Tutto sull’homeschooling
Pubblicato il 18 Febbraio 2014 da Mamma Felice • Ultima revisione: 26 Novembre 2015
Un argomento controverso: scuola tradizionale o homeschooling? Parliamo di scuola da varie prospettive, e oggi ho invitato GenitoriChannel.it a esprimere un parere sull’homeschooling, ma soprattutto a spiegarci di cosa si tratta. Voi cosa ne pensate?
Homeschooling
Siamo abituati a pensare che la scuola sia l’unica possibilità che hanno i nostri figli per non rimanere nell’ignoranza totale. Anzi, molti pensano che non mandare i figli a scuola sia contrario alla nostra legislazione. In realtà, se leggiamo la Costituzione Italiana, scopriamo che è l’istruzione ad essere obbligatoria e non la scuola di per sé: questa non è una differenza di poco conto, per chi vuole scegliere l’homeschooling.
“E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.”
Art.30 della Costituzione Italiana
La Legge ci dice una cosa molto importante: siamo noi genitori ad avere la responsabilità dell’istruzione dei nostri figli. Possiamo adempiere ai nostri doveri attraverso la scuola pubblica, oppure attraverso la scuola privata, oppure tramite l’istruzione parentale.
Cos’è l’istruzione parentale?
Quello che burocraticamente viene chiamata istruzione parentale o più comunemente scuola familiare (dall’inglese homeschooling = scuola a casa), significa sostanzialmente non delegare un’istituzione esterna al compito di istruire i propri figli. E’ una possibilità, perfettamente legale, fattibile, e praticata da molte famiglie anche in Italia.
La scelta della scuola familiare
Quando 2 anni fa ho dovuto compiere la scelta della scuola primaria per la mia prima figlia, ho valutato molte possibilità: la scuola pubblica del paese, varie altre scuole private e la scuola familiare. Ho iniziato la mia ricerca in rete documentandomi sui siti disponibili, e iscrivendomi a vari gruppi sui social, ma poi ho sentito il bisogno di conoscere di persona alcune famiglie di homeschoolers.
Non è stata una scelta semplice perché sapevo che fare scuola familiare voleva dire in qualche modo abbandonare il sentiero sicuro per uno che la maggior parte delle persone intorno a noi avrebbe considerato folle.
Io e mio marito abbiamo passato lunghe serate a valutare ciò che avremmo perso lasciando la scuola tradizionale, e alla fine abbiamo scelto l’homeschooling – con il nostro cuore più che con la mente- , nella fiducia di poter preservare e alimentare la sete di sapere che vedevamo negli occhi di nostra figlia.
Abbiamo scelto la scuola familiare perché ci dava la possibilità di rendere l’apprendimento entusiasmante e divertente per tutta la famiglia, perché tutte le altre soluzioni non avrebbero tenuto conto della specificità e dell’individualità dei nostri figli nel loro percorso di apprendimento, né dei loro interessi, perché riteniamo fondamentali alcune cose che nelle istituzioni scolastiche sono pressochè ignorate come il movimento fisico, i bisogni emotivi, l’educazione spirituale, i ritmi basilari di riposo-attività e molte altre cose.
La burocrazia: comunicazioni ed esami annuali
Per poter iniziare la scuola familiare è sufficiente inviare una comunicazione al Comune (meglio se la inviate in copia anche alla scuola di appartenenza) in cui vi assumete la responsabilità dell’istruzione del bambino secondo la normativa. Tutto qui, non ci sono altri obblighi burocratici.
Se l’anno successivo volete far rientrare il bambino nel percorso scolastico dovrete sottoporlo ad un’esame di idoneità da richiedere alla scuola entro fine Aprile.
Con modalità simile va fatta la richiesta se volete concludere formalmente il ciclo di studi primario o secondario e ottenerne i relativi attestati: il bambino avrà accesso all’esame di Stato come privatista.
Come si fa homeschooling nella pratica?
La scuola familiare è un percorso cucito su misura per ogni famiglia e quindi è difficilissimo raccontare in generale come si faccia homeschooling: ci sono famiglie che prediligono l’apprendimento spontaneo, preparando un ambiente ricco di stimoli e lasciando che sia il bambino a interessarsi ai vari argomenti (cd. unschooling); altre famiglie invece utilizzano i libri scolastici e pianificano un programma giornaliero o settimanale da fare con orari prefissati.
Non conosco comunque nessuna famiglia che passi più di una o due ore giornaliere sui libri e tutti utilizzano il tempo residuo per dare spazio agli interessi spontanei dei figli – l’arte e la musica, per esempio – che nelle scuole sono così bistrattate, ma anche argomenti scientifici e soprattutto il gioco che è un veicolo di apprendimento senza pari.
Un’altra possibilità molto sfruttata è quella di partecipare agli stimoli culturali del proprio territorio, per esempio: passare una giornata dall’amico che fa il miele, guardare uno spettacolo teatrale, visitare una mostra oppure anche solo fare una passeggiata in campagna per osservare le piante.
Alcune di queste cose vengono offerte anche nelle scuole o proposte dai genitori ai bambini scolarizzati, ma non con la frequenza e con la libertà con cui possono essere sfruttate da un bambino che fa scuola familiare.
Vantaggi e svantaggi per i bambini
Uno dei vantaggi più lampanti per i bambini è la libertà di tempi e modalità: non avendo impegni fissi, il tempo si dilata a dismisura e si può sfruttare in maniera molto più produttiva. Per esempio utilizzando le prime ore del mattino per studiare a mente fresca e uscendo all’aperto verso mezzogiorno. D’inverno, con il tepore del sole, la possibilità di invertire il ritmo nelle giornate; d’estate proporre di mangiare presto e andare in biblioteca nel primo pomeriggio.
Si possono inoltre utilizzare tutti i supporti e gli strumenti che abbiamo a disposizione normalmente: libri di scuola, libri della biblioteca, documentari, ricerche su Internet, gite, visite a musei, racconti di altre persone, esperimenti scientifici, cartine geografiche, contatti con persone di lingue o culture diverse, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Tra gli svantaggi, soprattutto all’inizio, c’è il fatto di essere guardati un po’ stranamente dalle persone e dover sostenere le critiche che a volte vengono rivolte direttamente ai bambini, oltre al fatto di non avere un rapporto giornaliero con altri bambini, quest’ultimo è il motivo per cui spesso i ragazzi adolescenti preferiscono andare a scuola.
Vantaggi e svantaggi per i genitori
Anche per i genitori la libertà è un’innegabile vantaggio nell’organizzazione della giornata, ma anche nella pianificazione dello studio: spesso i bambini si appassionano in qualcosa ed è meraviglioso accompagnarli nella loro scoperta senza limiti di tempo o obiettivi da raggiungere.
Se vogliamo visitare un museo, fare un viaggio o fare la spesa (avete idea di quanto imparino i bambini al supermercato?), possiamo farlo durante la settimana in orari poco affollati, o prediligere gli orari in cui i bambini sono più riposati e tranquilli.
Vederli crescere giorno per giorno, fortificare la connessione profonda che abbiamo con loro, essere presenti nelle loro piccole conquiste, sostenere il loro apprendimento con affetto e fiducia, passare del tempo di qualità e anche di quantità insieme, stimolare la loro curiosità, offrire loro tutta la nostra presenza… sono tutte cose impagabili che potevamo sperimentare solo in piccolissima parte, prima, quando i nostri figli erano all’asilo tutto il giorno.
Tra gli svantaggi per i genitori c’è sicuramente l’enorme impegno di tempo, energia e pensiero che richiede, oltre al poco confronto e sostegno a cui si può accedere, una presenza costante: un genitore homeschooler non può dire “sono stanco” perché riceverà semplicisticamente la risposta “mandali a scuola”, né può confrontarsi con altri genitori che non siano homeschoolers sulle normali problematiche di crescita perché la risposta sarà sempre “mandali a scuola”.
La socializzazione
Uno delle critiche più frequenti che viene portata alla scuola familiare è che non soddisfi l’esigenza di socializzazione dei bambini e che i bambini abbiano bisogno di stare con i bambini.
Su questo tema vorrei fare due considerazioni:
1. l’abilità di socializzazione è un percorso che parte dalla nascita e che si acquisisce entrando in relazione con gli altri. Entrare in relazione significa soprattutto vivere delle esperienze con persone diverse da noi (per età, cultura, lingua, abitudini…), acquisire doti di empatia, accoglienza e comunicazione e molto altro. Non significa affatto stare forzatamente in una classe con altri 20 bambini con cui puoi giocare solamente durante l’intervallo. Nella scuola familiare i bambini di solito si relazionano con molte più persone perché non sono legati ad una classe o ad un insegnante e, in linea generale, sviluppano una maggiore empatia perché vengono rispettati nei loro bisogni fondamentali (mi sapete dire perché a scuola debbano chiedere il permesso per andare in bagno?)
2. Come sottolineato da Gordon Neufeld nel suo “I vostri figli hanno bisogno di voi”, l’iper-socializzazione e l’orientamento ai coetanei che ne deriva sono spesso causa di grossi malesseri nell’età adolescenziale che possono permanere anche nell’età adulta. Posso entrare in relazione con l’altro serenamente solo quando ho fiducia in me stesso e parto da una base sicura, questa base sicura nei bambini sono gli adulti di riferimento, cioè i genitori.
Parola agli homeschoolers
Qual è la cosa più bella che avete guadagnato con l’homeschooling? E quella che vi sentite di aver perso?
La cosa più bella è: la libertà! Libertà per noi e nostro figlio, libertà di tutto, la libertà d’imparare. Prima di fare scuola familiare, temevo di perdere il mio tempo libero, ma non è successo: il tempo per me, se proprio ne ho bisogno, me lo prendo lo stesso. Mio figlio, crescendo, di fatto non ha più bisogno della mia costante presenza. Il lavoro, che io non posso fare perché sto a casa con mio figlio, non mi manca per nulla: se avremo bisogno di maggiori entrate posso sempre cercarmi un lavoro da fare in casa o mettermi d’accordo con mio marito per alternarci.
Facciamo fatica a pensare a cosa abbiamo perso, forse il ricordo “romantico” del fatidico primo giorno di scuola?
