Bambini di scuola elementare: i primi scontri con i genitori

Pubblicato il 16 Gennaio 2017 da

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Ho una immensa passione per le fasi di crescita dei bambini delle elementari: un po’ perché ho una figlia di 9 anni, un po’ perché trovo che questi anni siano i più belli in assoluto dell’infanzia. 
Non ho mai avuto nostalgia della pancia della gravidanza, né tanto meno di mia figlia neonata. Non tornerei mai indietro negli anni, a quei momenti in cui i bambini devono ancora raggiungere l’autonomia e sono da accudire in tutto e per tutto.

Io preferisco l’accudimento intellettuale ed emotivo, all’accudimento fatto di cambi di pannolini e creme di riso (nonostante io abbia una vera passione per le ricette di svezzamento).

I cambiamenti dai 5 ai 10 anni sono ciò che più di straordinario io potessi vedere e anche immaginare: c’è il furore, l’intelligenza, la massima espressione della creatività e della memoria, la formazione del carattere, la nascita delle passioni individuali. Vivere appieno gli anni dai 5 ai 10 dei figli è come mettere lo schermo a doppia velocità e farsi travolgere da un senso di perfezione della vita, dalla vera bellezza dell’essere genitori. 

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Come dico spessissimo, quando parlo delle elementari e di questa età favolosa:

Questa è la vostra occasione per riparare eventuali torti ed errori che avete commesso con i vostri figli. E’ il momento in cui potete sedervi con loro al tavolo della cucina per ammirare la loro concentrazione, leggere insieme le consegne, incoraggiare amorevolmente, spronare.
E’ il momento in cui potete ricominciare ad innamorarvi dei vostri figli, dandogli immensa fiducia e dirigendoli verso la piena autonomia.

Eppure è anche il periodo in cui nascono difficoltà di comunicazione e frequenti scontri in casa.

Bambini alle elementari: i primi scontri con i genitori

Spesso le mie amiche mi chiedono:

Perché mio figlio è sempre nervoso? Risponde male, è oppositivo, non gli va bene niente, invece di parlare si lagna in continuazione. 

E io rispondo che c’è più di un motivo, tutti validi. Il corpo e la mente cambiano, i bambini sono pieni di incertezze sul loro futuro, hanno bisogno di rassicurazioni, vogliono fare bene a scuola, devono imparare milioni di concetti nuovi.

Mettiamoci nei loro panni: i bambini dai 6 anni in poi (mia figlia ha iniziato la prima elementare a 5 anni e mezzo, essendo di Dicembre) sanno che dovranno andare tutti i giorni a scuola da qui fino ai prossimi 20 anni come minimo. Ogni santissimo giorno, seduti ad ascoltare un’altra persona, in una classe mediamente troppo calda e spesso anche puzzolente grazie ai primi sbalzi ormonali propri e dei compagni.

I bambini in classe faranno esperienze bellissime, ma anche attività che spesso sono estremamente faticose. Devono imparare per mestiere.
Siamo consapevoli di quanta lucidità e che presenza mentale occorrano per stare attenti tutte quelle ore tutti i giorni?
Io oggi non ne sarei più in grado, ad esempio.

Per questo ammiro moltissimo i bambini che vanno a scuola, soprattutto in prima, in cui lo stacco tra l’asilo e le elementari è davvero nettissimo.
Perché la loro vita è molto difficile ed essere bambini è faticoso.

La balla del tempo di qualità

Credo che, partendo da questa premessa, possa esserci più semplice concedere ai nostri un po’ di sano nervosismo.

Il mio consiglio è sempre lo stesso: smettiamo di credere alla balla del tempo di qualità, perché ai bambini grandi il tempo va dato non solo di qualità, ma soprattutto in quantità.

E’ arrivato il momento di abbandonare la cena, le pulizie e tutto il resto, sederci al tavolo accanto ai nostri figli ed essere PRESENTI, non solo fisicamente, ma anche con la testa. Perché spesso, anche quando siamo lì di persona, siamo via con la testa, immersi nel cellulare o a pensare alle cose da fare.

Le parole che incoraggiano

Impariamo a direi ai figli quanto li ammiriamo – e impariamo ad ammirarli con sincerità!

Impariamo a dirgli che il loro modo di imparare è meraviglioso, e che siamo tanto fieri di loro, e che siamo affascinati, esaltati, entusiasti e pieni di gioia per quanto sono straordinari.

Questo non significa negare i difetti, né i problemi dei figli: impariamo a scoprirne i talenti, prima di passare al microscopio tutti i loro difetti (perché poi ce la giochiamo alla pari, eh).

Che ricchezza, le frustrazioni!

Ci saranno problemi: rendimenti scolastici, partite di basket perse malamente, litigate con gli amici, rifiuti d’amore. Ci sarà tanto di tutto.

Fallire è una splendida opportunità per i nostri figli. Perché impareranno l’arte della resilienza. Se gli insegniamo che fallire è solo fallire, e che possono ricominciare a vivere mille volte una nuova vita, non diventeranno vittime, né carnefici. 

Un sano nervosismo

A noi, se girano le scatole al lavoro, possiamo, nell’ordine: andare a prenderci un caffè alle macchinette, spettegolare con un collega, perdere tempo su FB, mandare a stendere qualcuno, metterci in malattia, chiedere un trasferimento e persino licenziarci e trovarci un nuovo lavoro.

I bambini invece devono restare a scuola senza poter fare nessuna di queste cose, e non hanno nemmeno il diritto di sfogarsi arrivati a casa: ci dà fastidio che siano nervosi e non è nemmeno educato che dicano ‘che palle’!

Non hanno vie di uscita: la società vuole che i bambini siano attenti, attivi, gentili e felici. Quando manifestano sentimenti differenti (rabbia, disgusto, tristezza) vengono etichettati come bambini problematici. Non gli è concesso provare sfumature di sentimenti. 

Cerchiamo di dare il meglio ai figli ed è il nostro dovere. Ma loro non devono ringraziarci per questo, né comportarsi ‘bene’ perché noi facciamo tanto per loro.

Possiamo anche accettare il loro sano nervosismo, la loro tristezza e i sentimenti negativi: è questo il modo per crescere nella resilienza.

La bacchetta magica di una relazione genitori – figli

La vera bacchetta magica di un genitore è l’empatia. Essere davvero capaci di mettersi nei panni dei figli e di immedesimarsi in loro, ricordando le sensazioni che provavamo alla loro età.

Non per giustificarne i comportamenti maleducati, ma per comprenderne le cause e aiutarli a superare la frustrazione

Dà fastidio, certo, ma ogni bambino ha i suoi motivi per essere nervoso: è difficile essere bambini e dipendere in tutto dagli altri – persone che, tra l’altro, nemmeno ti sei scelto.

Noi come adulti siamo padroni della nostra vita: possiamo migliorarla o gettarla via come vogliamo. I bambini no.

E se penso alla me di oggi, a 40 anni, so che è la libertà che amo più di tutto, più di qualunque altra sensazione. Per questo cerco di essere comprensiva con gli scatti di nervosismo di mia figlia, perché lei quel grado di libertà non ce l’ha ancora, e non lo potrà nemmeno avere per tanti anni.

Proviamo a educare i figli alla libertà, invece che aggiungere alla loro vita anche il peso di doverci far contenti.
Li abbiamo fatti nascere perché diventassero ciò che sono, non perché diventassero come noi.



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