Lettera aperta al Ministro Gelmini

Pubblicato il 30 Aprile 2010 da • Ultima revisione: 20 Marzo 2015

Caro Ministro Gelmini,
scrivo questa lettera aperta (che probabilmente lei non leggerà mai), perchè oggi vorrei raccontare un aspetto della mia vita di madre, o meglio, di mammafelice, che voglio condividere ad alta voce con lei e con tutte le persone che transitano su queste pagine.

Mi sento in dovere (o in diritto?) di farlo, nonostante oggi mia figlia abbia 39 di febbre e non stia bene, e reclami la mia vicinanza, perchè come madre mi sento (a torto?) chiamata in causa.

Oggi ho letto, sul Corriere, le sue dichiarazioni in merito al Congedo Obbligatorio di Maternità, e precisamente:

Ha seguito le polemiche per le sue dichiarazioni sul fatto di potersi permettere un rientro così rapido, a differenza di altre donne meno fortunate?
La gravidanza è una cosa unica, è proprio come dicono. Uno stato di beatitudine che dà una forza incredibile, che non conoscevo. Ti senti più forte di prima. Anch’io, come la D’Amico, ho più facilità di altre donne a tornare subito a lavorare senza trascurare mia figlia. Ma non vuol dire non essere una buona mamma, dovrebbero farlo tutte.

Però le donne normali che lavorano dopo il parto sono costrette a stare a casa.
Lo giudico un privilegio.

Un privilegio? Non è un diritto?
Una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici.

Caro Ministro, il Congedo di Maternità è un diritto, in Italia, e non un privilegio. Si chiama infatti Congedo di Maternità Obbligatoria, e se il datore di lavoro non lo rispetta, può subire una condanna penale: questo è infatti quanto riportato sul sito dell’INPS e quanto riportato sui moduli ministeriali:

Come è possibile, a fronte di queste informazioni che io conoscevo (sto sbagliando?), che lei torni al lavoro dopo 10 giorni? Come è possibile che, a qualunque madre italiana (persino quando purtroppo il figlio non sopravvive al parto) sia impedito di tornare al lavoro prima della fine del congedo obbligatorio, e lei invece possa farlo?

Il vero privilegio, caro Ministro, in Italia, è quello di poter SCEGLIERE che tipo di madre essere: ed è un privilegio che purtroppo le mamme normali come me molto spesso non possono avere.
Perché le aziende non sono flessibili, perchè non esiste il telelavoro, perchè quando rientri in ufficio molto spesso non trovi più nemmeno la tua scrivania, perchè quando chiedi un aumento ti viene detto che ‘hai dedicato troppo tempo alla vita personale’, o perchè, molto più semplicemente, come è accaduto a me, il lavoro lo perdi appena rimani incinta.

Il vero privilegio, caro Ministro, in Italia, è poter SCEGLIERE. Scegliere se tornare al lavoro, scegliere se fare la madre a tempo pieno, scegliere se mandare tuo figlio al nido (naturalmente se c’è posto in graduatoria), scegliere se lasciarlo ai nonni, scegliere se allattarlo, se non allattarlo, e così via…

Io non discuto sul MODO di essere madre, ma sull’impossibilità di scegliere liberamente che tipo di madre essere. Ognuna di noi.

Sono felice per la sua maternità, e le auguro un gran bene.
Come madre di una figlia femmina, mi auguro invece di trovare più Ministri-Mamme che mi rappresentino, in futuro, e che mi aiutino ad insegnare a mia figlia che dobbiamo lottare sempre per esprimere la nostra dignità come donne, madri, mogli e lavoratrici, senza per forza rinunciare ad essere ciò che siamo, in nome di un privilegio che non avremo mai.



