Aiutare i bambini a fare i compiti
Pubblicato il 4 Ottobre 2017 da Mamma Felice
Come possiamo aiutare i nostri figli a fare i compiti al pomeriggio, senza stressarci, urlare o creare stati di tensione orribili per tutta la famiglia? Ed è giusto aiutare i figli a fare i compiti?
Il modo c’è, ed è quello di dedicare ai figli un’ora intera della nostra giornata senza farci distrarre dal sugo che bolle o dalle notifiche del cellulare: dare loro il tempo giusto per intrecciare con noi non solo una relazione emotiva e creativa, ma anche una relazione basata sull’apprendere insieme.
Evitare la tensione: fare i compiti serenamente
Certo non è un buon punto di partenza perdere subito la pazienza con i figli: evitiamo le tragedie, le tensioni, i ricatti, le punizioni, ma anche costringere i bambini ad ascoltare i nostri sbuffi tutto il tempo.
Immedesimiamoci in loro: come potremmo lavorare bene e concentrati, se chi abbiamo di fianco (che dovrebbe incoraggiarci), ci rende tutto molto penoso?
Respiriamo, incanaliamo energia positiva, evitiamo rispostacce e mettiamoci accanto a loro con pazienza e calma, finché sarà necessario. Incoraggiare, dare la carica, elogiare, essere fieri: questo dobbiamo ai nostri figli.
Nessuno di noi lavorerebbe bene in un continuo stato di tensione, perché utilizzerebbe la sua energia creativa per risolvere lo stato di tensione, invece che per studiare al meglio.
Non fare paragoni
Non interessa a nessuno, nel mondo moderno, sapere che noi eravamo i primi della classe, eccellevamo in matematica o a due anni conoscevamo già il trapassato remoto. Evitiamo qualsiasi tipo di paragone, sia quelli da vecchi noiosi (ai miei tempi…), sia quelli con i compagni.
I bambini devono imparare ad apprendere perché apprendere è bello, curioso, divertente ed entusiasmante. Non perché devono fare a gara con i compagni, e vincere un premio.
Non ci sono né premi, né punizioni, in una buona educazione (Montessori): i bambini non sono scimmie da addomesticare, a cui lanciare banane per premio e a cui dare scosse elettriche per punizione. I bambini sono persone con pensieri, ideali, emozioni, desideri, inclinazioni personali, dignità e un’infinita gamma di idee.
La migliore educazione possibile è l’accoglienza: accogliere le emozioni dei bambini, i loro limiti, le loro imperfezioni. Accogliere anche le emozioni negative. Perché i nostri figli hanno diritto di non essere sempre felici e perfetti, proprio come noi.
Non guardare il cellulare: nessuna distrazione
Se decidiamo di aiutare i figli a fare i compiti di scuola, dobbiamo insegnare loro come ci si concentra, e soprattutto gli dobbiamo il senso di rispetto che si dedica alle cose importanti della nostra vita.
Fare finta di essere presenti fisicamente e non mentalmente, perché impegnati a guardare il telefonino o chiacchierare online, non è rispettoso, né incoraggiante, né utile.
Se noi per primi non riusciamo a mantenere alta la concentrazione durante i compiti, come può farlo un bambino di prima elementare o di seconda elementare?
Dedichiamoci completamente: via il telefonino, TV spenta, niente cena sui fornelli o lavatrici da caricare e stendere. Mettiamoci di fianco a nostro figlio e guardiamolo. Guardiamo cosa fa, incoraggiamolo se si blocca, sorridiamo, osserviamo il miracoloso processo dell’apprendimento, leggiamo le consegne al suo posto se non le ha capite bene (o se non ha ancora imparato a leggere).
Questo è il tempo di qualità: prestare davvero attenzione ai figli, senza dividerli con nessuna distrazione.
Raccontare storie interessanti
I bambini fanno fatica a memorizzare le lezioni, oppure a ricordare le tabelline, o le letture del sussidiario? Aiutiamoli scoprendo insieme a loro altre curiosità che non sono state dette a scuola. Documentiamoci! C’è qualche passaggio divertente della preistoria che vogliamo condividere con loro? Qualche chicca che rende tutto più divertente?
Prima vicini, poi nei paraggi
Quindi dobbiamo per forza aiutare i bambini a fare i compiti?
No, non dobbiamo farlo per forza, ma potrebbe essere utile ad alcuni bambini che fanno più fatica a concentrarsi o hanno bisogno di un maggiore incoraggiamento.
