Lo sport è una questione di cultura
Pubblicato il 28 Ottobre 2014 da Mamma Felice • Ultima revisione: 7 Gennaio 2015
Alcuni giorni fa Caia ha avuto il piacere di partecipare per conto di Mammafelice a un evento organizzato da Kinder+SPORT con la collaborazione del CONI: sedici mamme blogger, due atleti d’eccezione: AnnaMaria Marasi, campionessa italiana di pallavolo, e Carlton Myers, campione italiano di basket, e diversi rappresentanti di federazioni sportive, per parlare di sport e bambini, sport e famiglia.
Ecco il suo resoconto.
Indice dell'articolo
Come vivono lo sport i nostri bambini? Come lo viviamo in famiglia?
In casa nostra non siamo proprio atleti, ma lo sport ha fatto parte del nostro percorso di crescita a vari livelli: il MaritoZen ha sempre praticato sport diligentemente sin da piccolino, dal basket, al calcio, all’equitazione, il tennis; io invece ho studiato danza, praticato nuoto e poi ho fatto vari tentativi fallimentari con tutte le dimensioni di palle concepite, fino a capire che erano sempre troppo veloci per me. Una volta diventati genitori, col carico di nuove responsabilità e impegni, il primo appuntamento a saltare è stato proprio quello con l’attività fisica. Ne sentiamo la mancanza e ogni tanto ci riproviamo; io al momento ho pensato di tagliare la testa al toro e correre evitando accuratamente qualsiasi tipo di palla, almeno stabilisco io la velocità dell’andatura. Eppure riconosco che sono momenti che viviamo “rubando” tempo alla famiglia. Come se fossero dei piaceri colposi da vivere furtivamente. Non è giusto.
Ma soprattutto non è un bell’esempio.
Da quando sono mamma sento la responsabilità di ciò che faccio non soltanto nei confronti della mia vita, ma anche dei i miei figli. Posso anche riempirgli la testa di parole (e in questo, devo ammetterlo, sono imbattibile), ma se restano vuote e non sono seguite da azioni coerenti, si perdono nella rutilante quotidianità, sommerse da esempi involontari, molto più incisivi perché visibili e concreti.
Posso predicare quanto lo sport faccia bene, quanto fortifichi il carattere, quanto possa rendere individui più leali, più solidi nell’affrontare le sconfitte immancabili in ogni ambito dell’esistenza, quanto lo sport possa insegnare a valorizzare ogni momento di una competizione, perché tutto è utile a crescere e migliorarsi: la fatica, la condivisione, la soddisfazione del percorso, l’errore, la strategia e non soltanto il podio.
Tutti possiamo raccontare questa bella metafora dello sport: non importa se vinci o perdi, l’importante è gareggiare col sorriso e superare i tuoi limiti. Ma a queste belle parole si devono accompagnare i fatti, l’esperienza su campo, altrimenti non ci sarà mai cultura.
Che cosa significa?
Che da una parte i bambini devono avere la possibilità di praticare lo sport, di avvicinarsi a varie discipline, di provarsi e scegliere secondo le proprie inclinazione, devono avere l’opportunità di ricevere guide formate e appassionate e di frequentare strutture adeguate.
Kinder+SPORT è un progetto di responsabilità sociale che mira appunto a facilitare l’accesso allo sport ai bambini di tutto il mondo. In collaborazione con le società sportive nazionali di 27 paesi, si occupa di fornire materiali alle scuole, organizzare competizioni ed eventi formativi, avvalendosi spesso dei volti mitici dello sport nazionale che possano fungere da stimolo ed esempio positivo. Fulcro della campagna: il divertimento, ingrediente indispensabile perché i bambini e i ragazzi si appassionino allo sport e lo vivano come pratica felice da non abbandonare mai.
Dall’altra parte però c’è tutto un tessuto di supporto, quello culturale, che nasce in famiglia e che spetta inizialmente a noi genitori. Se lo sport diventa parte delle nostre giornate e un momento dedicato al nostro benessere, è molto più naturale trasmetterne il valore ai nostri figli. Portiamoli a correre con noi, quando ce n’è l’opportunità concediamo loro di provare a salire su un cavallo o ad andare sui pattini. Chiediamo a Babbo Natale una bicicletta e poi accompagniamoli sul serio al parco perché la usino, andiamo tutti insieme a vedere competizioni dal vivo. Prendiamo tutto ciò che la scuola può dare ai nostri figli, ma non dimentichiamo mai che abbiamo la possibilità di seminare molto nelle loro vite, spesso semplicemente con piccole azioni quotidiane.
Mi è tornato in mente un aneddoto legato a qualche mese fa. Mio padre è venuto a trovarci a Roma. Dormiva da noi e una mattina, mentre mi preparavo per andare a fare la mia corsetta, mi ha proposto di accompagnarmi. Momo non voleva assolutamente staccarsi dal nonno ed è venuto con noi con la sua bicicletta senza pedali. Io non ho seguito il mio programma come prevedevo e mio padre ha fatto molte più soste di quante gli servivano.
Ma io credo che anche questo sia qualcosa, anche questo è cultura dello sport, cultura della famiglia.
Che ne pensate?
Come si vive lo sport nella vostra famiglia?
[A cura di Claudia Mencaroni]
Le foto della giornata
Link di approfondimento: http://www.kinderpiusport.it/it/
Non siamo sportivi, c’è poco da nascondersi, nonostante mio paà abbia sempre praticato il ciclismo, tando da andare una volta in croazia in bici, nonostante io abbia un bellissimo ricordo ormai lontano aimè di lui che torna sudato dal giro delle valli del delta del Po io personalmente non ho mai fatto nulla, tranne pallavolo che mi piaceva e ginnastica correttiva. Mentre il mio lui da piccolo ha giocato malamente a calcio. Quindi non siamo un buon esempio, Ale mi vede partire per le mie camminate o sa che andavo in palestra, ma non siamo un buon esempio, mi rincuora che ora stia andando a scuola calcio perchè spinto da un suo desiderio e vedo che si diverte nonostante il suo carattere sempre titubante.
Buongiorno, sono il presidente di una società dilettantistica di pallamano, sport minore e poco conosciuto in Italia. Sto sperimentando anche nel mio lavoro (sono medico ospedaliero) l’importanza del movimento sia per gli adulti, sia per gli anziani, sani o affetti da patologie croniche. Da anni stiamo cercando di incentivare la pratica dello sport non come agonismo fine a se stesso, ma come espressione della vita reale. Sono completamente d’accordo con voi su tutto. Anzi: mi piacerebbe poter condividere, se possibile, alcuni momenti e portare il vostro entusiasmo e la vostra competenza ai ragazzi, alle famiglie, alle istituzioni locali ed alla popolazione. Se foste interessati ad una collaborazione mi metto a disposizione. Vi ringrazio per il messaggio importante e fondamentale per chi, da volontario, deve cercare di trasmettere ai giovani ….. e non solo! Un saluto. Eugenio Rizzi
Grazie mille! 🙂