Commenti

111 Commenti per “Lettera aperta al Ministro Gelmini”
  1. anna

    Raggelante…
    ho vissuto questi ultimi giorni felicemente lontana dalle uscite dei nostri ministri della Repubblica ed ora fatico a dirigere l’indignazione dallo stomaco alle dita sulla tastiera.
    Cara Barbara, hai un autocontrollo ammirevole, io avrei gridato una mail tutta maiuscola indirizzata all’ignoranza del ministro riguardo al vocabolario di base per un “servitore dello Stato” (!)
    Sa di cosa parla quando associa “privilegio” al momento più delicato della vita di un essere umano?
    Dando per scontato che non le interessino i diritti delle donne disoccupate, precarie, sottopagate che non possono sposare uno dei figli del Primo Ministro, o lavorarsi il “Papi” direttamente, ha una vaga idea, la neo mamma, dei bisogni primari di un bambino e di chi lo ha messo al mondo?
    Penso che la protesta non debba fermarsi qui, cercherò qualche gruppo di pressione ed intervento.
    Come ogni domenica, dopo Report o presa diretta, provo il fortiismo impulso a cercare lavoro in Francia (Claudia, prima o poi arriveremo!)
    per far crescere le mie figlie nel paese della presa della Bastiglia,
    ma un masochistico amor patrio mi spinge a restare e provare ad oppormi alla metodica distruzione civile e morale del mio paese.
    Per fortuna mio marito è camerunese e mi aiuta a vedere le cose con uno sguardo più distaccato.
    Per fortuna ci siete tu e le altre supermamme a darmi ancora fiducia nella forza e nella gioia vera dell’anima delle donne italiane.
    Un bacione e grazie di tutto.
    Anna

  2. Brava Barbara condivido tutto ciò che hai scritto e il modo in cui lo hai scritto. Hai perfettamente ragione, non è in discussione il modo di essere madre, ma non avere la possibilità di scegliere liberamente che tipo di madre essere.

  3. ma…ma…non ho parole. Ho letto solo lo stralcio che hai messo tu, ma qua sinceramente sembra proprio che lei NON CONOSCA la legge….”privilegio”? “ci vuole ottimismo”? Ma di cosa stiamo parlando?

  4. spezzo una lancia per la povera figlia della gelmini, poverina, già a 10 giorni non aveva la sua mamma accanto 24h su 24 e lei proprio non ha colpe.

    ricordiamo che siamo tutte diverse, sia lodato il congedo di maternità obbligatorio, però se una dopo questo periodo sente che a casa impazzisce e deve tornare a lavoro non è una cattiva madre per questo. La cosa che rende brutta la situazione è che una non può scegliere in che modo lavorare, o le 8 ore o nulla. Che ne so, un part-time? nidi nei posti di lavoro? Come accade in molti posti europei dove il tasso di lavoratrici madri è altissimo e anche il numero dei figli.
    una donna con figli è mal vista dalla società del lavoro
    un uomo con figli è meglio rispetto a uno senza perchè padre di famiglia, ha messo la testa a posto, che bravo, bla bla bla
    Ma dove siamo finiti???

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (16 anni)

      Sono perfettamente d’accordo: per me non è sbagliato il desiderio di tornare presto al lavoro, purchè sia consentito a tutte e nelle modalità di flessibilità che in Italia mancano…

  5. Claudia

    hai ragione la parola giusta è SCEGLIERE come fare la Mamma.
    Non condivido questa mania di ostentare il proprio rientro in ufficio a pochi giorni dal parto come se le “altre” non fossero in grado…… ma stiamo scherzando io, e ringrazio mio Marito per questo, sono riuscita a fare tutta la maternità (obbligatoria e facoltativa)e quando è arrivato il momento di rientrare in ufficio la mia bimba aveva 10 mesi e non avrei cambiato nulla di quel periodo vissuto e crescendo con lei.
    Ho imparato a fare la Mamma crescendo con lei e questa è una possibilità che sia la Gelmini sia la D’Amico si stanno perdendo e rimpiangeranno sicuramente!
    Scegliere vuole dire anche, come ha fatto una mia amica avvocato (direte voi: ma lei poteva!) creare una nursery nello studio, rientrare in ufficio dopo 10gg, ma con la bimba sempre con lei… la allattata fino ai 15 mesi!

    • Ma la tua amica avvocato ha scelto di rientrare al lavoro oppure ha dovuto? Al di là del fatto che si sia potuta organizzare (e non è poco), avrebbe preferito stare a casa con sua figlia?? Lo chiedo perché ho un’amica nella stessa situazione, fa l’avvocato e non ha un contratto che le consente di scegliere. Se sta a casa, non viene pagata. Lei ha dovuto rimettersi a lavorare da subito (i simpaticoni del suo studio hanno continuato tranquillamente a chiamarla e a farla chiamare dai clienti) e dovrà rientrare nel giro di pochissime settimane…e sinceramente non le piace per niente.