Graziella
Di bello c’è tanto. Posso dirti che quello che mi dispiacerebbe perdere è il tanto tempo che passiamo insieme. L’autonomia e la libertà nel gestirlo.
A me come genitore la scuola NON manca. Ma ai miei bambini mancano le ore da passare fianco a fianco con gli altri, specialmente in inverno quando stanno tutti rinchiusi in casa. La realtà però, è che preferiscono scegliere di non avere compagni di classe, piuttosto che sottostare alle ingiustizie scolastiche e alla didattica noiosa!
Ci dispiace anche di aver perso la recita scolastica e le olimpiadi della matematica.
Daniela
La cosa bella è la via lattea negli occhi di mio figlio.
Samanvaya
La cosa più bella: la libertà di gestire le giornate come volevamo 24 h su 24, il rapporto profondo.
Cosa abbiamo perso? Boh… ora che i ragazzi frequentano entrambi la scuola superiore non vedrei cosa ci saremmo persi gli anni prima con l’homeschooling (anzi…)
Sybille
La cosa più bella è la libertà di gestire i propri tempi ed inclinazioni, lo stare insieme, i momenti magici negli occhi di mia figlia, lo scoprire quante qualità dormienti ci sono dentro di me, ri-scoprire il piacere di imparare insieme e molto altro. Inoltre mi sembra che non abbiamo perso niente, anche perché un confronto l’abbiamo avuto, ma siamo ritornate sul nostro amato sentiero.
Laura
La cosa più bella che abbiamo guadagnato con l’homeschooling è la serenità di nostro figlio. La cosa che ci manca? Decisamente NULLA! Finalmente è finito un incubo fatto di orari da rispettare, giudizi, bullismo, vessazioni e violenza psicologica
Eleonora
A noi non manca niente della scuola e ci piace un sacco stare insieme.
Sabina
Cosa abbiamo guadagnato: la libertà TOTALE e, come mi dicono in molti, l’entusiasmo e la curiosità dei miei figli non si è spenta anzi, spesso stento a stargli dietro. Se ci fosse stata la scuola di mezzo, come potevano i miei figli cucinare tutti i giorni e dedicarsi alla lettura con tanta intensità?
Maria Grazia
Tempo e libertà sono le cose che abbiamo più guadagnato. L’unica cosa che ho perso è il confronto con altre famiglie nella vita reale.
Francesca
Unione della famiglia, empatia, forza d’animo. Facendo homeschooling si apre un mondo e se ne chiude definitivamente ed irreparabilmente un altro. Per fortuna si impara anche che ora i mondi sono almeno due, e cosi’ si impara insieme ai figli a rapportarvisi con nuovo spirito ed una diversa lettura. Insomma, si esce dalla prigione in cui si credeva di dover vivere tutta la vita.
Paola
Abbiamo guadagnato: una famiglia più unita; bambini sereni, che scivolano intorno e sopra gli ostacoli, come l’acqua dei fiumi; una vita meno veloce, di corsa, con un apprendimento che sa godersi dei tempi lenti.
Abbiamo perso: la voglia di stare al passo; i contatti amichevoli regolari con le altre mamme del paese; dover fare i compiti la sera e i week end quando volevamo fare qualcosa insieme.
Melissa
Guadagno in relazioni umane, anche se è un parere soggettivissimo; la qualità degli incontri e delle condivisioni si è alzato oltre le mia aspettative, a cominciare dai genitori homeschoolers. Mi perdo i corsi interessanti per i bambini a prezzi agevolati per le scuole, per esempio teatro e biodanza e nuoto e…
Luciana
Abbiamo guadagnato “l’addomesticarsi a vicenda” come il Piccolo Principe e la volpe. Abbiamo anche guadagnato la continuità, il cambiamento e l’evoluzione insieme, con le lacrime e il canto, la gioia, la forza e la paura. Giocare, mettersi in gioco e crescere insieme giorno e notte, aiutarsi a vicenda, comprendersi per accogliersi, ironizzare, scoprire, stupirsi, chiedere scusa, vivere semplicemente e riscoprirsi ogni giorno, imparare insieme, specchio meraviglioso! E durissimo…
Sara
===
Articolo a cura di GenitoriChannel per Hedrin.
Tantissima ammirazione a chi intraprende questo percorso così affascinante.
deve essere una bellissima esperienza, la cosa però che non mi piace è che le testimonianze siano solo femminili, si ripropone il solito modello della mamma che sta a casa con i figli e del papà che lavora , guadagna la pagnotta e si perde tutto il resto.
E’ la mia stessa obiezione: Genitori Channel lo sa 🙂
Mi fa fatica pensare che il peso dell’educazione ricada infine sulle madri, almeno in percentuale maggiore (basta leggere le testimonianze), mentre invece io sono convinta che un femminismo moderno, se volete concedermi questo termine esagerato, debba passare dal lavoro delle donne.
Le testimonianze sono solo femminili perchè ho scritto nel gruppo Facebook e lì in effetti sono più le mamme a scrivere, mi dispiace che si percepisca una componente prettamente femminile che non è esemplificativa della realtà di homeschooling, tutt’altro, essendo una scelta impegnativa i papà sono quasi sempre molto presenti, in alcuni casi è il papà che si occupa prevalentemente (o esclusivamente) dei figli mentre la mamma lavora.
Nel caso specifico della mia famiglia, entrambi lavoriamo e contribuiamo al mantenimento della famiglia, entrambi ci occupiamo dei figli, della casa e della scuola familiare, in percentuali e modalità diverse a seconda dei giorni, dei periodi e delle necessità.
Comunque grazie degli spunti, mi avete dato l’idea per un altro articolo, l’homeschooling dal punto di vista dei papà.
Bello! Sfaterebbe tanti miti!
Porto una piccola testimonianza in contrapposizione a quanto si sta sostenendo: siamo una famiglia home-schooler (due bambini), e con mia moglie ci facciamo carico di questo dovere-piacere in parti sostanzialmente uguali. Ci sono momenti (oppure situazioni, circostanze, argomenti, eccetera) in cui solo io me ne occupo, altri in cui solo mia moglie, altri in cui insieme…
Non ho la pretesa di certificare la nostra come famiglia-tipo, ma posso sostenere con cognizione di causa che neppure rappresentiamo un caso isolato: presso altre famiglie home-schoolers che ben conosciamo, il contesto di compartecipazione e condivisione di entrambi i genitori è assolutamente il medesimo.
Grazie Andrea! Grazie mille! Voi siete entrambi lavoratori? Come riuscite a conciliare lavoro e homeschooling? E’ molto interessante.
Si, il lavoro può indubbiamente essere – dal punto di vista strettamente pratico – un serissimo ostacolo alla scelta di fare home-schooling; nonostante ciò ti assicuro esserci famiglie che, estremamente motivate e decise nel scegliere questo tipo di educazione-formazione, hanno optato per una strada certamente coraggiosa (ma, permettimi di dire, altrettanto nobile): ovvero abbandonare – uno solo dei due genitori – o perlomeno ridurre il proprio lavoro.
Io invece in questo caso mi definisco un “privilegiato”, nel senso che gestisco un camping sulla Riviera Romagnola (sono nato e vivo tuttora a Rimini), dove inoltre mia moglie lavora come impiegata; il “privilegio” di cui sopra consiste dunque nel fatto che per un buon 6/7 mesi all’anno possiamo dedicarci quasi totalmente ai bambini, mentre nei mesi di apertura (da aprile a settembre) ci trasferiamo tutti quanti in questo campeggio (abbiamo il nostro bungalow personale, piccolo ma con tutto il necessario per trascorrerci qualche mese) dove si crea una bella simbiosi vita/lavoro all’aria aperta: noi grandi prevalentemente lavoriamo, mentre i bambini vivono e giocano all’aperto e in riva al mare, socializzano, frequentano tanti altri bambini di età e nazionalità diversa, eccetera. E poi dimenticavo: durante i mesi estivi, data la notevole intensità del lavoro, ci avvaliamo di una ragazza alla pari, utilissima tra le altre cose anche per l’apprendimento di una lingua diversa dall’italiano.
Già che sono in argomento, approfitto qui per un piccolo “endorsment” a favore del mio ramo di attività (non per interesse, ma per reale convinzione): invito chiunque abbia dei bambini a fare vacanze, o anche solo brevi week-end se non è possibile trascorrere periodi più lunghi, nei campeggi; i campeggi sono veri paradisi e formidabili “palestre di vita” per i più piccoli!!!
Spettacolo. Davvero.
Esiste un gruppo fb in italiano sull’homeschooling? Me lo indichereste? Grazie
Mi incuriosisce come argomento ma mi chiedo sempre: come e quando “preparate” le lezioni?
Dovendo stare sempre dietro a mia figlia (hem 3 anni) nin saprei dove trovare tutto il tempo per cercare su internet commenti e proposte per i libri di testo o i metodi o approfondire i mille argomenti che potrebbero interessarle… insomma studiare io stessa gli argomenti ma anche imparare a fare la didattica (anche pratica ad es esperimenti).
Io ho proprio bisogno di approfondire e leggere mille cose diverse prima di prendere una strada (ibrida)
Resta poi la casa ma immagino si faccia insieme
Tieni conto che nell’homeschooling il genitore non si pone come un insegnante, non è il suo ruolo, il genitore è il genitore, il suo ruolo riguardo alla didattica è quello di accompagnare il bambino nella scoperta del mondo, un po’ come fanno tutti i genitori, solo che nel caso dell’homeschooling ha più tempo per farlo. La scelta degli strumenti giusti impegna un tot di tempo ma spesso si sperimenta insieme ai bambini.
Mia figlia per esempio ha imparato a leggere e scrivere perchè voleva leggere ciò che le piaceva in autonomia, ho letto per lei da quando è nata e, da un giorno con l’altro, lei ha imparato a leggere, senza che nessuno l’abbia forzata. Stessa cosa suo fratello che ora ha 5 anni, voleva leggere il libro degli skylanders, avete presente come si chiamano? spyro, trigger happy, fwcegwkfcg… voleva che gli dicessi lettera per lettera e ha imparato l’alfabeto.
Così via per tutte le materie, il mondo è pieno di occasioni per imparare solo che siamo abituati a pensare che l’apprendimento avvenga solo a scuola su un libro di testo con una maestra che ti dice cosa devi fare.
