Come affrontare il rientro, umanamente

Pubblicato il 2 Settembre 2019 da

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Oggi è il Lunedì dei Lunedì. Si ricomincia a lavorare, chi più e chi meno, con la consapevolezza che le vacanze sono davvero finite: la prossima settimana i figli iniziano la scuola e ricomincerà la solita routine. Svegliarsi presto, correre, correre, ancora correre.

A volte il pensiero di ricominciare con i soliti ritmi mi paralizza. 

C’è chi è felice di ricominciare, a Settembre, e sente addosso una grande carica: scrive progetti, pianifica nuove idee, si iscrive in palestra e scoppia di energia. E non nego che anche io ho già preparato il calendario di Settembre e iniziato a programmare le mie attività, ma non voglio più mettermi a correre sfrenatamente, senza prima aver fatto un po’ di ambientamento. 

È come quando entri in mare e l’acqua è un po’ fredda; e allora c’è chi si tuffa e via, e chi fa un passo alla volta, finché si è ambientato, bagnandosi a poco a poco.

Io ho imparato a fare piccoli passi, per non paralizzarmi. 

Ci sono state volte in cui mi mancava il fiato dalla paura di ricominciare, perché avevo perso le mie certezze: non sapevo dove andare, non sapevo a cosa aggrapparmi per alzarmi in piedi, non sapevo cosa fare. E più pensavo al futuro, più nel presente mi sentivo immobile, come se mi fosse impossibile muovere un solo passo.

E allora, per non bloccarmi più, ho imparato a non programmare più il futuro. Che tanto il futuro è lì, e prima o poi diventa un presente. 
E se succede oggi è più semplice governarlo, domarlo, amarlo.

E allora affronto il rientro così: scrivendo sull’agenda un giorno alla volta. 
Dicendo a me stessa che non sono un chirurgo toracico e che, se sbaglierò qualcosa, non morirà nessuno.
E se ritarderò una consegna, non morirà nessuno.

Mi rimetto a posto. E mi rimetto al centro.

E guardare fuori dalla finestra, con la pioggia che scherza sulla mente di chi rientra oggi in ufficio, non è più un peso.
Perché oggi è solo oggi.
Non è per sempre, non sto decidendo qualcosa da cui non potrò tornare indietro.



Commenti

6 Commenti per “Come affrontare il rientro, umanamente”
  1. costanza

    Riflettevo sulle stesse cose oggi, il mio piccolo inizia oggi il liceo, il grande ormai all’università… per anni ho riempito la mia agenda di attività e cose da fare, arrivando anche io spesso all’immobilismo per paura di non riuscire a fare tutto.
    quest’anno con mio figlio che è più saggio di me, ci concentriamo sul tempo libero dalla scuola, e non riempiamo ogni casella che rende pesante l’atmosfera sia per me che per lui e poi per tutta la famiglia. Facendo un passo alla volta spesso si fa più strada che tentando di fare la corsa sfrenata che non sempre riesce senza inciampi. Buon settembre e goditi l’autunno, per me una delle stagioni più affascinanti.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (16 anni)

      Mi sembra impossibile che i tuoi figli siano già così grandi. La mia in seconda media, quest’anno.
      Il tempo ci serve tutto, per stare con loro: è inutile riempirlo di cose da fare, se poi non possiamo coltivare una relazione con loro.

      Buon autunno anche a voi, cara amica

  2. Valentina

    “Ci sono state volte in cui mi mancava il fiato dalla paura di ricominciare, perché avevo perso le mie certezze: non sapevo dove andare, non sapevo a cosa aggrapparmi per alzarmi in piedi, non sapevo cosa fare. E più pensavo al futuro, più nel presente mi sentivo immobile, come se mi fosse impossibile muovere un solo passo.” Ecco io sono qui. Sono in questo stato qui. Sono sola. Completamente. E invisibile. Ho paura. Tanta paura. Ma non posso lasciarmi andare, Richi e la Sofy contano su di me. Credono in me. Ma non mi basta. Mi sento tradita, gabbata, usata, sprecata. Questa rabbia mi toglie il fiato e le forze. A volte faccio fatica ad alzarmi la mattina, le medicine fanno fino ad un certo punto. Spero di non perdermi ma questa volta non lo so se ce la faccio.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (16 anni)

      Non sei invisibile, non per me, non per chi ti ama.
      Non ho consigli furbi da darti, se non: non pensarci. Non fare programmi, non guardare al domani, ma solo all’adesso.
      Solo un passo alla volta.

      Meno scelte possibili, anche a costo di farti scegliere i vestiti dai figli e non dover pensare nemmeno a quello.

      Buttati sui libri di poesie o i libri di Rodari: appena ti manca il fiato, leggi una poesia e rifugiati in quella bellezza.
      A me questo ha salvato la vita, amica mia. La bellezza della poesia, che mi dimostrava che il bello esiste, esiste anche se noi non lo stiamo percependo, ed esiste anche per noi.

      Ti voglio bene

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