      • Claudia

        lei è “avvantaggiata” perchè è la titolare dello studio insieme ad una sua amica e per necessità, sono tutte e due mamme, hanno trovato questa bella soluzione. Essendo libera professionista diciamo che è stata quasi una scelta obbligata!

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

        immagine livello
        Guru
        Mamma di Dafne (16 anni)

        A me sembra una buona soluzione! Io per esempio, lavorando da casa, ed essendo lavoratrice autonoma, ho sempre lavorato anche con Dafne piccolissima. Ovviamente i tempi erano molto ‘annacquati’, il lavoro si svolgeva in tutto relax e io mi occupavo di Dafne tutto il giorno. Ma non disdegnavo di scrivere un post o una mail mentre allattavo lei, o mentre lei dormiva. Questo non significa però che sia un privilegio, perchè se una libera professionista potesse staccare la testa del lavoro per un po’, forse lo apprezzerebbe. Insomma, il succo è sempre lo stesso: la possibilità di scegliere, ma anche la flessibilità di potersi inventare una propria dimensione maternità-lavoro senza sentirsi completamente fuori dai giochi.

  6. Ecco. Hai toccato un tasto dolente. Ma condivido la tua pacatezza e il non giudizio sulle scelte di ognuna (se si può scegliere…) quanto la disaprovvazione per chi invece giudica dall’alto (la “ns” ministra).
    Ma vorrei scrivere un post su questo argomento…Come faccio a fare Trackbacks ?

  7. Francy6

    Sono sconvolta.
    Io sn rientrata al lavoro che mia figlia aveva 7 mesi ma ho dovuto mandarla a un nido privato (di cui comunque sono stata felicissima) perchè essendo nata a luglio dovevo aspettare marzo x poterla iscrivere (e non so se saremmo entrati in graduatoria) e poi avrebbe fatto l’inserimento tra settembre-dicembre. Certo sono privilegiata no?
    (io non ho parenti disponibili e con 900 euro al mese e un mutuio da 700 potevo permettermi fior di tate).
    Lei poi ha l’ufficio in casa, io l’ho chiesto il telelavoro e mi hanno risposto picche pur facendo un lavoro che me lo potrebbe tranquillamente permettere.
    Ah un altra bella cosa: ho appena chiesto l’aumento….mi han detto no anche a quello perchè avendo un part-time ho “privilegiato la vita privata al lavoro”……
    ma cosa dovrei fare?
    partire da casa alle 7,15 (lo faccio gia), mandare la bimba a scuola (ci va gia), pagare una baby sitter che la vada a prendere alle 16,00 e tornare a casa alle 18,00 ?
    Ma certo……sono una privilegiata.
    Ho un senso di vomito a di schifo a sentire queste cose….

    una cosa vorrei dire: questi bambini saranno le generazioni di domani, speriamo che tutti se ne fuggano all’estero.

    • dai francy, capisco l’amarezza e la condivido in pieno, ma voglio lottare e sto lottando affinchè questo paese cambi perchè il bene di mio figlio non può essere all’estero, non posso pensare di crescere un bambino alla legalità, al rispetto per se stesso, per gli altri, per il mondo che lo circonda, per poi vederlo brillare lontano da qui. Non posso pensare che tutti i bimbi delle scuole che seguo con amore se ne vadano perchè non trovano la giusta collocazione.

      Voglio pensare che questa educazione “cosmica” per dirla alla montessori, aiuti i nostri figli a cambiare ciò che noi stiamo insegnando loro a cambiare: da buttare la carta nel cestino a chiudere l’acqua mentre si lavano i denti, dall’onestà alla raccolta differenziata.
      Se insegnamo loro ad arrendersi, scapperanno di sicuro.