Devo dire che però anche mia figlia ha avuto lo stesso percorso, pur andando poi alla scuola tradizionale: ha imparato da sola a 5 anni a leggere e scrivere, con le stesse modalità.
sì sì anche mia figlia andava ancora all’asilo quando ha imparato a leggere, l’ho raccontato per far capire che molte cose le apprendiamo da soli se siamo messi nell’ambiente adeguato.
Se noi non avessimo mai letto libri, se non avessimo libri in casa, se non ci vedesse leggere libri, non si sarebbe mai interessata alla lettura.
Io vedo che ciò che manca di più nella società è la passione, e tu Barbara per me sei sempre stata una fonte di ispirazione, perciò sono sicura che infonderai a tua figlia la passione e la gioia della vita. L’unica cosa che io faccio di diverso facendo scuola familiare è trasferire questa passione in tutto ciò che per i miei figli può essere apprendimento: loro vivono con noi, imparano, domandano (in continuazione), costruiscono, sperimentano, leggono, fanno e disfano…non sono migliori o peggiori dei bimbi che vanno a scuola solo che il loro apprendimento è perlopiù spontaneo.
Da genitore home-schooler, sottoscrivo parola per parola quanto espresso da Barbara!
Ammiro i genitori che intraprendono questa strada, io non so se ci riuscirei, innanzitutto perché mi sento impreparata a insegnare e poi perché, se è vero che nell’homeschooling si possono prediligere gli interessi dei propri figli, con il mio si finirebbe a parlare solo di automobili, insomma faticherei non poco a interessarlo a materie che non gli piacciono, ma che sono tuttavia indispensabili per una formazione completa.
L’altro aspetto che mi lascia perplessa è la mancanza di socializzazione. Molti genitori parlano della scuola tradizionale come luogo di vessazioni, bullismo, relazioni forzate con persone che non ci piacciono. Ammetto che le esperienze negative ci possono essere e ci sono sempre state, tuttavia, possibile che si riduca la socializzazione scolastica solo a questo? Io personalmente non ne ho un ricordo così terribile.
Infine una un’ultima riflessione: molti genitori sottolineano che l’homeschooling permette di gestire liberamente il tempo, benissimo, ma questo presuppone la possibilità di decidere autonomamente gli orari di lavoro o, al limite, di non lavorare, cosa purtroppo non possibile per tutti.
Premettiamo che, chiaramente, come tu dici, l’homeschooling è possibile solo per una fascia ristretta di persone, che magari non hanno particolari necessità lavorative o riescono a lavorare meno.
Detto questo, io ho un po’ i tuoi stessi interrogativi. In particolare, le cose che mi hanno colpita di questo articolo (completissimo):
– La visione negativa della scuola pubblica, come ambiente violento: ammetto che non sia rose e fiori, ma non penso che la scuola pubblica sia così violenta. Probabilmente lo è in alcune zone italiane, e questo è innegabile;
– La preparazione personale. io sono un’ignorante cronica. Ho studiato con poca consapevolezza, da giovane, e le uniche competenze che ho acquisito davvero riguardano i miei studi universitari o lavorativi; per il resto non saprei insegnare un’espressione regolare né tantomeno una lingua straniera, tanto per dirne due.
– La socializzazione: io mi rendo conto di essere una persona molto pigra in generale. Forse perché lavoro tutto il giorno, e quindi appena arrivo a casa mi butto sul divano, accendo la TV e cucino, ma poche volte ho voglia di uscire di sera, o soprattutto andare al parco con Dafne, o organizzare merende con tutti i bambini. Forse, se non lavorassi, l’esigenza di socializzazione la sentirei: adesso invece, socializzando già abbastanza, sento l’esigenza di dormire 🙂
Io ho mandato i miei bambini al nido presto, avevano entramdi 12 mesi. Tante mie amiche inorridite. Tornassi indietro lo rifarei, forse li manderei anche prima. Premetto e sottolineo che sono idee e riflessioni assolutamente personali alla luce della mia esperienza di vita: secondo il mio modesto parere i bambini devono assaggiare prima possibile il mondo al di fuori del proprio nucleo familiare. Ricordo un episodio simpatico della prima maestra di Riccardo: al colloquio le dissi che ero preoccupatissima perchè a casa mangiava poco e solo pappe totalmente frullate…mi confidò con un sorriso a 350 denti che il mio frullino al nido si pappava i tortellini al sugo da solo con le sue manine. Ohibo’! Da lì ho imparato che avevo anche io da imparare e che condividere con altre persone, non necessariamente di famiglia, l’educazione dei propri figli è importante e bello. Mai e poi mai me la sentirei di fare scuola ai miei bambini e non è il mio lavoro. Fare l’insegnante è un lavoro, missionario e vocazionale quanto volete, ma sempre un lavoro che prevede una certa preparazione (oltre che vocazione). Mi sentirei una responsabilità enorme oltre a rischiare di cullarli nel mio mondo ovattato che prima o poi dovranno lasciare. Ecco, io e la mia famiglia non saremmo proprio adatti, io in particolare ho idee diametralmente opposte. Le radici e le ali, ci ho sempre creduto. La fatica, necessaria, di dotarli di ali per uscire dal nostro nido.
Sul fatto di “assaggiare prima possibile il mondo al di fuori del proprio nucleo familiare” non concordo, e ti rimando agli studi sull’attaccamento di Bowlby, o al libro “I vostri figli hanno bisogno di voi” o ai molti altri autori che hanno messo in luce come sia necessario avere un forte attaccamento alle figure di riferimento per poter spiccare il volo in serenità. Questo attaccamento si ottiene in molti modi ma più il bambino è piccolo e più è importante la quantità di tempo che si passa insieme. Con questo non giudico le tue scelte, io ho mandato il mio piccolo all’asilo a due anni e prima lo lasciavo ad una tata che se ne occupava per metà giornata, perchè in quel periodo i vari equilibri potevano essere mantenuti solo così, ma se mi dici che i bambini devono andare con altri adulti il prima possibile per poter essere sicuri nel mondo, non posso concordare, tutti gli studi recenti dicono il contrario.
No, pardon, mi devo devo essere espressa proprio male allora. Ho detto “assaggiare” il mondo fuori dalla famiglia, non esserne fagocitati. I miei bambini non sono mai stati dei pacchetti. Hanno frequentato il nido sempre metà giornata, l’altra metà con me, con le nonne o con le baby sitter. Io ho un lavoro in proprio e per la mia bambina, secondo figlio, ho avuto difficoltà a stare a casa dopo la sua nascita. Bene. Dato che sostengo fortemente l’allattamento al seno (15 mesi entrambi i figli) me la sono portata in ufficio con me 6 mesi. E’ vero, lavoravo, ma avevo attrezzato il mio ufficio come una nursery potendola allattare in maniera discreta, cambiare personalmente e coccolare. Coccolare io, i miei colleghi ed i miei operai. Nonostante quello che si potrebbe pensare è stata un ottima esperienza, la mia bambina ha reso più umano e pregno di allegria un ambiente arido e sterile come un ufficio. E per adesso non mi sembra abbia riportato danni psicologici, poi sai il futuro mi potrà punire, metto le mani avanti. Scuola materna ed elementare: tempo lungo. Potendolo fare perché la ditta è la mia ( sottolineo sono molto fortunata)ho cambiato il mio orario da spezzato a continuato 8-16, panino davanti al pc. Alle 16 i bambini stanno con me per il resto della giornata in maniera da poter condividere i loro sport, i nostri hobby, il tempo bello, la campagna dove abitiamo. Mio marito lavora lontano e si gode i bambini per cena, sempre, pensa lui a metterli a letto e il fine settimana è dedicato alla famiglia, tutto. Ho letto moltissimo sugli stili educativi, frequento corsi genitoriali e di riscoperta del contatto con la natura grazie ad una mia carissima amica (dai un’occhiata al suo sito http://www.agriturismofilosofico.it te ne innamorerai). Tutto questo per dirti che non sono il genitore che forse è uscito dal mio posto precedente. Credo fermamente nella socializzazione dei miei bambini con altri bambini e con adulti che non siano suoi familiari. Sono convinta che li aiuti nell’acquisizione dell’autonomia, nell’imparare la condivisione, la tolleranza e l’accettazione della diversità, vista come integrazione multirazziale e disabilità. Spero adesso di essere stata più chiara, lungi da qualsiasi critica, mi è solo piaciuto esporre il mio punto di vista. Un abbraccio e tanti auguri per tutte le vostre iniziative!
Beh in un commento non si può certo trasmettere tutta la tua vita! Ora che hai spiegato meglio mi posso dire abbastanza d’accordo su un po’ tutto quello che scrivi. Anch’io sono convinta che fare esperienze al di fuori della famiglia sia positivo quando queste vengono vissute serenamente (leggasi quando i figli non sono forzati a fare ciò che odiano fare), cerco continuamente questo tipo di occasioni: laboratori, sport, incontri di gruppo, ecc. e più crescono più hanno possibilità di fare cose per conto loro.
Ma anche in casa comunque non è che sto sempre lì a guardarli! Per esempio in questo periodo abbiamo avuto una ragazza americana alla pari per un mese, lo accennavo in un altro commento, la mattina giocava con loro (avete presente giocare ad indovina chi se non parli la stessa lingua? Non so come ma riuscivano a farlo) oppure andavano fuori insieme. Far conoscere loro che esistono altri paesi, lingue, razze, religioni, culture…è per me una parte fondamentale dell’homeschooling.
– la visione della scuola pubblica: io non posso parlare molto perchè ho sperimentato solo l’asilo, posso dire che le famiglie hs sono generalmente di due tipi, quelle come noi che lo scelgono a priori perchè lo valutano più in linea con la loro “modalità educativa” e quelle che lo scelgono dopo aver subito gravi problemi a scuola e questa realtà purtroppo è sotto gli occhi di tutti.
Molte volte le famiglie hs tengono comunque i figli iscritti alla scuola (senza mandarli) per dare la possibilità numerica alla scuola di rimanere aperta, oppure per dare un insegnante di sostegno in più, questo per dire che non è certo la realtà della scuola familiare a danneggiare la scuola pubblica.
la preparazione personale: Barbara non mi dire che a scuola insegnano le lingue! Io sono rimasta sconvolta dalla conoscenza dell’inglese che hanno i ragazzi delle medie, lo studiano da dieci anni e non sanno fare una frase intera nè scambiare due parole con uno straniero.
