la cosa pazzesca.
Ho capito che nel profondo io non ero in grado di dire di no, perché avrebbe significato sentirmi meno brava, meno amata, meno accettata.

E come andrà a finire no lo so, perché la terapia è ancora in corso, ma sto iniziando davvero a capire la differenza tra obbedienza e rispetto.

Quando Michela Murgia ha detto questa frase nel suo talk, io sono rimasta folgorata (ed era forse la prima mezzora dell’evento, per dire…).

Ci insegnano ad obbedire – soprattutto alle bambine – perché l’obbedienza è potere assoluto. Sei una brava figlia se obbedisci, sei una brava alunna se obbedisci, sei una brava moglie se obbedisci. E viviamo pensando che essere obbedienti, gentili, disponibili e amorevoli sia la nostra unica strada, perché le bambine sono così, sono fragili e hanno bisogno di essere guidate.

Se poi disobbediscono, allora vengono uccise, o picchiate, o umiliate, o licenziate. Perché sono rotte, no?

Io voglio continuare ad essere una brava persona, per quello che posso, ma nel rispetto di me stessa. Mi piace rispettare le regole e continuerò a farlo, ma rispettare le regole non significa obbedire ciecamente. Rispettare le regole significa anche lottare per cambiare quell ingiuste, essere consapevoli che noi siamo parte attiva della società, che possiamo fare politica e possiamo farla bene.

Diventare se stessi, non ci rende meno bravi

Questo è il succo. Non siamo destinati a diventare tutti uguali, perché non siamo tutti uguali. Ma è proprio la diversità che ci rende liberi verso noi stessi.

Dovete piacervi, non compiacere. Michela Murgia.

E la fatica di piacerci, quando non rispondiamo allo ‘standard’ che ci viene imposto in famiglia, a scuola, nel lavoro e nella società, è una fatica sprecata: dobbiamo smettere di faticare e semplicemente accettarci, imparare ad amarci e conoscerci meglio. Lavorare sulla nostra consapevolezza. E soprattutto capire che ognuno di noi è sia bravo, che cattivo, e la bontà si sceglie giorno dopo giorno.

Prendiamoci la responsabilità di noi stessi, ma anche degli altri

Per una che ha trovato nel volontariato la sua salvezza, non può essere altrimenti. Io voglio vivere una vita in cui anche gli altri siano importanti per me, in cui la gente conti tanto nel mio cuore.

Prenderci la responsabilità di noi stessi significa non solo amarci incondizionatamente, ma anche cambiarci fino a diventare le persone che siamo.
Studiare, imparare, faticare per prenderci la vita che vogliamo, o almeno migliorare quella che abbiamo.

Propio stamattina, sulla sua pagina FB, la mia amica Chiara di Ma che davvero?, scriveva:

Leggendo i commenti a certi miei post e video su YT noto che il vittimismo italiano è quasi un modus operandi, ed una cosa che fa rabbrividire.
E’ tutto un ‘eh, ma tu non hai i problemi che ho io’, ‘eh, ma tu non hai il lavoro tremendo che ho io’, ‘eh, ma tu non ti sveglie alle quattro come me’, ‘eh, ma tu non hai tre figli’, e questo è a suo modo drammatico perché deresponsabilizzarsi della propria esistenza trovando colpevoli esterni o crogiolandosi nell’autocommiserazione è quello che impedisce di cambiare. E il cambiamento, si legge tra le righe, è quello che queste persone vogliono. Ma finché si identificano come vittime e non come responsabili non cambierà mai nulla, e continueranno semplicemente a dare le colpe o additare gli altri, quelli ‘eh facile per te parlare, te che hai tutto e io che non ho niente’.
Questo non significa che queste persone non abbiano reali problemi, anzi, ma sentirsi vittima di altri significa convincersi di non avere il potere di cambiare la propria vita, ed è l’unico modo per non uscirne MAI e non riscattarsi MAI.

Noi siamo nell’epoca in cui non è mai stato così facile studiare: su Internet c’è tutto gratis, se si vuole.
Si può imparare una lingua straniera, si può approfondire la propria cultura imprenditoriale, imparare tutto sulle professioni digitali, ma anche sul business aziendale.

Ognuno di noi ha il diritto alla lamentela fine a se stessa, ma dovrebbe iniziare i suoi commenti scrivendo [LAMENTELA], così da avvisare gli altri che non sta cercando un’idea per cambiare, ma vuole solo sfogarsi.

E gli altri, quelli che cercano una soluzione: [CAMBIAMENTO] Qui inizia il commento di chi sta chiedendo aiuto, cerca ispirazione o motivazione per cambiare la sua vita, quindi posso dedicare del tempo che non andrà perduto.

La differenza tra un sogno e un progetto, è la data di consegna (W. Disney)

E siccome non sempre è possibile cambiare o non nel modo in cui vorremmo, ricordiamoci bene la differenza tra un sogno e un progetto, e lavoriamo duramente sui progetti veri, non sulle utopie. Cambiarci la vita non deve essere per forza una rivoluzione, può anche essere un piccolo passo.

La politica ci riguarda, noi siamo politica

Come dice Veronica, e come diceva Lia Quartapelle al 9 Muse: tutto è politica. Possiamo anche non interessarci ai partiti, ma la politica permea ogni nostro gesto e azione.

Come donne, in particolare, dovremmo proprio smetterla di dire che noi non ci capiamo niente, che la politica non ci riguarda.
Ci riguarda eccome! Vogliamo davvero che siano gli uomini a scrivere le leggi sulla maternità, sulla violenza domestica, sul trattamento economico della nostra professione?