      • Francy6

        Si è vero, ma sai a volte mi chiedo se qua in Italia sia davvero “possibile” cambiare qualcosa che non sia in peggio.
        Io sto qua solo per stare vicina a mia mamma che non si spostarebbe mai.
        Però se mia mamma si fosse spostata o non ci fosse (ma spero che viva fino a 1000 anni ovviamente) ..magari me ne sarei andata in Francia (Claudia aspettami…..).
        Io non rinuncio a lottare e ad insegnare a mia figlia l’onestà, l’ecologia etc….però l’amarezza è tanta.
        E io non mi devo sentire sicuramente una privilegiata solo perchè ho dovuto fare certe scelte obbligate.

  8. clarissa

    Bravissima, non sai che rabbia nel leggere quell’articolo, ho anche lasciato un commento sul corriere da quanto ero arrabbiata.
    Mi fa rabbia che un amadre possa dire certe cose.
    Io non mi sento una privilegiata ad aver ripreso il lavoro dopo un anno dalla nascita di mio figlio.
    L’ho fatto perchè sono una ragazza madre e dovevo e soprattutto VOLEVO stare con mio figlio e vederlo crescere.
    Ho fatto i salti mortali e li faccio tutt’ora correndo da una parte all’altra per lavorare e nello stesso tempo aver del tempo da dedicare a mio figlio.
    COME ME IL 99% DELLE MAMME,

    Cara ministro i figli sono una responsabilità e un bellissimo dono…non vanno fatti per poi farli crescere da tate e nonni…

  9. PiccolaStella

    Come ho già avuto modo di esprimere… non entro in merito al fatto di lasciare un bimbo appena nato a casa e tornare al lavoro, io non lo trovo giusto, ma questa è la mia opinione.
    Quello che mi fa incazzare e non poco è che se davvero fosse un DIRITTO, io avrei avuto la possibilità di scegliere quando l’anno scorso mio figlio è nato morto e io mi sono dovuta fare a casa i 5 mesi di maternità. Avrei VOLUTO scegliere. Invece mi hanno detto che la maternità è un OBBLIGO e quindi io sono dovuta stare a casa 5 lunghi mesi, in maternità senza bambino, con il pensiero quotidiano a non impazzire…E allora…. io sono solo una povera sfigata perchè non sono un ministro?!?!?

  10. Ciao Barbara,
    mi sento vicina a quanto scrivi e condivido le problematiche riguardo alla libertà di scelta. Per esperienza personale vedo la questione da prospettive che spesso si trascurano.
    Il congedo obbligatorio deriva da una forte tutela (giustamente) riconosciuta alla donna e di questo non si discute, ma credo che la “responsabilità” sociale di un ministro possa creare questa eccezione, quindi se qui si dice che il tornare al lavoro dopo 10gg dal parto è un atteggiamento egoistico, dico che qs ragionamento non mi appartiene.
    Dopo la seconda gravidanza mi sono dimessa da consulente informatico (3ore di auto al giorno, fuori casa dalle 7 alle 21) ma non potevo accusare il mio datore di chissà che cosa, era oggettivo che quel lavoro non poteva conciliarsi col mio nuovo status. Ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia (ho fatto anni di gavetta fuori dalla famiglia perchè volevo meritarmelo il posto di lavoro e non solo perchè ero la figlia) ma la responsabilità che mi sento addosso mi fa portare i figli in ufficio quando sono malati (senza febbre) se c’è qualcosa di urgenza, oppure a lavorare in remoto se proprio non posso uscire da casa….certamente anch’io ho la fortuna di poter scegliere…
    Quando è uscita la riforma scolastica riguardo al primo ciclo ho detto “wow finalmente viene riconosciuta la libertà di scelta dei genitori”, così potrò decidere se lasciare a scuola i miei figli per 24/27/30/40 ore. Finalmente si afferma che la scuola non è l’unico soggetto educativo ma esiste anche la famiglia. Poi mi sono accorta che i dirigenti (questo è quello che è accaduto nel mio comune) per salvaguardare i posti dei prorpri docenti si sentivano in dovere di attivare solo le 40ore (questo perchè esiste l’autonomia scolastica). Allora, dove è finita la mia libertà di scelta?
    Se rivendichiamo la libertà di scelta allora per coerenza la rivendichiamo su tutto….la libertà di scegliere in che scuola mandare i propri figli vuol dire che le scuole si valutano sull’offerta a 360gradi. Ho frequentato le superiori in una scuola libera cattolica, mai un giorno di sciopero, mai un giorno saltato di lezioni per assenza dei docenti, mi hanno insegnato un rigore e un senso di responsabilità che dovrebbere esistere ovunque. I miei figli, per il momento, frequentano scuole statali perchè ho ritenuto valida l’offerta, ma se un giorno non dovessi + ritenere valida l’offerta? Perchè dovrei sobbarcarmi i sacrifici e i costi di mandare i miei figli altrove? oltre al danno…la beffa…non potrei neppure detrarre i costi dal 730, è giusto? Però se avessi un animale, lo sapete che potrei detrarre il 19% dei costi del veterinario? A che livello consideriamo i nostri figli?
    Mi scuso per lo sfogo ma spero di aver dato una visione un po’ diversa da quella standard…il centro della questione non sono le difficoltà nei singoli aspetti della vita ma dipende tutto dal fatto che le famiglie sono “vittime” di un fisco ingiusto e iniquo. Se noi famiglie fossimo valutate fiscalmente come dovremmo tante cose risulterebbero più semplici….almeno a mio parere…
    Un saluto affettuoso
    ps: se ti interessa, posso indicare il link ad un quotidiano on line che sta facendo un inchiesta su fisco e famiglia?
    Elena

