Voglio essere il Babbo Natale di qualcuno

Pubblicato il 15 Dicembre 2015 da • Ultima revisione: 4 Marzo 2016

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Mia figlia quest’anno mi ha chiesto se Babbo Natale esiste, e io continuo a ribadire che sì, Babbo Natale esiste nello spirito del Natale, e nell’amore, e in quel sentimento di grazia che sentiamo quando siamo tutti raccolti in famiglia, e ci amiamo, e vogliamo davvero ‘la pace nel mondo’ con tutto il cuore.

– Mamma, dimostrami che esiste Babbo Natale
– Mi vuoi bene, Dafne?
– Sì, mamma, certo! Sei la mia mamma preferita in tutto il mondo.
– Dimostramelo. Fammi vedere IL BENE. 
– … Ho capito, mamma

Babbo Natale è un sentimento: è la neve che scende nei giorni delle vacanze natalizie proprio quando la stavi aspettando, è la mattina di Natale quando scendi dal letto in pigiama per vedere i regali sotto l’albero, è il pomeriggio dopo il pranzo di Natale quando si gioca a tombola, è la felicità che ti commuove quando la sera ringrazi Dio per tutto ciò che hai, per la tua famiglia, per un letto caldo e confortevole, per il cibo, per il tuo PRIVILEGIO.

A noi che a volte le cose non vanno tanto bene sul lavoro, e ci sono mille preoccupazioni, e la notte non dormiamo per pensare alle tasse, o rinunciamo ancora una volta alle vacanze, o aspettiamo a comprarci il telefono nuovo perché adesso è tempo di pagare il corso di musica della bambina… Tutto questo è comunque un privilegio.
Avere una casa e un lavoro, ma anche non averli eppure avere ancora una famiglia e qualcuno che ci supporta e ci ama, o avere poco ma averlo. Solo che spesso commettiamo l’errore di credere che dovremmo ricevere di più, perché in effetti – cavolo – lo meritiamo!, e ci spetterebbe una soddisfazione in più, un lavoro più sicuro, qualcosa di meglio dalla vita. Ed è un errore normale, e va bene, ma poi ci dobbiamo ricordare che comunque noi siamo sempre quelli privilegiati, quelli nati dalla parte ‘giusta’ del mondo, quelli che hanno potuto studiare, quelli che sanno fare qualcosa, quelli che possono ancora garantire un futuro ai propri figli, quelli che vivono in un quartiere non tanto brutto, o semplicemente quelli che hanno poco ma coltivano la famiglia come un sentimento bello, da preservare.

Siamo privilegiati noi che abbiamo una famiglia, che magari urliamo ma non picchiamo i nostri figli, e in fondo quando è domenica stiamo bene, ci amiamo, ci piace passare il tempo insieme, fare i lavoretti, leggere un libro o guardare un film, fare i compiti insieme.

La verità è che siamo noi, il Babbo Natale di qualcuno. Di quelli che dormono sopra l’immondizia di Haiti, e di quelli che sono lontani da casa per il bene della loro stessa vita.
Io mi sento il Babbo Natale, sì, quando penso ai piccolini di ZeroSei, la comunità alloggio per minori che ho conosciuto non molto tempo fa grazie all’opera de L’Albero della Vita, ONG con cui ho collaborato per il progetto SadHaiti. Quei 9 piccoletti nati nella famiglia sbagliata, o semplicemente nella famiglia giusta al momento sbagliato – chi può giudicare? – e in attesa di un futuro migliore.

E non ho mai negato che le comunità di accoglienza mi facciano tanta paura: paura per le decisioni del Tribunale dei Minori, che è pur sempre composto da esseri umani che devono giudicare altri esseri umani; paura per i racconti crudeli di bambini maltrattati a pochi mesi di vita; paura per tutte le volte che i giornalisti hanno raccontato casi di cronaca senza il giusto rispetto; paura perché fondamentalmente un po’ io mi sento una di loro, per certi versi, e davvero non saprei dire cosa avrei voluto dalla vita, e cosa sarebbe andato bene per me, e tutto il resto – tutti i problemi dei grandi che sono troppo giganti per un bambino, sono troppo pesanti, sono troppo crudeli.

Chi siamo noi per giudicare le famiglie che sbagliano? 
Non so nemmeno se mi importa, odiare queste persone, disprezzarle, privarle della mia empatia. Non lo so davvero, perché certe volte la vita non è una linea dritta, anzi non lo è quasi mai, e tutti avremmo potuto deragliare pericolosamente. Non lo so. Ma non è importante questo: è importante essere il Babbo Natale di qualcuno, adesso. E’ importante – la sera, quando andiamo nel letto sotto le coperte calde e morbide – ricordare che quello è un privilegio, tutto quanto, e che nello stesso istante c’è un bambino, in un luogo segreto, che vive in una comunità e ha finalmente qualcuno che gli vuole bene e se ne prende cura, ma che serve tutto, servono i pannolini e i vestiti, servono i giocattoli e i libri, servono i soldi – perché ai bambini servono soldi per crescere.

C’è un modo di essere il Babbo Natale di qualcuno, anche per voi? Per esempio contribuendo alla creazione di un nuovo angolo giochi e angolo lettura per la struttura ZeroSei? 
Esiste, è un microcosmo a sé, i bambini stanno meglio – forse un giorno sapranno anche essere felici – io le loro voci le ho ascoltate, e tutto il resto non posso dirlo perché alcuni di questi bimbi devono essere protetti perché in pericolo di vita.

Potete fare una piccola donazione a L’Albero della Vita: i soldi che date, li state offrendo direttamente a 9 bambini molto piccoli, per tornare ad essere felici. Tipo fate un bonifico di 20 euro con la causale ZeroSei, ed è come se aveste portato una cesta di pennarelli e cartoncini colorati direttamente nella mani dei piccoletti.

Non è per essere buoni. E’ solo per poter rispondere ai vostri figli, quando vi chiederanno:
– Esiste Babbo Natale?
– Babbo Natale sei anche un po’ tu, e anche un po’ io. Ti racconto la storia di una donazione… 
– Ho capito, mamma e papà, adesso ho capito.

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Articolo offerto da L’Albero della Vita. Se volete contribuire con una donazione per SadHaiti, potete farlo su Rete del Dono.
Il mio compenso per questo post verrà sempre devoluto a L’Albero della Vita, ma per finanziare il progetto ZeroSei.



Commenti

3 Commenti per “Voglio essere il Babbo Natale di qualcuno”
  1. Valentina

    UN ABETE SPECIALE
    “Quest’anno mi voglio fare
    un albero di Natale
    di tipo speciale,
    ma bello veramente.
    Non lo farò in tinello,
    lo farò nella mente,
    con centomila rami
    e un miliardo di lampadine,
    e tutti i doni
    che non stanno nelle vetrine.
    Un raggio di sole
    per il passero che trema,
    un ciuffo di viole
    per il prato gelato,
    un aumento di pensione
    per il vecchio pensionato.
    E poi giochi,
    giocattoli, balocchi
    quanti ne puoi contare
    a spalancare gli occhi:
    un milione, cento milioni
    di bellissimi doni
    per quei bambini
    che non ebbero mai
    un regalo di Natale,
    e per loro ogni giorno
    all’altro è uguale,
    e non è mai festa.
    Perché se un bimbo
    resta senza niente,
    anche uno solo, piccolo,
    che piangere non si sente,
    Natale è tutto sbagliato.

    GIANNI RODARI

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