Circondiamoci di persone che ci amano e ci capiscono

Quanto siamo brave a criticare noi stesse! A notare ogni nostro difetto, e a notarlo sugli altri.
Quanto siamo brave a sabotare ogni nostro successo, incapaci di parlarne ad alta voce perché ‘non sta bene’ vantarsi troppo, meglio lavorare a testa bassa e non farsi notare.

E in famiglia, tra gli amici, sul lavoro: quante critiche accettiamo a testa bassa? Quante volte non ci siamo sentite abbastanza brave?
Quante volte i nostri familiari ci hanno giudicate così aspramente, da affossarci?

Scegliamoci bene le persone con cui stare in contatto tutti i giorni. Scegliamo persone che ci restituiscano un’immagine positiva di noi stesse, pur con i nostri limiti e difetti. Circondiamoci di persone che non ci vogliono cambiare, ma ci supporterebbero a farlo.

Voi avete qualcuno che vi capisce veramente?
Ecco. Ogni volta che iniziate una relazione di amicizia o di amore, rileggetevi questa domanda e scegliete di conseguenza.

Cerchiamo di essere il coach che non abbiamo mai avuto

E quando ci sentiamo felici, quando ci sentiamo responsabili di noi stesse, passiamo il favore. Cerchiamo un’altra donna – una madre, una figlia, una sorella, un’amica – a cui restituire il favore.

Una donna da motivare, da ascoltare, da tirare su. Una donna a cui fare i complimenti e volere un bene immenso.
Una donna da spronare alla consapevolezza e al rispetto di sé, in modo che questa diventi una catena virtuosa di donne che si sostengono le une con le altre, diventando allenatrici emotive delle proprie sorelle.

Cerchiamo la bellezza

Il mondo è bello. Oh sì, fa anche schifo. Ma c’è ancora tanta parte di bellezza che noi possiamo riscoprire e di cui ci possiamo nutrire continuamente.
Smettiamola di vedere solo il lato negativo delle cose: impariamo a posare gli occhi sulla felicità, sull’arte, sulla poesia, sulle piante, sull’amore.

Il bello alimenta il bello come specchio della nostra dimensione interiore. Sara Ventura.

Specchiamoci nella bellezza del mondo per alimentare la bellezza in noi stesse, non come dimensione puramente fisica, ma come dimensione interiore. Portiamoci i colori dentro, diamoci la possibilità di sentire che la bellezza ci esplode dentro con tutte le sue possibili sfumature.

Non possiamo evitare le situazioni difficili, ma possiamo imparare ad affrontarle

Godiamoci la vita, la felicità, l’amore, l’amicizia, le cose belle che ci succedono e che facciamo capitare. Perché la vita è solo vita, non è perfetta e non possiamo vivere sperando che lo diventi. La vita è bellissima così, come accade: con i suoi dolori, le sfighe, il bagaglio con cui siamo nati e che ci trasciniamo dietro.

La felicità è quando sei in armonia con il tuo destino, quando fai quello che sai fare. Romina Falconi.

Ognuno di noi ha sofferto e soffrirà: questa è l’unica garanzia. Anzi, no: l’altra garanzia è che ognuno di noi morirà.
È pazzesco che la vita ci dia solo la certezza di morire, prima o poi, senza darci certezza di niente di ciò che succederà nel frattempo.

E allora l’unica strada è accettare le difficoltà della vita come parte integrante di essa, e lavorare su noi stesse per imparare a resistere, a rinnovarci, a rinascere ogni volta. Per imparare a ricominciarci, affrontando i problemi nel migliore dei modi, quando si presentano. Ci butto lì la mia parola preferita, che ormai ha stancato, ma è vera: resilienza.

Se siamo quello che impariamo, allora impariamo

L’avvocata Cathy La Torre (che è anche tra le fondatrici del movimento #odiareticosta), mi ha dato un grande esempio di potere. Parola che noi donne temiamo sempre un po’, perché se diventiamo donne di potere allora diventiamo maschi, no?

Il potere invece ci dà la facoltà di essere noi stesse nel mondo, esattamente per come siamo. Ed è un potere che porta cose buone: la giustizia, l’uguaglianza, il femminismo, la parità. Perché sì, ragazze, io vi chiedo veramente di piantarla lì con la storia che il femminismo è superato e che non serve, e che le femministe hanno rovinato l’immagine della donna… che son tutte cazzate.

Il femminismo oggi è ancora più importante di prima, perché noi dobbiamo ricostruire le donne, non perché dobbiamo diventare maschi.

Vivi come le cose che dici (Alda Merini)

Incidentalmente oggi è anche il 25 Novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Partiamo da qui.
Dal reinventarci attraverso un femminismo che ci rappresenta, nel modo in cui ci sentiamo rappresentate, ognuna di noi a suo modo.

E cerchiamo di diventare l’esempio di questo nuovo femminismo, di un nuovo empowerment al femminile che non è contro i maschi, ma semplicemente con gli esseri umani.

La differenza è una ricchezza

Io sono freak. Sono diversa e la cosa non mi preoccupa. È proprio il mio punto di forza. Non è stato facile accettarlo, ma non mi amerei più, se non lo accettassi.

La paura non ci protegge, ma ci divide. L’amore ci unisce. (Veronica Benini).

Perché dobbiamo avere paura di come siamo, e di conseguenza di come sono fatti gli altri? Non ha senso, visto che ognuno di noi è diverso.
Ognuno di noi è diverso!

Prendiamoci tutta questa ricchezza, perché la vera unione sta nel comprendere che la nostra diversità è esattamente l’incastro per stare bene insieme.
Come i pezzi di un puzzle che si uniscono tra loro in modo unico, per formare una trama che da soli non potrebbero rappresentare.

(Grazie Vero, ti voglio bene.)



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