Lo Svezzamento come Alimentazione complementare

Pubblicato il 17 Gennaio 2017 da • Ultima revisione: 27 Febbraio 2019

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OMS e Ministero della Salute indicano, nelle loro linee guida, che lo svezzamento parta dal sesto mese del bambino, e non prima. Sento spesso genitori che ricevono consiglio di iniziare lo svezzamento a 4 mesi, ed è davvero troppo presto – a meno che non ci siano evidenti motivi di salute per farlo.

L’età migliore per iniziare il passaggio dall’alimentazione a base di solo latte (materno o formula adatta per il primo semestre), a un’integrazione con cibi solidi e semisolidi è 6 mesi.  (OMS/Ministero della Salute )

Anticipare lo svezzamento può essere un rischio per problemi di allergie, di celiachia, ma anche fisico: per iniziare lo svezzamento il bambino deve essere in grado di:

  • sostenere la testa da solo,
  • deglutire bene e masticare
  • essere in grado di stare seduto sul seggiolone da solo.

Rimandare lo svezzamento può invece portare a carenze di vitamine e minerali (in particolare il ferro), perché il cervello del bambino, estremamente vitale, cresce considerevolmente e necessita di sostanze specifiche per favorire lo sviluppo psicomotorio del bambino. Quindi i bambini in carenza cronica di ferro potrebbero anche soffrire di disturbi cognitivi e intellettivi, e non solo di anemia.

La scelta di iniziare lo svezzamento al quinto o sesto mese dipende spesso dal tipo di allattamento:

  • con l’allattamento al seno, se il bambino mangia, dorme, è attivo e non ha episodi di stitichezza, non c’è ragione di anticipare lo svezzamento prima dei 6 mesi;
  • se il bambino ha invece un’alimentazione mista (latte materno + latte artificiale), si può introdurre un solo pasto già ai 5 mesi, di solito una merenda a base di frutta.

Lo svezzamento è una Alimentazione complementare

L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, raccomanda:

allattamento materno esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita del bambino, mantenendo il latte materno come alimento principale fino al primo anno di vita, pur introducendo gradualmente cibi complementari.

Lo svezzamento è dunque un’alimentazione complementare, che va dai 6 mesi all’anno di vita del bambino, in cui i nutrienti presenti negli alimenti completano l’allattamento (materno o artificiale).

Fino ai 12 mesi quindi il latte sarà parte importante dell’alimentazione del bambino, utilizzando esclusivamente il latte materno oppure quello di formula (il latte materno, ricco di colesterolo, allena l’organismo del bambino a gestirlo prima dello svezzamento). L’introduzione del latte vaccino può essere proposta solo dopo l’anno di età.

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A tavola tutti insieme:
prima di parlare di autosvezzamento, parliamo di assaggio

Una delle tendenze moderne è lo svezzamento naturale o autosvezzamento: lasciare che il bimbo provi i cibi che normalmente sono sulla nostra tavola, e che invece di mangiare pappe e creme possa mangiare direttamente il cibo di tutti i giorni in piccoli pezzi.

Il vantaggio è che tutta la famiglia può alimentarsi allo stesso modo, con ricette sane e adatte a tutti i membri della famiglia, senza dover preparare brodi e pappe.
Lo svantaggio è che l’autosvezzamento non sempre rappresenta un’alimentazione completa: non è così scontato che un bambino sia già in grado di assumere i nutrienti di cui ha bisogno e autoregolarsi sin dal principio. Oltre al fatto che il rischio di soffocamento può aumentare (usiamo le dovute precauzioni).

Personalmente, io sono per una sana via di mezzo:

  • allattamento al seno (o formulato), come consigliato dall’OMS e dal Ministero della Salute: possiamo introdurre prima una merenda solida a base di frutta, poi sostituire un pasto alla volta, mantenendo due poppate al seno mattina e sera, gradualmente;
  • alimentazione complementare con un calendario di introduzione degli alimenti sicuro ed elastico, quindi uno svezzamento tradizionale con uno schema flessibile e un occhio attento alle grammature;
  • proporre gli assaggini: mettere il bambino a tavola con la famiglia e permettergli di fare un autosvezzamento soft, facendo dei piccoli assaggi di cibo familiare, tagliati in piccoli pezzi (per essere sicuri, i pezzi di cibo vanno tagliati a bastoncino e non a rondella).

Questo è anche il modo più semplice per garantire un percorso di autonomia al bambino, senza fargli assumere poche o troppe calorie. Piano piano il bimbo imparerà ad apprezzare i sapori della nostra tavola, imparerà ad usare il cucchiaino e la forchetta da solo, a deglutire e masticare – rispettando così i suoi tempi e le sue preferenze in modo sereno.

Difficilmente in questo modo il bambino rifiuterà il cibo, perché mangiare non sarà solo un atto privo di senso, ma sarà una relazione con la sua famiglia e con il suo corpo. 

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Come preparare le prime pappe

In questa ottica, dunque, possiamo affidarci agli schemi del pediatra, ma in modo flessibile: siccome ogni bambino è differente e ha gusti personali, lo schema dovrà essere adattato al piacere del bambino, ma tenendo conto delle grammature. L’ansia dei genitori è che i bambini non mangino mai a sufficienza, senza tenere conto che, ad esempio, la porzione di prosciutto di un bambino di 1 anno è circa 35 grammi! 🙂

LEGGI ANCHE: Schemi e ricette di svezzamento.

La base delle prime pappe sarà dunque il brodo vegetale, un preparato povero di calorie, ma ricco di vitamine e sali minerali. Inizialmente sarà composto da una carota, una patata e una zucchina (possibilmente biologiche e non trattate), cotte in circa un litro di acqua per un’ora scarsa. In seguito sarà arricchito con verdure a foglia (biete, lattuga), poi altre verdure di stagione. Solo dagli 8 mesi in poi, potremo offrire un brodo di carne fatto in casa.