- In prima elementare saremo gomito a gomito con i figli, soprattutto perché non sanno ancora leggere le consegne e capire che compiti devono fare, e come;
- In seconda elementare possiamo stare seduti al tavolo, ma magari scrivere qualcosa sulla nostra agenda, distrarci un momento…;
- In terza elementare potremo alzarci dal tavolo per cucinare, gravitando intorno ai figli ogni tanto;
- In quarta elementare possiamo usare il telefonino e spostarci ogni tanto in un’altra stanza;
- In quinta elementare possiamo lasciarli studiare da soli, e limitarci a controllare che alla fine abbiamo svolto i compiti assegnati, senza metterci a controllarli o correggerli.
Pensate che questo metodo limiti l’autonomia dei bambini? No, per niente! Ricordiamoci che il Metodo Montessori dice: aiutami a fare da solo. AIUTAMI.
Nel Metodo Montessori il bambino non viene mai lasciato da solo, mai mandato allo sbaraglio.
Cerchiamo di farlo anche noi: prestiamo attenzione ai bambini, dimostriamo loro che la scuola è importante anche per noi, e che ci siamo, li stiamo a guardare, gli dedichiamo un’ora intera della nostra giornata senza altre distrazioni. Un’ora di cura.
Oppure li mandate tutti da me al doposcuola 😛
Scherzi a parte, i mie nani sono quasi tutti molto autonomi e sono fiera di Loro, i bambini di prima stanno imparando a fare da soli con il nostro occhio di riguardo…
arrivo a casa provata a volte… pero’ sono contenta perchè stanno acquistando una grande autonomia. Poi dico sempre alle mie mamme “guardate con loro i compiti fatti” “leggete con loro perchè è importante, non solo per rinforzare la lettura”…
E se il bambino in questione appena sa che deve mettersi a fare i compiti inizia a frignare? Niente, davvero niente, riesce a farmi arrabbiare come le lacrime per fare i compiti… Non mi arrabbio per gli errori, per le distrazioni, ma il pianto non lo tollero… e non riesco proprio a fargli capire che piangere non serve e che anche se fare i compiti non gli piace, affrontarli con il sorriso è comunque meglio che farlo piangendo. Gliel’ho ripetuto in mille modi diversi, con mille parole diverse, ma sono due anni che andiamo avanti così e questo è il terzo… Comincio (in realtà ho cominciato un bel po’ di tempo fa) a odiare i compiti, minano la serenità familiare!
Chiara, quindi in terza elementare? Avete approfondito con lui?
Può esserci un problema di ansia o di prestazioni? Potrebbe essere da valutare un eventuale problema lieve di apprendimento?
Si, l’abbiamo portato alla fine della seconda: non è dislessico, non è discalculico, non è dis-niente…forse un po’ al limite per la disgrafia, ma secondo la psicologa non tale da fare diagnosi, almeno al momento. Se chiedo a lui quale è il problema mi risponde che lui a fare i compiti si annoia, lui vuole giocare! Indubbiamente è un bambino un po’ insicuro e su questo ci stiamo lavorando da un pezzo io e mio marito… ma che fatica!!!
Sono ancora tanto piccoli, Chiara. A noi sembrano grandi perché vanno a scuola, si vestono da soli, si lavano da soli… ma sono ancora tanto piccoli. Emotivamente, fisicamente, psicologicamente.
Per darti un consiglio pratico, ti suggerirei di fare i compiti vicino a lui (senza urlare e arrabbiarti: molto zen) con la tecnica del pomodoro: prendi un timer da cucina (la persona che lo ha inventato usava un timer a forma di pomodoro, ecco perché il nome) e lo imposti a 25 minuti. In questo lasso di tempo, insieme al bambino si procede spediti senza distrazioni. Quando suona il timer, anche se non hai finito quella attività, ti prendi una pausa di 5 minuti: ti alzi, fai due capriole, mangi una banana, vai sul balcone a prendere aria… e ricominci.
Per un bambino magari bastano 15 minuti alla volta, all’inizio, e poi via via si aumenta.
Inoltre, ti suggerisco di proporgli giochi che stimolano la concentrazione: questo lo aiuterà a stancarsi di meno mente fa i compiti, a distrarsi meno, a essere più focalizzato:
https://www.mammafelice.it/2017/09/28/come-aiutare-un-bambino-a-concentrarsi/
Si, secondo me la questione è proprio che è piccolo, un po’ perchè è nato a fine settembre, un po’ perchè un pochino più immaturo della sua età…ma ovviamente le richieste a scuola sono le stesse che tu sia nato a gennaio o a dicembre…
Ad ogni modo ti ringrazio per i consigli, li proverò.
Anche Dafne è piccola, essendo di Dicembre. Noi le stiamo abbastanza vicini ancora adesso…