Spaced repetition: un buon metodo di studio per bambini e ragazzi
Pubblicato il 7 Ottobre 2024 da Chiara Mainini
Come insegnare un buon metodo di studio a bambini e ragazzi? Con la spaced repetition!
Si tratta di una tecnica piuttosto famosa all’estero, che si basa su un concetto molto semplice: le nozioni che studiamo hanno bisogno di un continuo richiamo attivo per poter transitare dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.
Ma cosa significa?
Vediamolo insieme.
LEGGI ANCHE: 5 Consigli pratici ed efficaci per insegnare ai bambini a fare i compiti da soli
Indice dell'articolo
Metodo di studio efficace: come si acquisisce?
Quando studiamo un argomento, le nozioni che apprendiamo durante la sessione di studio vengono immagazzinate nella memoria a breve termine.
La memoria a breve termine è quella parte della nostra memoria che è capace di trattenere un limitato quantitativo di informazioni per un breve periodo di tempo.
In pratica: è quella parte di memoria che ci consente di ricordare le nozioni principali acquisite alla fine di una giornata di studio.
Tuttavia, la persistenza di quelle informazioni nella nostra memoria è transitoria.
È così sempre, anche quando ci sembra di aver memorizzato particolarmente bene un argomento. Perché la memoria a breve termine è strutturata così, non è in grado di conservare informazioni per lunghi periodi di tempo.
Soltanto la reiterazione elaborativa delle informazioni è in grado di spostare i dati dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine, garantendone la permanenza in termini di settimane, mesi o addirittura anni.
Pertanto, un metodo di studio veramente efficace in termini di rendimento dovrà essere articolato in almeno due fasi:
- una prima fase di acquisizione delle informazioni
- la fase di reiterazione elaborativa (volgarmente chiamata “ripasso”).
Spaced repetition: come funziona?
La spaced repetition è, appunto, basata su questo schema di fasi.
Si tratta di una tecnica di studio che prevede lo studio primario e una successiva serie di ripetizioni attive a cadenza prefissata.
Per ripetizioni attive si intende il tipico ripasso orale, che però deve essere eseguito prima con i libri chiusi e, successivamente, ricercando eventuali informazioni tralasciate direttamente sul testo.
La curva dell’oblio
Spesso rimproveriamo i nostri figli per non aver studiato bene un argomento, per la sola ragione che hanno dimenticato alcune informazioni.
In realtà è un errore che non dovremmo commettere.
Infatti, il nostro cervello è fisiologicamente progettato per dimenticare: dimenticare serve a liberare spazio, eliminando alcune tra le informazioni di più recente acquisizione per evitare sovraccarichi.
Da un punto di vista scientifico è noto che, a poche ore da una sessione di studio, il nostro cervello ha già eliminato la gran parte delle nozioni apprese in essa. E la quantità di dati cancellati aumenta progressivamente, fino a raggiungere la totalità dopo due o tre giorni.
Questo accade sempre, anche quando abbiamo la sensazione di ricordare bene tutto.
Lo ha scoperto, per primo, lo psicologo tedesco Hermann Ebbinghaus conducendo proprio specifici studi sul funzionamento della memoria.
Sulla base dei risultati degli studi, Ebbinghaus srutturò la teoria della curva dell’oblio, scoprendo che:
- entro un’ora dalla conclusione della sessione di studio, l’essere umano tende a dimenticare il 50%/60% delle informazioni apprese
- la rimozione dei dati dalla memoria cresce di un ulteriore 10% nelle 24 ore successive
Ciò significa che, in assenza di ripasso attivo, le informazioni sono destinate a perdersi del tutto in pochissimi giorni.
Come insegnare ai bambini a studiare con la spaced repetition
La spaced repetition è proprio un metodo di studio che previene questo problema.
Perché ad una fase primaria di acquisizione delle informazioni ne segue una secondaria, di rielaborazione attiva e recupero sistematico a cadenza prefissata.