Non devi essere un enciclopeia umana, sarebbe impossibile. Noi cerchiamo di insegnare un metodo di studio, di ricerca, mostriamo degli strumenti dove possono trovare risposte, in sostanza insegniamo a imparare, e siccome i bambini imparano molto per imitazione, ci troviamo spesso noi stessi a imparare insieme a loro e questo è una cosa meravigliosa per i bambini, vedere un adulto che impara insieme a loro e lo fa con gioia. Poi non è che imparino solo da noi genitori, quando hanno in testa delle domande, chiedono a tutti e imparano da tutti.
La socializzazione: e qui concordo con te, con l’esigenza di dormire intendo 😀
A parte gli scherzi, noi la sera non usciamo quasi mai, anche perchè abitiamo sui bricchi, la socializzazione degli hs è chiaramente molto diversa, c’è molto tempo anche per il riposo che nessuno nomina mai ma, al pari della socializzazione, è una cosa fondamentale per i bambini che, nella nostra società sono spesso iperstimolati. Ti rimando al video che ho condiviso in un commento sopra per quanto riguarda il problema della socializzazione dei bambini (non solo gli homeschoolers!)
Grazie! Il mio dubbio è che io sono proprio ignorante nelle cose di base: per esempio non so niente di storia, geografia, matematica, fisica… E se posso imparare storia e geografia, non posso più imparare la matematica e anche insegnarla a loro, o impararla con loro. Non mi sento proprio io adeguata per questo tipo di impegno.
@Hermione: l’interesse è ciò che guida l’apprendimento, sempre, anche quando si va a scuola, il fatto che siamo costretti a studiare qualcosa di cui al momento (e sottolieno al momento perchè gli interessi cambiano!) non ci frega nulla non significa apprenderlo.
Partendo da un tema come le macchinine potresti toccare praticamente tutto lo scibile umano, per es. prendergli un libro che parla delle macchine nella storia, raffrontare i vari mezzo di trasporto, guardare i mezzo di trasporto degli altri continenti, capire la meccanica, parlare dei vari combustibili, quali sono i combustibili più ecologici, cos’è l’inquinamento…
Moltissimi studenti escono dalle scuole superiori o dall’Università che non hanno la minima idea di cosa vogliano fare, per tanti anni hanno studiato di tutto e non sanno cosa gli piace, non hanno interessi loro, e non perchè siano una generazione svogliata ma perchè non hanno avuto forse modo e tempo per coltivarli.
Per il tema socializzazione ti rimando ad una intervista che abbiamo realizzato a Raffaella Cataldo, insegnante e mamma hs http://www.youtube.com/watch?v=_aoYcWdNbbk
Sull’ultima riflessione, quella che l’homeschooling è per tutti, sì è vero, come tutte le cose, se vuoi fare homeschooling devi avere tempo da dedicare ai tuoi figli, è una scelta, come già detto, impegnativa e impone delle scelte a monte. Comunque non è che la scuola sia proprio organizzata per facilitare quelli che lavorano eh! io prima faticavo più di adesso, non so spiegarvelo ma è così
L’home schooling non è fare scuola a casa. O meglio, ci sono molti modi: c’è anche chi lo fa così (io ad es. sono stata una home schooler da liceale, perché vivevo in Turchia, e seguivo, da sola, i programmi della scuola italiana… il risultato è che sono una frana in latino e trigonometria… ma ho maturato ben altre competenze e conoscenze e all’università non ero certo piu’ in difficolta).
Se tuo figlio è un appassionato di macchine, significa che è da lì che si puo’ partire per imparare: l’auto è un concentrato di matematica, fisica, geometria, geografia… Si comincia dalla cilindrata (i famosi cc: centimetri cubici), si procede con la velocità, come si calcola, i consumi, le grandezze (litri, km, m, euro…) le possibilita’ sono infinite.
Il bello dell’homeschooling è che il bambino è coinvolto nell’apprendimento facendo leva sulla sua curiosita’ innata, partendo dal quotidiano e perché no, dalle sue passioni.
Questo venerdi’ un gruppo di home schooler di Milano hanno passato una giornata in una cascina. L’obiettivo era cucinare dei ravioli al branzino per tutto il gruppo…. partendo dalla ricetta, hanno risolto problemi di matematica, equivalenze, fatto calcoli (addizioni, divisioni, %, tare, soldi spesi, etc)… e poi per finire sono dovuti correre per i campi per radunare un gruppo di asini che era scappato dal recinto 🙂
Il punto e’ che pensiamo che “cultura” sia esaurire il programma ministeriale… ma poi nessuna di noi si ricorda le guerre puniche, o i fiumi del trentino, o i confini dell’umbria o la proprietà distributiva… cultura e’ dare ai bambini gli strumenti e insegnare loro come avvalersene, trovare modi di apprendere che consentano loro di ricordare davvero le cose che hanno appreso.
La scuola utilizza un metodo, ma non è nè l’unico, nè il migliore (non foss’altro perché è standardizzato)
“Prima di fare scuola familiare, temevo di perdere il mio tempo libero, ma non è successo: il tempo per me, se proprio ne ho bisogno, me lo prendo lo stesso.”
se proprio ne ho bisogno???!?!??!
certo che ne ho bisogno, e ci mancherebbe altro!
Anche a me ha colpito questa frase, Daniela: non te lo nascondo.
Mi ha colpita perché detta con spontaneità, e a me personalmente invece ha lasciato un piccolo segno: io ho fatto del mio tempo libero una rivendicazione quasi sindacale, negli ultimi anni, e non potrei pensare di vivere senza tempo, oppure di doverlo programmare o prendermelo.
Però non conosco la vita degli altri: posso solo pensare a quello che vivo, e dare una opinione molto sommaria.
Guarda, tocchi un punto in cui mi ritrovo molto. Quando vado ai colloqui scuola famiglia la maestra di mio figlio mi rivela di lui aspetti che non conoscevo, potenzialità sottovalutate, mi rassicura sui miei timori. Perché la verità è che vedo mio figlio con gli occhi di una mamma e non riesco ad avere lo sguardo obiettivo di una terza persona come appunto è un’insegnante. Che poi la scuola pubblica abbia i suoi limiti è vero, ma non è abbandonandola a se stessa che si possono risolvere.
Ecco, sai che questo succede anche a me? Mi sta servendo tantissimo il confronto con la scuola per conoscere meglio mia figlia: ha una sua vita interiore che, altrimenti, io non potrei conoscere al 100%.
E’ vero, questo un po’ si perde facendo scuola familiare, infatti è molto importante il confronto con le altre famiglie hs, i ritrovi, parlare e condividere, fare attività insieme, ricreare un po’ la comunità che si crea a scuola tra genitori.
scusate se scrivo molto ma ho tanti dubbi che mi frullano in testa da quando ho scoperto che esiste questa opzione.
Non l’ho mai approfondita (è ancora piccola) e ora avere delle persone a cui chiedere è irresistibile!
è bella l’idea del vivere insieme e approfondire affrontare i temi man mano che si presentano seguendo l’ispirazione e il bambino, pero’ a un certo punto sti’ programmi ministeriali si dovranno seguire no?
se vorranno andare alle superiori o all’universita ci vuole un titolo di studio e magari all’esame li chiedono i fiumi del trentino…
capisco anche il discorso che non siamo insegnanti ma comunque genitori.
Pero’ qui mi casca un po’ l’asino:
ad es. all’asilo mangia tutto, “è una buona forchetta”, a casa no.
All’asilo quando è ora vanno tutti da soli a fare la nanna nel loro lettino (e non proseguo),
Mi sembra da un lato che avere riferimenti/ambienti esterni la faccia mettere in gioco di piu, dall’altro capisco che con mammapapa’ si senta piu a suo agio, e QUINDI:
è normale non mi ascolti quando le dico le cose, è normale ci sia uno “scontro” per differenziarsi da noi e allo stesso tempo “pretenda” maggiore condivisione e partecipazione da parte nostra (fare la nanna tutti insieme eccc).
Insomma mi sembra che il confronto quotidiano con un ambiente esterno (oltre a stancarla e creare un po’ di stress) sia un valore aggiunto, aiutandola ad avere uno spazio è un autonomia in piu’ (anche perche senno c’è solo casa mammapapa, non i nonni)
E non saprei come convincerla a studiare i fiumi del trentino (o una cosa qualsiasi non gradita ma richiesta..e io odiavo la geografia), a differenza di un insegnante esterno, piu autorevole di me anche solo per il fatto di _non essere mammapapa_
un altro dubbio è che lei non ama i luoghi affollati, tante persone, competizione, è molto sensibile. e temo con l’homeschooling di assecondare troppo questo suo chiudersi in se stessa. come l’aiuto a spiccare il volo se la tengo nel nido?
ci vorrebbero un qualche stimolo a sfidarsi e crescere, non solo un ambiente protetto con figure conosciute.
oltre al fatto che gia stare insieme da sole tutto agosto ci rendeva ora di sera “due zitelle” (parole del marito rientrato dal lavoro)
e poi:
davvero ci sono gruppi di genitori home schooler a milano?
perche un altro tema è quello del fare dei nostri figli dei DIVERSI, magari meglio istruiti, con piu interessi ma..
io da quando ho scoperto i libri di favole alle elementari (!) ho adorato leggere.
leggevo molto, parlavo con proprieta’ di linguaggio, non sbagliavo un congiuntivo.. ero diversa e lo percepivo e l’ho sentito.. sempre. questo non mi aiutava a socializzare.
E gia ora mi vengono i dubbi perche’ mia figlia a 3 anni non conosce le favole ‘classiche’ (la mamma di un’amichetta le fa vedere la fatina di cenerentola del lego e al terzo tentativo in cui non ha feedback intervengo tranquilla: “non conosce cenerentola”. lei è stata brava e gliel’ha fatta vedere pero’ insomma.. prima o poi gliele devo raccontare, non fosse per chiaccherare con gli amichetti al parco o all’asilo)
grazie e chissa’ se riuscirete a leggere tutto, scusate!