    • cara elena, scusami, ma non credo che si tratti soltanto di una questione economica, finanziara o fiscale…qui c’è di mezzo anche una questione etica e morale, che a mio parere, quando si tratta di figli, diventa ancora più importante delle considerazioni di tipo economico…

      a tal proposito… anche quello di scioperare è un DIRITTO garantito dalla costituzione italiana, per cui non so se considerare un vanto quello di aver frequentato una scuola in cui questo diritto non veniva osservato…

  11. gran post davvero!!!!! grazie grazie grazie!

  12. Non sapevo di questa intervista… ma molto poco diplomaticamente dico che la Gelmini mi sta sulle b…e fin dalla riforma scolastica, e adesso ancor di più! Prima di dar aria alla bocca bisognerebbe azionare il cervello! Perchè non prova a fare per una settimana la “donna-normale” (già dalla scelta di questo termine mi fa incazzare… e lei chi è, wonder woman?) e con uno stipendio normale (sempre se ha un lavoro … la donna-normale) e poi mi dirà! Basta…. che schifo….

  13. Arianna

    Condivido TUTTO quello che hai scritto, brava.

  14. ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhh. parole sante.
    ero davvero arrabbiata per quello che ha detto la signora gelmini. O si sceglie un lavoro che sta al di sopra di ogni cosa, o si sceglie di avere dei figli. E dedicare loro del tempo. Perchè il TEMPO è indisoensabile all’amore.

  15. Francesca

    Una lettera troppo “avanti” per una ministrA troppo indietro e retrograda quale la Gelmini….anche se non dovesse mai leggerla, anche se un blog non dovesse servire a cambiare le cose, scrivere ed esprimerci deve rimanere comunque un diritto di libertà! Grazie mammafelice!