In pratica, si tratta di un sistema di memorizzazione delle informazioni dilazionato nel tempo.
Come funziona?
Entrambe le fasi devono essere articolate sulle peculiari capacità di apprendimento del bambino, tenendo conto:
- di come apprende meglio (se verbalmente o per iscritto)
- quanto tempo gli serve per memorizzare le informazioni contenute in un testo di media lunghezza
- quando inizia a dimenticare le nozioni apprese
Una volta identificati questi elementi si può procedere a strutturare il metodo.
Insegnare ai bambini come si studia
La sessione di studio primario deve prevedere questi momenti:
- lettura del testo: ad alta o bassa voce, a seconda dell’età e dell’attitudine individuale (generalmente i più piccoli apprendono meglio leggendo ad alta voce)
- individuazione dei concetti principali
- marcatura dei concetti principali: sottolineatura, evidenziazione, utilizzo di singole parole chiave
- ripetizione orale delle informazioni individuate
Facoltativa, ma vivamente consigliata, è la redazione di mappe concettuali basate sulle parole chiave che legano i concetti. Risulterà molto utile in fase di ripasso e, per i bambini e i ragazzi dotati di memoria eidetica, può anche sostituire la ripetizione orale.
Come insegnare ai bambini a ripassare con la spaced repetition
Innanzitutto, fughiamo un dubbio di metodo: per ripassare non basta rileggere.
Il ripasso, perché sia funzionale alla memorizzazione a lungo termine, deve comportare lo sforzo di recupero delle informazioni dal cassetto nel quale sono immagazzinate.
Questo significa che:
- la prima tappa del ripasso è ripetere a voce alta e libro chiuso ciò che si ricorda
- poi si passa a tentare di ricordare il resto, servendosi delle mappe strutturate in parole chiave
- solo alla fine si può aprire il libro per verificare se si è tralasciato qualcosa ed, eventualmente, rileggerlo
Ogni quanto tempo si ripassa?
Come già accennato, con la spaced repetition le sessioni di ripasso non sono casuali, ma prefissate.
Detto che non esiste un calendario generale che garantisca l’apprendimento per tutti allo stesso modo (perché siamo tutti diversi e apprendiamo diversamente), generalmente si consiglia di ripassare ciascun argomento dopo:
- un’ora
- 24 ore
- una settimana
- un mese
A questo punto, le informazioni dovrebbero essere state trasferite nella memoria a lungo termine, ma vale la pena verificare periodicamente – servendosi delle mappe – che ciò sia effettivamente avvenuto.
Adattare la spaced repetition alla scuola primaria
Nel caso di bambini della scuola primaria e della scuola media, questo tipo di calendario risulta particolarmente utile se adattato come segue:
- primo ripasso: nel giorno dello studio primario, alla sera, prima di dormire
- secondo ripasso: la sera del secondo giorno di studio settimanale della medesima materia (se per esempio si ha storia il martedì e giovedì, la sera del lunedì si eseguirà il primo ripasso dello studio giornaliero, mentre la sera del mercoledi si eseguirà il secondo ripasso dello studio del lunedì più il primo ripasso dello studio del mercoledì, e così via)
- terzo ripasso nel week end
- quarto ripasso l’ultimo sabato del mese
Ciò deve valere per ogni argomento studiato. Sembra un lavoro immane a spiegarlo, ma vi assicuro che all’atto pratico – soprattutto con la mole di studio orale della scuola primaria e media – è molto più semplice a farsi che a dirsi.
E una volta presa la mano al metodo, si corre che è una bellezza. Anche perché, di ripasso in ripasso, le informazioni saranno sempre più facili da recuperare. Vi consigliamo, però, di strutturare un calendario scritto, in modo che sia più facile ricordare le sessioni di ripasso.
(Tips: l’indice degli argomenti è comodissimo per appuntare le date di ripasso!)
Voi conoscevate questo metodo di studio? Lo avete mai provato con i vostri figli? Vi leggiamo nei commenti!