@Daniela: innanzitutto mi fa molto piacere che ci siano persone come te interessate e curiose, con tanti dubbi, perchè il mio obiettivo di questo articolo è proprio stimolare i genitori a farsi delle domande su cosa e come vogliamo che i nostri figli imparino. Poi uno può anche scegliere la scuola, ma lo fa con consapevolezza che ci sono altre scelte possibili.
Cercherò di risponderti punto per punto:
– programmi ministeriali: la legge ci da la possibilità di scegliere liberamente il programma da seguire ma se vuoi richiedere l’esame a fine anno (per avere l’idoneità alla classe successiva) devi soddisfare i requisiti del programma ministeriale, idem se vuoi fare l’esame di stato e avere il diploma (o la licenza media).
Se vuoi rimanere in pari anno per anno è probabile che dovrai dedicare un po’ di tempo anche ad alcune materie che in quel momento magari non sono di interesse del bambino, un tempo che di solito non supera una o due ore al giorno essendo uno studio one-to-one.
Se invece punti all’esame finale dei 5 anni hai molte probabilità che in questo lungo tempo tuo figlio si interessi a quasi tutto quello che serve per l’esame. Chiaramente gli stimoli da cui apprende sono in parte autonomi e in parte guidati dall’adulto che, sapendo qual è il programma (che alla fine non è così dettagliato come si pensa) può tenere sotto controllo la situazione e “spuntare” man mano le cose che vengono approfondite.
Io personalmente non considero i fiumi del Trentino (o altre cose molto nozionistiche)come un apprendimento necessario, ma ho cartine geografiche ovunque, quando viaggiamo o io viaggio per lavoro ne approfitto sempre per guardare una cartina con i bimbi. E’ venuta da poco ospite una ragazza dell’Arizona e ci ha fatto vedere cartine e foto di dove abita e del Grand Canyon (oltre che insegnare tantissime parole in americano ai bimbi!) così ora il Grand Canyon non è solo un nome su un libro ma è dove abita la nostra amica Christina, dove ci sono un sacco di rocce, fa caldo e quando noi mangiamo cena loro stanno facendo pranzo (e quest’ultima cosa è stata una incredibile scoperta per i miei figli!)
– “è normale non mi ascolti quando le dico le cose, è normale ci sia uno “scontro” per differenziarsi da noi”: mmmmm mah, non saprei cosa risponderti, io penso di essere un genitore autorevole e non perchè i miei figli facciano sempre ciò che io chiedo loro ma perchè sanno che possono contare su di me, si fidano di me, sanno che possono esprimersi…ma questo è indipendente dall’homeschooling! Anche se è vero che il nostro rapporto ci ha guadagnato perchè, se da un lato a volte mi sento “piena” e devo quindi sempre lavorare su me stessa per aumentare la mia resilienza e la mia capacità di stare in equilibrio (ma questo è fondamentale per tutti i genitori!), dall’altro abbiamo tantissimi momenti per stare insieme senza dover per forza fare qualcosa e questi momenti sono molto fortificanti per la relazione.
Detto questo il termine homeschooling un po’ trae in inganno perchè si pensa che i bambini stiano sempre a casa o si relazionino sempre e solo con i genitori, in realtà i bambini SONO nel mondo molto più di quando passano molte ore a scuola (a relazionarsi comunque più o meno con gli stessi bambini e adulti per 5 anni).
– “lei non ama i luoghi affollati, tante persone, competizione, è molto sensibile”: questa è una BELLISSIMA qualità che purtroppo nella nostra cultura è poco valorizzata, se vogliamo veramente un mondo migliore la cosa più bella che possiamo fare è coltivare la sensibilità dei nostri figli, la sensibilità e l’empatia ci salveranno dal qualunquismo, dalla rozzezza, dalla competizione estrema, dal menefreghismo, dall’ignoranza.
Anch’io prima passavo agosto ad aspettare che ricominciasse l’asilo ma con la scuola familiare è come se il mio cervello avesse fatto un clic, non c’è più la scuola quindi non c’è più il tempo di non-scuola, è tutto tempo che abbiamo a disposizione. Non è tutto rose e fiori, ci sono momenti che ti senti persa e non sai più dove stai andando, poi chiami un’amica, ci dormi sopra, guardi di nuovo i tuoi figli negli occhi e ti si riapre davanti la strada giusta.
– “ero diversa e lo percepivo e l’ho sentito.. sempre. questo non mi aiutava a socializzare.”: fare scuola familiare in questo momento in Itali vuol dire essere abbastanza diversi dalla “normalità”, questo è bene saperlo, non ci sentiamo migliori o peggiori e molto spesso neanche diversi ma veniamo percepiti come diversi.
Io questo quesito me lo sono posto molte volte, anche quando i miei figli andavano all’asilo, era un dubbio amletico: standardizzarli e renderli come tutti o seguire ciò che sentiamo giusto e renderli diversi? Poi ho capito che era un falso problema perchè già solo il fatto di pormi la domanda di fatto era già un essere diversi.
Noi eravamo già stati etichettati come diversi per tanti piccolissimi particolari che io non avevo neanche notato, questo mi ha aiutato ad “ammorbidirmi” su tante cose poco importanti, seguendo anche un po’ ciò che loro desiderano per essere un po’ più come gli altri (una gioco non tanto educativo, un film forse un pochino violento o sessista, un cibo pronto a tavola…nessuna di queste cose ha mai impedito la crescita serena dei bambini!) e nello stesso tempo seguire le strade che sentiamo giuste per loro e per noi come famiglia, oltre che ciò che sentiamo giusto in generale per un miglioramento dell’intera società.
Io oltre ai momenti di contrasto con mia figlia, per cui non so se potremmo stare tutto il giorno in forte contatto, mi pongo anche un altro dubbio: io ho una personalità schiacciante. Mi tiene a bada Nestore che ha un carattere forte e deciso, seppur gentile. Ma con una bambina, non so… io sono esplosiva. Sto sempre a fare e disfare, non mi quieto mai. Con sto caratteraccio, non so se potrei occuparmi anche dell’istruzione sua. Già grazie che ho intorno dei coetanei e adulti che mi tengono a freno un pochetto. 8)
Dovevi chiamarti MammaEsplosiva allora o MammaSchiacciante 😀 😀
Ti rispondo con le parole di una mamma hs di 7 (i primi 4 sono andati a scuola, gli ultimi 3 no) “nella scuola familiare la cosa bella è che puoi sempre lavorare su te stessa per migliorarti e di conseguenza migliorare le cose”
ah dimeticavo la domanda sulle famiglie di Milano, conosco molte famiglie in quella zona, in tutto il Nord in generale e ultimamente vedo che anche il Sud c’è un incremento dell’interesse per la scuola familiare.
Trovi una mappa sul sito controscuola.it ma non è aggiornatissima, poi c’è la comunità istruzioneparentale.org a cui ti puoi iscrivere e lì ci sono i gruppi divisi per zona e un calendario eventi a cui ciascuno può contribuire oltre al forum.
Un’altro sito molto utile con le info sulla parte burocratica è istruzionefamiliare.wordpress.com
Scusate, il network di famiglie homeschoolers dove trovare gruppi, forum e eventi si chiama http://educazioneparentale.org ho fatto confusione
Salve,
mi chiamo Franco dalla Sicilia è ho intrapreso questo percorso alternativo anche per mio figlio. Ottimo articolo questo che ho letto. Rispecchia la realtà.
I giovani che seguono questa istruzione possono socializzare con molte più persone di diversa età ed esprimersi al meglio.Ovviamente bisogna crederci e fare le cose con razionalità.
Grazie Franco!
purtroppo al sud e in campania la home schooling è fortemente impedita dalle assistenti sociali, che la contrastano e la attaccano con tutte le loro forze creando seri problemi, e non abbiamo in italia in organismo che ci tuteli in questi casi, il garante dell’ infanzia non è di nessun aiuto ! 🙄
Se non mi piace il cioccolato è inutile decantarmi la purezza del cacao, la pastosità del burro, la finezza di Modica…. se non mi piace non mi piace!
ecco la scuola per noi è così!
non ci piace la base, il metodo, la pedagogia, il p.o.f. la classe giallina il giardino deserto….
l’hs è una scelta di vita che parte a monte dal semplice scegliere un istituto adatto alle ns esigenze.
è un vivere insieme diverso.
nel ns caso diviso equamente, come tutto il resto, con mio marito, ma anche con i bambini che sono fautori della loro “educazione” e partecipano attivamente alla vita.
tutto il resto sono dettagli da superare/limare/aggirare come meglio crediamo..
i miei figli a turno hanno frequentato la scuola, sappiamo a cosa rinunciamo e so cosa guadagnamo. Gli amici non sono solo a scuola, gli amici sono ovunque anche oltreoceano e si incontrano su skipe nella speranza di vedersi dal vivo in futuro. Gli ostacoli le avversità le frustrazioni pure….
essere homeschooler non significa rinchiudersi dentro quattro mura, ne i figli ne i genitori!
Grazie Daniela! Se ne hai tempo e voglia, ci dici come suddividete i compiti tra mamma e papà? Lavorate a turno entrambi?
Dopo 4 mesi di 1° classe primaria in una scuola privata di metodo montessori, siamo tornati alla nostra originaria idea di fare homeschooling.
La scuola è stata per mio figlio un esperienza devastante, in 4 mesi aveva cambiato carattere ed era diventato l’ombra di se stesso, avevo un filgio felice e molto allegro e socievole e mi ritrovavo un turbato, isterico e intrattabile 6 enne in preda a incubi e frustrazioni.
Come genitori abbiamo pertanto deciso che era giusto riappropriarci del nostro diritto costituzionale di “impartire” personalmente l’educazione a nostro figlio.
Adesso siamo in fase Unschooling, ovvero, dopo un mese di totale relax durante i quale nostro figlio si è “disintossicato”, oggi seguiamo i suoi imput (che spesso si traduce in gioco, gioco, gioco, nessun programma prestabilito sulla falsa riga di quelli ministeriali, ancora non si legge quasi niente, però giriamo il mondo col mappamondo e internet, osserviamo il cielo, studiamo il sistema solare, osserviamola la natura, studiamo anatomia e fisiologia di alcuni animali che ci sono vicini e nel mentre percepisco che l’esigenza di imparare a leggere si fa sempre più sentita. quando arriverà la domanda “mamma mi insegni” a leggere allora riprenderemo in mano abbecedario e sillabario, fino ad allora continueremo solo a sillabare qualche parola di nostro interesse e scrivere il nostro nome e i giorni della settimana.