  16. Maura

    Cara Mammafelice,
    salto la meta’ dei commenti, perche’ sono davvero tanti, ho solo avuto l’impulso di dare il mio contributo. Sono una donna di 35 anni, con due figli di 6 e 2 anni e mezzo. Vivo in Inghilterra da quasi 13 anni ed ho quindi avuto l’esperienza di diventare mamma di entrambi i bambini qui’ a Londra. Ho avuto anche io, come tutte, il classico dilemma “torno al lavoro, non torno al lavoro”. Ho preso la maternita’ con questi dubbi nella testa. Qui’ all’epoca del mio primo figlio si poteva prendere un congedo di 9 mesi, dove solo mi pare i primi (non mi ricordo piu’ quanti) pagati, si aveva pero’ la possibilita’ di avere il lavoro ‘congelato’ per un anno, e di tornare quindi, qualora se ne avesse avuta voglia o bisogno.
    Il primo anno di vita di mio figlio il dilemma e’ diventato tormento, non ero mai stata senza lavoro prima di allora e dover badare ad un figlio da sola, pur scendendo in Italia spesso dalla mia supermamma, significava essere con lui 24 ore su 24 e nonostante questo fosse meraviglioso per certi versi, per altri significava non avere tempo per me stessa e a volte avrei desiderato tornare al lavoro non fosse altro se che per socializzare un po’. Ho messo poi sul piatto della bilancia il benessere di mio figlio (all’epoca non conoscevo gli asili nidi, ne’ le baby sitter e non mi fidavo a lasciarlo a nessuno) e il mio, ho dato cosi’ le dimissioni e sono diventata una mamma a tempo pieno. Due anni dopo ho avuto la possibilita’ di lavorare come una segretaria presso un ufficio di architetti, al momento di fissare il colloquio (ero stata raccomandata per quel lavoro), mi sono presi i sudori freddi ed ho avuto un blocco. Ho deciso allora che sarei rimasta con mio figlio finche’ non fosse stato grande abbastanza per andare all’asilo, cioe’ a 3 anni e mezzo. Nel frattempo sono rimasta di nuovo incinta. A settembre mia figlia, la seconda, cominciera’ l’asilo, anche se per 6 mesi e’ solo per 2 ore e mezzo circa, e l’idea di tornare al lavoro adesso non mi entusiasma piu’, anche se so che dovro’. Ho avuto la ‘fortuna’ di fare questa scelta non perche’abbia un marito con un buon lavoro (anzi, abbiamo passato mesi in cui si cercavano gli spiccioli in giro per vasi, posaceneri e cassetti per poter andare a comprare un po’ di carne), ma perche’ non avevo un mutuo sulle spalle, e quindi qui’ mi riallaccio con quello che hai detto tu sul non giudicare chi vuol tornare subito al lavoro; ognuno lava i panni sporchi in casa sua e noi non sappiamo cosa spinge le persone a fare una scelta piuttosto che un’altra.
    Tutta questa popo’ di introduzione per dire che ero all’oscuro delle leggi in vigore in Italia, nonostante abbia amiche con bambini nella mia cara Patria e che sono rimasta scioccata, pensate che dalla mia seconda figlia ho potuto usufruire di una legge che mi consente di accumulare la pensione minima anche stando a casa a badare ai figli.
    Quanta rabbia quando penso a tutto quello che il Bel Paese potrebbe essere e non e’…

  17. Rospino

    Il Ministro Gelmini, non è un qualunque cittadino ma un Ministro della Repubblica. Il fatto di riprendere (o non abbandonare affatto) il suo lavoro nonostante la recente maternità è un suo preciso dovere istituzionale, non una libera scelta di cui vantarsi.
    Se poi ha la possibilità di allestire una nursery in ufficio e circondarsi di tate a tutte le ore del giorno e della notte, tanto meglio per lei. Questo è un privilegio.
    Ci sono in Italia tante lavoratrici autonome (libere professioniste, commercianti, artigiane) che questa possibilità non ce l’hanno, la cui attività professionale ruota intorno a loro stesse e se sono costrette a rallentare (e dico rallentare, non stare a casa) a causa della maternità, ne subiscono tutte le conseguenze. Ho visto amiche dover chiudere il negozio per un mese o due (e immaginate le conseguenze economiche) perchè non avevano a chi lasciare il figlio appena nato. Alle lavoratrici autonome, che sono tante, non è garantita alcuna agevolazione: non c’è la possibilità di stare a casa, c’è il dovere nei confronti di sè stesse e della propria famiglia di conciliare fin da subito maternità e lavoro e se non lo fai o se non hai un valido aiuto da parte di chi ti sta vicino mandi all’aria il tuo lavoro e magari i sacrifici di una vita. Questo non è un privilegio. E’ una grossa lacuna del nostro sistema assistenziale che impedisce a chi svolge attività autonoma di poter conciliare maternità e lavoro come si deve. All’estero, ad esempio in Francia, si può richiedere l’invio di una baby sitter al proprio Comune, che fornisce alle famiglie personale qualificato gratuitamente fino al 6° mese di età del bambino.
    Qui in Italia le soluzioni per la conciliazione tra casa e lavoro (che siano baby sitter, o nido o ludoteca a altro ancora) gravano esclusivamente sulle finanze delle famiglie, e su questo un Ministro della Repubblica farebbe bene a riflettere.

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