LEGGI ANCHE: Come preparare il brodo di verdure per lo svezzamento.

La prima pappa

Per la prima pappa metteremo in un piattino 3 cucchiai di farina di cereali (mais, tapioca o riso), mezzo vasetto di omogeneizzato di carne bio (pollo, coniglio, agnello, tacchino o vitello), un cucchiaino di olio extravergine di oliva.

Dopo circa una decina di giorni possiamo aggiungere un cucchiaio di verdure passate e un cucchiaino di parmigiano.
Piano piano, in questo modo si introducono tutti gli alimenti, dalle verdure, alla carne, ai formaggi.

Dai 9 mesi si introducono legumi e pesce.

Dai 12 mesi il bambino dovrebbe essere in grado di mangiare le stesse cose che mangia tutta la famiglia.

Gli errori più comuni nello svezzamento:

  • eliminare il glutine: dai sei mesi il glutine è consentito ed eliminarlo ad oltranza può persino creare problemi di assorbimento in futuro: usiamo la pasta per la prima infanzia e non eliminiamo sostanze se non ci sono motivi di salute;
  • aggiungere sale, zucchero e miele: non servono, sono persino dannosi. Il gusto delle verdure e delle carni è già salato di per sé e aggiungere sale può portare a problemi renali; se vogliamo invece una pappa dolce possiamo aggiungere semplicemente un cucchiaio di purea di mela;
  • eccedere con le proteine: spesso si tende ad eccede con formaggi, carne, prosciutto cotto – che contengono troppe proteine e troppo sale e mettono i bimbi a rischio di obesità precose. Appena possibile, usiamo anche i legumi in sostituzione, ed evitiamo di aggiungere troppo parmigiano alle pappe già proteiche;
  • eliminare i grassi: i grassi sono importanti per lo sviluppo del bambino, specialmente per il cervello, quindi è sbagliato usare alimenti light con i bambini, come certi tipi di latte e yogurt.

Teniamo presente che il bambino dapprima conosce solo il sapore dolce del latte materno: aggiungere sale e zucchero non serve proprio per questo, perché il bambino è già abituato a sapori delicati e non può sentire la mancanza dei condimenti, non avendoli ancora provati.

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Lo Svezzamento biologico

Ho parlato recentemente di svezzamento biologico come scelta di sostenibilità e di benessere per tutta la famiglia. Utilizzare alimenti biologici non è una moda: una volta individuati i produttori davvero seri e coscienziosi, possiamo portare in tavola cibi privi di pesticidi, fertilizzanti, insetticidi, diserbanti e anticrittogamici. A me non sembra poca cosa.

A questa scelta è a mio parere importante aggiungere anche la preferenza per gli alimenti di stagione, che sono più sani, sono al giusto punto di maturazione, hanno una filiera di corta e di conseguenza il loro trasporto è anche meno inquinante.

Gli omogeneizzati nello svezzamento

Da qui in poi, saremo noi a scegliere come nutrire i nostri bambini, la nostra famiglia e noi stessi, se preparando da soli gli omogeneizzati, oppure acquistandoli da produttori di fiducia.

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Possiamo anche decidere di fare un mix delle due cose: comprare omogenizzati biologici pronti per particolari occasioni o su particolari alimenti (per esempio la carne, molto coriacea se si cucina e si omogeneizza in casa; oppure il pesce, che non sempre ha una provenienza sicura) e omogeneizzare in casa le verdure biologiche che scegliamo con cura.

Ho già presentato la linea Humana recentemente, con la sua varietà di prodotti biologici per lo svezzamento:

  • le creme di cereali sono prodotte con cereali biologici selezionati e controllati accuratamente, naturalmente prive di aromi;
  • le pastine sono prodotte solo con grano tenero biologico;
  • gli omogeneizzati biologici di frutta provengono da coltivazioni che utilizzano i metodi dell’agricoltura biologica, senza fertilizzanti e pesticidi di origine chimico sintetica, e non contengono zuccheri aggiunti;
  • gli omogeneizzati biologici con carne e farina di riso, senza sale aggiunto, provengono da allevamenti e agricoltura biologici in cui si utilizzano solo tecniche di coltivazione e allevamento naturali, escludendo l’utilizzo di OGM, fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi chimica.

Omogeneizzati fatti in casa:

Assicuriamoci sempre che i cibi che acquistiamo abbiano una filiera tracciata e siano biologici davvero.  Mangiare bio è una scelta precisa: rispettare l’ambiente, cercare di consegnare ai figli un mondo migliore, prevenire patologie pericolose per la nostra vita di adulti. 

Verso il cibo dei grandi

La consistenza della pappa, mano a mano che passeranno i mesi, sarà sempre meno cremosa e sempre più densa, fino alla proposta di cibo tagliato in piccoli pezzi, o di pastina di formati via via sempre più grandi.

La paura che il nostro bimbo possa soffocare è spaventosa, e l’ho vissuta anche io in prima persona. Questo però non deve condizionare l’autonomia del bambino: è importante che il bimbo mangi via via alimenti sempre più solidi e compatti, e che arrivi all’anno di età in grado di mangiare da solo insieme alla famiglia.

Ritardare questa autonomia, offrendo solo pappe morbide e frullate anche all’anno di età, può comportare dei rischi per il bambino. Tra tutti, problemi di deglutizione e masticazione.
Masticare infatti è fondamentale per la corretta formazione della struttura della bocca, compatibilmente con la comparsa dei denti: favorisce lo sviluppo dei muscoli facciali e permette la crescita armonica delle ossa del cranio.



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