Anche la matematica viene lasciata alla libera iniziativa di nostro figlio, qualche volta gioca coi regoli, con l’abaco o con dei libretti specifici ma nulla di programmato, è tutto un giocare senza aspettative o pressioni di alcun genere.
4 pomeriggi alla settimana sono dedicati alle attività sportive e ai laboratori creativi con altri bambini, negli altri pomeriggi si improvvisa, a volte gioco libero coi bimbi vicini di casa, altre volte scambi di visite con altri homeschooler coetanei bilingue, ma anche lunghe e salutari passeggiate in campagna (tempo permettendo).
Aspettiamo la fine della “stagione dei monsoni ” per riprendere a viaggiare e scoprire il mondo intorno a noi.
Non abbiamo fretta di bruciare le tappe perché siamo consapevoli, come ha detto John Holt, che alla fine, tutto il lavoro “pesante” di apprendimento della scuola primaria (leggere, scrivere, fare di calcolo) si riduce a 300 ore di lavoro, quindi perché stressarsi?!
🙂
Cosa abbiamo perso: ritmi frenetici insostenibili, levatacce faticose e stressanti.
Cosa abbiamo guadagnato: felicità, serenità e pace, fare le cose per passione non per obbligo
Bravissima Cristina, le riflessioni del tuo post sono semplicemente meravigliose e non necessitano di alcun ulteriore commento, riassumono perfettamente l’essenza dell’home-schooling e unschooling (noi abbiamo due bambini, ed il percorso che stiamo seguendo può essere definito “ibrido”, forse leggermente più inclinato verso l’unschooling).
Traggo spunto dalla tua citazione per aggiungere un piccolo consiglio a chi segue questa discussione: leggere i libri di John Holt (io e mia moglie abbiamo letto “how children learn” e “how children fail”)! Personalmente dal punto di vista della lettura li ho trovati un po noiosi perchè strutturati come “diari” (l’autore analizza e annota in maniera quasi maniacale comportamenti e atteggiamenti quotidiani di diversi bambini), ma dal punto di vista sostanziale sono testi assolutamente illuminati e illuminanti!
A me questo spaventa tanto. Parlo solo come persona, non in assoluto. Mi spaventa il futuro dei bambini: già adesso con la Laurea non si trova lavoro. Da grandi cosa faranno senza titolo di studio, senza certificazioni, senza stage scolastico? Questo penso sia ciò che mi spaventa maggiormente. Tu ci pensi mai?
Essere homeschoolers non vuol dire non avere i titoli di studio! Noi per esempio abbiamo sostenuto a giugno l’idoneità alla classe seconda e faremo quest’anno l’idoneità alla classe terza.
E comunque la tua stessa frase ti dovrebbe far riflettere: perchè i laureati non trovano lavoro? Perchè ce n’è meno di 10 anni fa ok, ma vogliamo parlare della totale estraneità al mondo del lavoro che hanno i neolaureati a meno che non abbiano loro stessi nel tempo extrascolastico coltivato qualche passione o fatto qualche esperienza aggiuntiva…devo ricordarti qualche bell’immagine che ci hai dato con i tuoi colloqui di lavoro?
Ciao, sono un papà e facciamo homeschooling a nostra figlia, le materia accademiche ce le “dividiamo” con mia moglie, tutto il resto dell’apprendimento avviene in modo naturale, seguendo la curiosità della bambina. Noi seguiamo il programma ministeriale e approfondiamo laddove vediamo più interesse e a fine anno sosteniamo l’esame come privatisti. Per il discorso titoli di studio non è che ci si laurea semplicemente perché si è andati a scuola, a quest’ora l’Italia sarebbe dovuta essere la patria dei laureati 😉
Per Mamma Felice: vorrei anch’io ricordare che fare home-schooling o unschooling non significa non conseguire titoli di studio (mi aspetto che i miei figli un giorno andranno all’università…).
Il punto centrale, secondo me, è che andrebbe interrotto questo meccanismo perverso che ci porta a pensare la formazione come una cosa “altra” rispetto alla vita; dovremmo invece capire che vita e formazione altro non sono se non la stessa cosa; che la formazione di un individuo non termina mai; che una laurea è solo uno dei tanti passi (peraltro un diploma o una laurea certificano una formazione solo “accademica”, non come essere umano); che un medico o un avvocato non diventano tali quando o perchè hanno conseguito una laurea, ma progressivamente durante l’intera traiettoria della propria esistenza!
Porto un piccolo esempio personale: come ho scritto in altri post, gestisco un camping sulla Riviera Romagnola, e in questi anni mi è capitato di tanto in tanto di dover assumere nuovo personale e quindi fare dei colloqui; ebbene, non ho mai dato particolare peso al titolo di studio, ma solo a cosa suscitava in me chi avevo davanti: l’empatia, la capacità di relazionarsi serenamente e positivamente, una certa curiosità verso il mondo e la vita, l’aver fatto esperienze realmente formative (che so: aver girato un po il mondo o praticare qualche disciplina artistica…), eccetera.
P.S.: Tutto ciò non toglie che il problema dei laureati (e non solo…) che non trovano lavoro è realmente drammatico, ma questo è un altro discorso, che andrebbe trattato in altra sede.
Ma io sono d’accordo: noi cerchiamo un programmatore e il titolo di studio non ci importa per niente.
Ma la mia domanda era differente: e da grandi, che lavoro faranno gli homeschoolers? Per esempio alcune carriere saranno probabilmente difficili, ovvero quelle in cui il titolo di studio serve per forza: medici e infermieri, avvocati, farmacisti, piloti di aereo, ingegneri…
Io se si tornasse a un vero sistema di artigianato sarei più che contenta: mancano i calzolai, i sarti, i programmatori, i panettieri, i macellai… magari si tornasse a ‘fare bottega’!
Però è inevitabile che si tratterebbe proprio di una scelta professionale diversa.
Ma sai, ripeto: essere home-schooler non significa essere “marchiato a fuoco” tutta la vita: magari i miei figli un giorno si iscriveranno all’università e alla fine conseguiranno una laurea uguale in tutto e per tutto a quella degli altri ragazzi… E allora sotto questo aspetto cosa sarà cambiato? Avranno semplicemente seguito un percorso diverso per arrivare al medesimo risultato, ma in questo modo mi piace pensare che avranno anche visto altre cose, colto altri aspetti, percepito e assaporato altre prospettive… Se devi andare da Bologna a Milano la via più “automatica” è certamente imboccare l’autostrada, ma perchè non percorrere una statale e godere dei suoi punti di vista differenti, o magari fare una deviazione verso Venezia o Torino?!?
Sulla tua (beninteso: legittima e condivisa) preoccupazione in merito al corto circuito creatosi tra laurea e posto di lavoro, ti propongo di seguire un certo Ken Robinson, personaggio davvero straordinario (il suo sito è “sirkenrobinson.com”). Intanto ti metto qui due link relativi a suoi interventi, assolutamente da non perdere:
1) http://www.youtube.com/watch?v=SVeNeN4MoNU&feature=share
2) http://www.youtube.com/watch?v=K3uXSYQWAwA&feature=share
Ciao e buona visione!!!
Noi siamo ancora all’inizio di questo meraviglioso viaggio ma la nostra scelta l’abbiamo già compiuta e direi che per cambiarla deve succedere un cataclisma o i figli di chiedano di andare a scuola (scelta che dirigeremo verso una scuola parentale qui vicino). Abbiamo due figli il più grande prossimo ai tre anni che dal niente mi ha chiesto di contare, ha proprio detto “mamma contiamo?” Da dove abbia scoperto il termine non ne ho idea. Una piccolina di un anno che h a già sviluppato una manualità fine che ci lascia spesso di stucco ed un terzo in arrivo…
Come si possa salvare la scuola pubblica o privata io non lo so, oggi più che mai. Comprendo il non avere alternative ma portare la scuola come esempio di crescita sana fisica (otto ore chiusi in classe di inverno ed primavera?) e sociale (socializzare con 20persone tutte della stessa età?chi di noi adulti vive un contesto del genere?) e psicologica (i voti e i giudizi che deprimono e mettono ansia ad ogni studente senza contare gli standar dentro cui devi stare se no ci sono problemi da indagare).
Potrei aggiungere ricreazioni dove i bambini vengono lasciati giocare con PS portatile, le insegnanti fumano, totale disinteresse per le vere esperienze che fanno i bambini (provate adire alle maestre che fate un viaggio di un mese con tutta la famiglia l’unica preoccupazione sarà che il bambino rimane indietro sul programma e non si interesseranno ne prima ne dopo di quanto imparerà, di cosa vedrà ecc)
Tutti a decantare il problema socializzazione e poiè giustamente l’unico aspetto non valutabile. E come potrebbe? Se fosse vero che a scuola si impara a socializzare non avremo problemi nella società. Forse è più vero che tutto lo imposta la famiglia e più te ne lavi le mani più casini succedo.
Noi per ora abbiamo guadagnato tanto tempo insieme, tempo lento così determinante per i bambini (i tempi dei bambini a scuola sono rispettati? Parliamone!) la libertàdi tante ore all’aria aperta, la libertà di andare al mare d’inverno, di giocare a tempo perso come è normale per un bimbo. Milioni di attività legate alle stagioni periodi feste dell’anno.
Cosa abbiamo perso per ora ? Corse,corse,stress,incastri,costi molto più elevati,tanti piccoli ripieghi per gestire bimbi piccoli costretti a tempi ed orari da adulti. Sinceramente ne facciamo a meno.
