Perché le donne dovrebbero lavorare?

Pubblicato il 13 Marzo 2017 da

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L’8 Marzo è passato da poco e io di solito non lo sento mio. Non per snobismo, non perché non amo festeggiare, non per qualche motivo particolare. Semplicemente non lo sento mio.
Non sento mia la festa della donna, come non sento mie le quote rosa. 
E non sono nemmeno tra quelle che dicono che ‘la donna andrebbe festeggiata tutto l’anno’: semplicemente non voglio sentirmi diversa – come donna – da tutti gli altri, dagli uomini (possiamo coltivare le nostre differenze di genere anche senza alimentare assurdi stereotipi), né sentirmi più o meno importante: per me la vera parità uomo donna è questa. Essere davvero pari. 

In questi anni mi sono sempre interrogata sulla conciliazione lavoro e famiglia e penso che buona parte delle colpe di una mancata conciliazione siano proprio nostre, come donne. Perché alla fine riusciamo sempre a fare tutto, in qualche modo, sacrificando noi stesse. Noi donne non molliamo mai.
E mi vergogno a dirlo perché mi sembra la tipica frase di chi vuole addossare le colpe alla vittima, ma guardandomi intorno ho visto mancare, in questi anni, un serio femminismo, a scapito della parità.

Le giovani donne che quotidianamente leggo su Facebook, hanno come unica aspirazione quella di fare le mamme. Leggo ogni giorno frasi come: Non sono nata per lavorare; La donna deve stare a casa a occuparsi dei figli; Per avere figli educati la mamma deve stare a casa; Io ho scelto di stare a casa e di non lavorare. 

E questo mi fa paura, non perché io non ami il diritto di scelta di ogni singolo essere umano, ma perché non mi sembra una scelta.

Passano gli anni e quelle stesse donne cercano un lavoro che non troveranno mai: Mio marito ha perso lavoro e facciamo la fame; Non arriviamo a fine mese; Non trovo nemmeno per fare le pulizie; A 40 anni non mi prende nessuno; Vorrei separarmi ma non ho un lavoro. 

Le donne diventano schiave della loro scelta di non lavorare.
Perché in un mondo in cui la crisi economica è sempre più potente, è a 20 anni che devi iniziare a lavorare, e non 40
.
Alla mia età, se io non avessi 20 anni di lavoro alle spalle, chi mi vorrebbe? Chi potrebbe pagarmi per un primo impiego? Come potrebbe convenire a un datore di lavoro assumere me alla mia età, invece di una persona giovane che può anche accedere agli sgravi fiscali?

C’è un circolo vizioso che dobbiamo impegnarci a risolvere. 
La donna che sta a casa per occuparsi dei figli e poi dei genitori anziani.
Lo Stato che non si preoccupa del welfare, e lo delega alle donne.
Le donne che restano schiave della loro scelta.

Le frasi che non vorrei più sentire: Fare la mamma è un lavoro

Per me il vero femminismo oggi è scegliere di lavorare. Ragazze, giovani donne che studiano, si diplomano, si laureano e iniziano presto a lavorare e scelgono il lavoro giusto per sé, non un lavoro ‘da femmine’.

Donne che faranno figli, ma non vogliono mollare il loro posto di lavoro e pretendono che sia lo Stato ad attivare un vero welfare.

Perché fare la mamma non è un lavoro, così come non lo è fare il padre: essere madre ed essere padre sono due ruoli che ci scegliamo, e che vanno portati avanti insieme in completa parità. 

Le frasi che non vorrei più sentire: Ho scelto di non lavorare

Per me il vero femminismo è scegliere di essere indipendenti. Perché la vita ha i suoi imprevisti: ci si ammala, uno stipendio solo non basta, si smette di amarsi… e mi è insopportabile a livello umano leggere ogni giorno le storie dolorose di donne che non possono separarsi dalla propria infelicità, perché non ne hanno i mezzi.

Forse dovremmo smettere di credere ai principi azzurri e pensare che se vogliamo tutele, dobbiamo imparare a tutelarci. 

Non posso pensare di chiedere a mio marito i soldi per comprarmi un paio di pantaloni, non posso pensare di non avere diritto a nulla di superfluo perché prima vengono i conti di casa.
Non posso pensare che, se l’uomo che lavora si dovesse ammalare, la donna resti in balia degli eventi.

Le frasi che non vorrei più sentire: Mio marito mi aiuta

I mariti non sono lì per aiutarci, ma per essere davvero pari: la casa è di tutti ed è impensabile che, se un uomo stende la lavatrice, stia facendo un favore a noi. Non sono anche i suoi vestiti?

Sono fortunata perché mio marito la sera mi aiuta con i bambini: quindi essere un buon padre è solo fortuna? Non è una scelta che fa parte di un progetto di vita condiviso?
Perché non iniziamo a parlare di genitorialità, invece che di maternità?

Le frasi che non vorrei più sentire: Non posso andarmene di casa

In questi anni mi capita sempre più spesso di leggere su Facebook le storie di donne che si sfogano perché sono infelici e non sanno come riprendersi la loro vita. 
Vengono umiliate, picchiate, lasciate senza soldi per fare la spesa, offese, trattate come domestiche ‘perché tanto non hanno i mezzi per andarsene di casa‘.

Il femminicidio non è figlio della prevaricazione? Non è lì, che si depone il germe della violenza?
Quando ci impediamo di essere libere, permettiamo agli altri di farci schiave.



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