Comprendo il pensiero del tempo per noi, ma sapersi dare dei piccoli spazi se c’è bisogno è un buon passo di conoscenza. Per quanto mi riguarda succede due volte l’anno enon perchè non si possa maperchè fareciò che faccio mi piace come mi piaceva il lavoro prima enon ho bisogno di evadere. Poi i momenti di fatica ci sono estaccare quel mezzo pomeriggio da occasione in più di vedere i nonni l’amico ecc…
Ho seguito molti bimbi nei compiti come baby sitter e la quantità di tempo che passano sui libri è inversamente proporzionale a quanto imparano. Otto ore per 5giorni per 5anni ed alla fine non sai scrivere veramente e non sai fare una operazione per intero. Quante energie sprecate, quando in una sola mattina a fare spesa con mamma e papà potresti leggere sommare sottrarre e moltiplicare senza sforzo e fatica. Tutto molto naturale. Imparare è un imprinting dei bambini non serve insegnarli. Serve mettersi a disposizione delle loro domande curiosità sogni attitudini ecc… È un cammino che fa tutta la famiglia ed il bello è proprio questo si cresce insieme e stare insieme è bello e più è bello più hai vogli di starci. Non conosco nessuno che abbia abbandonato l’hs perchè non piace, conosco invece solo bambini che dicono che non gli piace la scuola e genitori che si lamentano chi più chi meno.
Elena ho compreso il tuo discorso.
Vorrei però aggiungere che non è detto che la scolarizzazione sia così come la indichi, fatta di stress, di corse per essere in orario, di socializzazione forzata, ecc…
In tutti i tipi di vita, bisogna fare delle scelte consapevoli.
Mia figlia va in prima elementare alla scuola pubblica, e noi abbiamo fatto delle scelte di vita importanti, per avere un certo equilibrio.
Abbiamo scelto di lavorare per conto nostro per avere orari flessibili, abbiamo un ufficio a 800 metri dalla scuola, Dafne fa solo 27 ore e quindi il resto dei pomeriggi sta a giocare in ufficio o con la nonna o fa sport, ci siamo trasferiti in un paesino vivibilissimo e dai ritmi lenti, eccetera.
Questo per dire che secondo me non è nemmeno verissimo che la scuola (pubblica o privata) sia un covo di disperati e stressati. Dipende tutto dalle scelte delle persone, dal posto in cui decidi di vivere e da come vuoi vivere. 😉
per il discorso socializzazione:
io sono a casa (non per scelta) e sono sempre sola, fino a quando non recupero la bimba al nido.
vado a fare la spesa una volta a settimana al super sotto casa (risparmio tempo e soldi ed è buono) e una volta a yoga e per il resto sto in casa. da sola.
tendo a essere chiusa (e vedo in mia figlia qualcosa di simile) e vivere in una grande citta non aiuta.
capisco l’idea dei bimbi che non sono chiusi a scuola e quindi “nel mondo”, ma in effetti io stessa non sono davvero “nel mondo”, viviamo ognuno nel proprio appartamento con i propri ritmi.
potrei andare tutti i giorni con lei a comprare il pane ma scambieremmo forse due parole con il panettiere e basta.
mi chiedo: questi bimbi che fanno homeschooling hanno degli amichetti del cuore? dei riferimenti affettivi fuori dalla famiglia?
da noi i bambini appaiono nei parchetti solo dalle 16.30 quando è bello e quando chiudono le scuole scompaiono.
per la nostra realta’ temo finiremmo per isolarci (ancora di piu).
magari se fossimo in un paese/piccola comunita e i bimbi potessero girare piu liberamente, penso alle vecchie case di campagna con cortile in mezzo e un modo piu’ comunitario di vivere..
Be ma conoscendo la realtà ci si organizza. Ovvio che il discorso socializzazione assume un altra forma. Noi siamo iscritti a una ludoteca dove abbiamo un giorno fisso di presenza ci sono i figli di amici il gruppo in parrocchia gli amici più stretti del parco. Siamo stati chiusi in casa per bronchiti e malanni un mese. Tornati al parco il figlio più grande ha incontrato l’amico con cui ha legato di più e nel giro di poco tutto è tornato come prima. Considerando l’età la reputo un’amicizia del cuore che si modificherà forse nel tempo per circostanze di vita. Uno conoscendo il luogo in cui vive cerca ambienti per ottemperare e far crescere anche questo aspetto e mettersi lui in gioco per primo. Anche la ludoteca per me è un posto nuovo non le avevo mai frequentate, forse non c’erano quando ero piccola, e mi mette in gioco. C’è la si può fare. Il bello è che tutto è sempre in evoluzione crescono i bimbi si modificano le cose giorno dopo giorno.
Io vi confermo che la vita della città e del paese è nettamente diversa. Non c’è storia. Dopo Bologna, adesso Mappano è un’altra cosa: ritmi lenti, persone che si conoscono, una famiglia allargata, una grande rete sociale.
Magari potrebbe essere una indicazione utile, quella di scegliere anche paesi più piccoli, o dove esistono già comunità di homeschoolers, per affrontare insieme questo percorso.
sarebbero interessanti testimonianze di ex home schooler, che poi sono entrati nell’istruzione classica come superiori o universita o addirittura il mondo del lavoro.
mi chiedo come si approccino con le scadenze o il fare per “senso del dovere” (anche se non piace) o la disciplina richiesta dallo stare seduti ore ad ascoltare qualcuno che spiega (o anche una riunione di lavoro) e se tutto sommato siano cose che servono…
(certo non in tutti i lavori)
Anche a me questo interesserebbe molto. Adesso che ho un’azienda e mi ritrovo a fare colloqui, e vedo come già gli studenti abbiano scarsa preparazione specialistica (intendo proprio specialistica, di scuole tecniche), mi interesserebbe molto affrontare questo tema dal punto di vista del futuro lavorativo.
Gli americani sono alla seconda generazione di HS e i francesi alla sesta. Significa che gente istruita a casa si è inserita nel mondo del lavoro università eccc..e qualcuno ha ri compiuto la stessa scelta per i figli. In particolare leggevo un articolo di quelli americani che sono preferiti dalle università per la capacità di adattamento e risoluzione dei problemi.
è tutto bello bellissimo, forse troppo per me.
ricordo quando ero neomamma (quasi esaurita) e leggevo solo di mamme innamorate dei propri figli che parlavano ad es. dell’allattamento come della cosa piu gratificante e intima del mondo.
ho allattato 14 mesi: all’inizio fantasticavo di essere altrove (mi sentivo in ostaggio, allattavo 16-18 volte nelle 24h…), intorno ai 2-3 mesi ha iniziato a guardarmi innamorato, e poi a guardarsi in giro e farsi i fatti suoi (e sono arrivati i dentini a 5 mesi). verso la fine è diventato più un momento nostro. nel frattempo non dormivamo ne’ di notte ne’ di giorno, e mi sono esaurita del tutto.
questo per fare un esempio, ma per me è stato difficile e faticoso avere un neonato, seppure veda mie amiche innamorate e felici, ognuno ha la sua storia.
già mi vedo partire con idee meravigliose sull’homeschooling e scontrarmi con la mia e nostra realtà, e aspettative deluse e tensioni per tutti…
Avere un neonato è un’esperienza faticosa e difficile per tutti credo, c’è un lato bello e uno terribile, in cui ci sono notti insonni, fatica fisica, solitudine, cambiamento improvviso di abitudini e sicurezze, ecc. Molto dipende dagli aiuti familiari a cui hai accesso, dalla condivisione o meno con il papà (non solo a livello pratico, intendo condivisione nella crescita dei figli in generale), anche dalla situazione preesistente.
Io ho vissuto il lato terribile quando avevo il mio piccolo appena nato che non dormiva più di mezz’ora di seguito e la più grande di 2 anni che non andava al nido e forse in quel periodo se mi avessero parlato di scuola familiare mi sarebbero venuti i capelli dritti!
Ho vissuto anche il lato bello con le coccole del lettone, gli sguardi dolci, gli abbracci delle manine paffute e tutte le altre cose.
Io ora ho piacere di stare con i miei figli, non sempre certo, ma in linea di massima stiamo bene insieme, ci divertiamo, abbiamo armonizzato i ns tempi/ritmi di vita e loro sanno che mamma non può essere SEMPRE e immediatamente disponibile.
Avere troppa aspettativa è deleterio, l’ho detto in un altro commento, l’homeschooling non è tutto rose e fiori, essere genitori non è tutto rose e fiori, è un percorso meraviglioso e impegnativo, dove incontri i tuoi limiti più alti e quelli più bassi, le tue insicurezze, le tue resistenze al cambiamento, a volte incontri la tua infanzia.
Con l’homeschooling è solo tutto più intenso, più concentrato, più libero e più “amplificato”, la cosa bella è che puoi sempre cambiare direzione se lo desideri o fermarti a riflettere o anche tornare indietro se ti sei persa qualche pezzo per strada, cosa molto più complessa se vai a scuola in cui la partecipazione dei genitori in termini di confronto è spesso molto carente.
basandomi sulla mia esperienza personale, devo dire che sono completamente contraria a questo tipo di insegnamento. sicuramente una “buona fetta” del mio pensiero è dovuta al fatto che ho cresciuto mio figlio da sola, senza il supporto del padre che si era volatilizzato, perciò anche l’idea di fargli da maestra (oltre che da madre/padre/cuoca/accompagnatrice/bancomat)mi avrebbe sconvolto. Ricordo con terrore la prima elementare, quando Matteo pensò bene di ammalarsi e stare a casa per quasi due mesi proprio mentre i suoi compagni di classe imparavano a leggere. Impossibile per me fargli apprendere queste nozioni fondamentali, tanto che alla fine ho dovuto fargli prendere ripetizioni (in prima elementare!!!).
Sono comunque contraria perché poi i bambini si devono scontrare con il mondo in cui viviamo. Molto bello insegnare a coltivare l’orto, la pittura e tutto il resto. Per quanto anche a me piacerebbe uno stile di vita più rilassato, più genere “Soulemama”…non si può fare, non esiste oppure è praticabile solo da un piccolo gruppo di persone.
Inoltre non sono mai riuscita a considerare mio figlio come un’estensione di me stessa, ma come un essere separato. Non mi piace in generale l’idea di essere la sua insegnante perché, volente o no, potrei trasmettergli solo le cose che piacciono a me. Mio figlio ha 21 anni ora, anche a me dispiaceva vedere le sue frustrazioni scolastiche, la rabbia contro le maestre, mi stringeva il cuore svegliarlo presto alla mattina per farlo andare a scuola, magari in una classe fredda o sporca; la disorganizzazione, la burocrazia scolastica mi hanno fatto più di una volta arrabbiare da matti anche a me.
Scusate se dissento in questo modo, ma la penso così. Anche se è veramente interessante leggere le vostre esperienze.
Posso intanto approfittare per dirti grazie per il tuo commento?
certo, ma anche io posso solo dirti che ringrazio te, semplicemente, con il cuore. perché grazie a questo angolino che per me è di casa, posso leggere e a volte confrontarmi con le mie esperienze. vent’anni fa mi consideravano una mezza pazza come madre, ma sono sempre andata avanti con le mie idee. A me fa tanto piacere vedere diversi modi di educare i figli, e anche riconoscere quelli che sono stati i miei errori in passato…..magari un giorno riuscirò pure a fare la lista della spesa!!! In quel caso vengo a Mappano e ti offrirò una cena!
Rispetto la tua visione ma non sono d’accordo su questo
“Sono comunque contraria perché poi i bambini si devono scontrare con il mondo in cui viviamo. Molto bello insegnare a coltivare l’orto, la pittura e tutto il resto. Per quanto anche a me piacerebbe uno stile di vita più rilassato, più genere “Soulemama”…non si può fare, non esiste oppure è praticabile solo da un piccolo gruppo di persone.”
io credo che ciascuno costruisca la sua realtà, come diceva Barbara più sopra, ognuna fa le sue scelte, noi anche abbiamo fatto scelte precise per andare nella direzione in cui desideriamo, non è stato sempre semplice e non sempre la visione era chiara ma di una cosa siamo sempre stati certi, desideriamo una vita semplice, felice e appassionata e ci impegniamo giorno per giorno per costruirla.
Spesso mi si dice “adesso li abitui ad essere felici ma poi si scontreranno con il mondo reale” come se invece il mondo reale fosse solo brutto e cattivo, come se il lavoro fosse solo dovere, come se essere rassegnati sia l’unica strada, abbiamo perso di vista l’obiettivo principale di ogni genitore, che i propri figli siano felici
no..il mondo reale non è brutto ne cattivo, per carità e non potrei mai trasmettere a mio figlio l’idea che il lavoro sia solo un dovere, proprio io che adoro il mio lavoro!
Ti faccio un esempio banale, banalissimo per chiarire meglio la mia “visione”: fin da quando era piccolo ho sempre cercato di rendere mio figlio indipendente, quando aveva 3 anni lo spedivo in campeggio da solo – ovvio era una struttura pensata apposta per i piccolissimi – verso i 6/7 anni lo “caricavo” in aereo e da solo (con supporto delle hostess ovviamente) andava in calabria dalla nonna. Insomma…piccoli passi fatti apposta per renderlo il più indipendente possibile. Adesso a 21 anni Matteo riesce a destreggiarsi in giro per l’europa da solo (pur con qualche disastro..perdita di aerei, soldi..ecc.) lo scorso anno è stato in messico per due mesi lavorando in un bar, ha fatto volontariato in un orfanotrofio in Bosnia, insomma gira parecchio. Anzi ti dirò di più, ha scelto di fare l’interprete all’università proprio per continuare a esplorare il mondo. Io ho sempre pensato che far uscire i figli ed insegnarli a non avere paura di vivere in ogni posto e con chiunque sia la cosa più giusta da fare, ho sempre voluto che non considerasse sua madre come un punto di riferimento perché quella è la sua vita. forse la mia non è esattamente una visione “materna” ma mi è sempre sembrato giusto comportarmi in questo modo.
pardon…avevo spinto il tasto invio troppo presto
volevo terminare: credo che con l’homeschooling si crei un legame troppo intenso tra genitori e/o mamme e figli e non mi sembra una buona premessa per rendere indipendente un bambino. questo ovviamente è solo il mio pensiero e la visione che ho io dell’essere genitore.
premetto che i miei figli frequentano la scuola steineriana per cui non penso che scegliere qualcosa di “diverso” per i propri figli sia sbagliato. come si fa hs con 3 o 4 figli ?, io ne ho due e non riesco a metterli d’accordo nemmeno per preparare i biscotti insieme 😀 hanno interessi e tempi diversi, davvero diffili da conciliare per le attivià quotidiane mi verrebbe difficile organizzare attività formative. credo però sia un’ottima scelta per sostituire i primi due anni di elementari, dove quello che imparano è relativamente poco e magari molto utile per quei bambini che fanno fatica a concentrarsi e a stare fermi (cioè una buona parte dei bambini sani 😉 ) per dare loro più tempo e gradualità. oltre i primi anni di elementari credo però che il confronto con il gruppo classe serva, aiutarsi l’un l’altro tra bambini diversi dai propri fratelli, capire e accettare le diversità senza la mediazione continua dei genitori sono cose che richiedono un rapporto continuativo e quotidiano che non può essere lasciato alla frequentazione occasionale ed estemporanea di occasioni ricreative e didattiche.
Bellissimo articolo!
Io sono mamma di Manuel, che ha 7 anni ed è homeschooler ufficialmente da quest’anno. Noi facciamo parte della categoria “famiglie che hanno avuto problemi con la scuola” 🙂 il desiderio più grande di mio figlio era di non doverci andare più. Abbiamo avuto un’esperienza fallimentare il primo anno di scuola materna,quindi io e mio marito decidemmo di ritirarlo senza finire l’anno e di non mandarlo più.
Alla soglia dei 6 anni abbiamo iscritto Manuel a scuola, la classe era la stessa della materna, stessi compagni, maestre nuove. Un inferno. Urla, bambini piangenti, bullismo durante la ricreazione, punizioni, l’ora alternativa all’ora di religione inesistente (bambini parcheggiati nelle altre aule col rischio di disturbare le lezioni o messi a disegnare nell’aula insegnanti).
Mortificazioni.
Mi sono sentita dire che mio figlio era un bambino molto intelligente, molto avanti nella lettura (la sua maestra di italiano lo mandava a leggere in quinta come esempio) ma che faceva una certa fatica a restare nei confini delle regole scolastiche. Mi rimarrà impresso per sempre il primo colloquio in cui la maestra di matematica si mise le mani nei capelli dicendomi “signora, ma si rende conto? mi ha colorato l’albero di blu! non va bene”
Abbiamo fatto una gran fatica per ridargli autostima e convincerlo che i suoi disegni vanno benissimo, e i suoi colori anche. Da quando siamo homeschooler, non passa giorno che non disegni, legge tanto, tantissimo, e di tutto. Ci sono cose che non gli piacciono proprio, e allora le rimandiamo per tempi migliori 🙂
Mio marito si occupa della parte scientifica, nel tempo libero: finora hanno studiato rocce, vulcani, terremoti, un po’ di astronomia,informatica e altre cose del genere.
Io seguo un po’ il programma della sua ex-classe, ma il più delle volte lo lascio libero.
Una cosa che ci piace molto è il gioco del maestro: lui mi insegna delle cose che io ignoro completamente (per esempio l’argomento “dinosauri”), mi legge i suoi libri e poi mi interroga, è molto divertente!
Chiedo scusa se mi sono dilungata troppo, e ringrazio di questo spazio dedicato all’homeschooling, argomento che mi sta molto a cuore 🙂
ciao a tutti, questo articolo e tutti i commenti sono veramente di una ricchezza stravolgente. grazie
Io sono una mamma che è entrata nel percorso hs perché mio figlio me lo ha chiesto all’età di 9 anni quando ha saputo, ascoltandomi parlare al telefono, della possibilità di fare una scelta del genere. Io ero molto perplessa, ma quando lui mi ha fatto capire quali erano le cose che lo spingevano a questa scelta, ci siamo fatti insieme, tutta la famiglia una riflessione di 6 mesi(tempo per finire oramai la quinta elementare) per osservare i guadagni e le perdite che avremmo avuto prendendo questa strada, che come molti hanno espresso benissimo, ti cambia la vita. Il primo anno è stato diverso da quello che mi immaginavo, perché abbiamo dovuto affrontare la morte improvvisa di un familiare, il nonno, che ci ha molto appesantito, ma anche aiutato a vedere tanti aspetti della vita che prima erano sentiti in modo più superficiale. Il primo anno nel quale mio figlio è cresciuto ben 35 cm è stato di grande riposo, disintossicazione, dove lui si chiedeva ma è così che imparo? in modo rilassato? incredulo ma felice. Essendo inorridito dal contatto con i libri, abbiamo iniziato un percorso di ricerca stimoli d’interesse e apprendimento in internet e da lì poi è stato lui a riprendere con entusiasmo anche i libri. Certo alcune cose che pensavamo di poter condividere con altre famiglie, purtroppo non lo si è potuto fare perché lontani fisicamente. Ma comunque è diventato amico fraterno di un ragazzo della sua età che nello stesso anno aveva deciso di intraprendere hs, e con i vecchi amici è riuscito a mantenere una buona relazione ed anzi a svilupparla e approfondirla, forse proprio perché non saturata dall’ambiente scolastico. Poi però essendo in procinto di trasferirci in altra regione, mio figlio riflettendo, ha pensato di ritornare a scuola per conoscere i ragazzi del paese dove ci saremmo trasferiti. Per cui ci siamo preparati per l’esame d’idoneità dei due anni fatti come hs, è riuscito a passato l’esame, devo dire aiutato dagli insegnanti della scuola, e si è inserito nella scuola del paese. Con enorme stupore per lui… in realtà ora è molto amico di ragazzi che non vanno a scuola con lui, mentre non esce assolutamente, anche se ha una buona relazione amicale nei piccoli momenti in cui possono esprimerlo (10 min ricreazione e 1 ora due volte alla settimana dopo pranzo), con quelli con cui passa varie ore al giorno di scuola. Con lui sto cercando di rivalutare tutto il percorso per integrare tutti i cambiamenti in modo interessante e nonostante le difficoltà piano piano sento che ci stiamo riuscendo. Vivere non è sempre facile, anzi, sopratutto quando si vuole vivere in modo nonviolento. Ma è meraviglioso. un abbraccio a tutti e ancora grazie
Laura è una storia interessante la vostra.
mi lascia perplessa pero’ l’espressione:
“Per cui ci siamo preparati per l’esame d’idoneità dei due anni fatti come hs, è riuscito a passato l’esame, devo dire aiutato dagli insegnanti della scuola, e si è inserito nella scuola del paese”
da cui intendo che per rientrare nel percorso scolastico sono serviti gli insegnanti…