Non sarò mai come il Grinch e spero nemmeno voi

Pubblicato il 24 Dicembre 2016 da

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Sono arrivata a Natale strisciando sulle ginocchia, schiacciata dalla stanchezza, dalla mole di lavoro (non fatto; amen, mi auto assolvo – tanto non posso fare altro), dalla quantità inverosimile di impegni che si incastrano tutti insieme (recite, compleanni, eventi). Ho anche avuto la gastroenterite e voglio considerarla come una pausa detox prima del Natale, perché mi ha stesa.

Mi sono arrabbiata, furiosamente, come mai prima d’ora, chiudendo i ponti con un paio di persone negative: le classiche sanguisughe di energia positiva. Avete presente?
Mi sono anche disperata, perché il 2016 è stato un anno difficile, sia sul piano umano che lavorativo, e mi lascia con un’amarezza che – secondo me – non mi meritavo (poi vorrei conoscere uno al mondo che dice di meritarsi l’amarezza…).

Ma ci sto. Oh, cavolo, io ci sto. Ci sto alla grande.

Ho scritto a mano i miei menù di Natale, con bella calligrafia e tante ricette nuove: quest’anno a Natale faccio il pranzo del Ringraziamento per la mia famiglia.
Sono così piena di gratitudine per questa famiglia, che non ho il coraggio di spiegarvelo.
Per esserci ritrovati, amati, per aver saputo vivere insieme costruendo ognuno i suoi spazi, per la generosità infinita con cui mia sorella, mia mamma e i miei suoceri ci hanno facilitato la vita in questi ultimi anni…
Una gratitudine che mi lascerà sempre in debito verso di loro, che stanno facendo tantissimo per noi.
Eh beh, non ci sono parole per spiegarlo, e credo che chiunque abbia i genitori vicino sappia di cosa parlo (e chiunque non li abbia, come me fino a pochi anni fa, sappia ugualmente di cosa parlo).

Ho invitato gli amici a cena prima della Vigilia, quelli che mi sono restati accanto quando il mio lavoro era decisamente in bilico, quelli che anche noi abbiamo consolato e a cui abbiamo risollevato il morale: le nostre bevute e mangiate sono un inno alla gioia, e vivaiddio.

Quest’anno ho conosciuto persone orribili, ma ho conosciuto molte più persone splendide, meravigliose, coraggiose, intelligenti, generose.
Il mio bilancio umano resta sempre con l’asticella sul segno più. Continuo ad amare le persone e non smetterò nemmeno quando mi si ripresenteranno davanti altre sanguisughe emotive, perché ormai il mio cuore è aperto al mondo e io voglio vivere così, l’ho scelto e me ne frego.

Me ne frego delle cose che vanno storte, me ne frego delle difficili prove della vita, me ne frego delle cose che non posso fare. Mi interessano solo le cose belle e magnifiche della vita, le relazioni autentiche, la magnificenza della natura e degli esseri umani. 

C’è stato di mezzo tanto dolore, il terremoto, c’è la guerra, persone care che sono andate via e altre cose che mi hanno fatta piangere di disperazione. Ma c’è anche la gente che continua a battersi, a credere, a sperare, a FARE, a scrivere, a offrire se stessa in un modo così autentico ed efficace.

Io continuo a credere nel Natale, ci credo ogni anno di più. E più arrivo a Natale provata e malconcia, più ci credo.

La felicità non è avere la vita perfetta e senza problemi. 
La felicità e accogliere i problemi senza farsi più schiacciare. Ribellarsi a ciò che di ingiusto ci colpisce e praticare la resilienza. 

Non posso dare al Natale la colpa dei miei fallimenti. Non posso dare la colpa al Natale per le relazioni che ho ucciso e i rapporti che ho rovinato. Non posso dare la colpa al Natale se mi sono ingrigita e ho la legittima voglia di non parlare più a nessuno per un po’.

Forse voglio solo dirvi di scegliere. 
Nel 2017, scegliete la resilienza. Scegliete la gioia, scegliete le persone che vi amano e vi fanno stare bene, scegliete la generosità.

Con le nostre scelte a volte sbaglieremo. Ma almeno non ci saremo fatti trascinare dall’inerzia di vivere.

Non andrà tutto bene. Anzi, quasi certamente ci arriveranno delle mazzate incredibili. Ma la resilienza ci darà la forza per superarle, e superarne altre ancora, e fare della nostra vita qualcosa di straordinario. 

Voglio concludere dicendo grazie. A voi che leggete in silenzio e vi prendete la briga di venire qui ogni tanto e anche di arrivare alla fine dei post. Alle persone dietro lo schermo, quelle che non conoscerò mai di persona, quelle che non lasceranno mai un commento per dirmi come si chiamano e come stanno.
Spero che la vita per voi possa davvero essere di una bellezza straordinaria.

Per tutto il resto, secondo me c’è solo Boris Vian (senza la parolaccia).
Buon Natale, amici, godetevelo tutto e non fate i Grinch.

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Boris Vian – Io non vorrei crepare

Non vorrei crepare
Prima d’aver conosciuto
I cani neri del Messico
Che dormono senza sognare
Le scimmie a culo nudo
Divoratrici dei tropici
I ragni d’argento
Dal nido pieno di bolle
Non vorrei crepare
Senza sapere se la luna
Sotto la sua falsa aria di moneta
Ha un lato appuntito
Se il sole è freddo
Se le quattro stagioni
Sono davvero quattro
Senza aver provato
A portare un vestito
Lungo i grandi viali
Senza aver guardato
Dentro a un tombino
Non vorrei crepare
Senza conoscere la lebbra
O le sette malattie
Che si prendono laggiù
Il bene e il male
Non mi farebbero penare
Se sapessi
Che ne avrò la strenna
E c’è anche
Tutto ciò che conosco
Tutto ciò che apprezzo
E che so che mi piace
Il fondo verde del mare
Dove le alghe ballano il valzer
Sulla sabbia ondulata
L’erba bruciata di giugno
La terra che si screpola
L’odore delle conifere
E i baci di colei
Che questo che quello
La bella ecco
Il mio Orsetto, Orsola
Non vorrei crepare
Prima d’aver consumato
La sua bocca con la mia bocca
Il suo corpo con le mie mani
Il resto coi miei occhi
Non dico altro bisogna pur
Mantenersi riverenti
Non vorrei crepare
Prima che abbiano inventato
Le rose eterne
La giornata di due ore
Il mare in montagna
La montagna al mare
La fine del dolore
I giornali a colori
Tutti i bambini contenti
E tante cose ancora
Che dormono nei crani
Di geniali ingegneri
Di allegri giardinieri
Di socievoli socialisti
Di urbani urbanisti
E di pensatori pensierosi
Tante cose da vedere
Da vedere e da sentire
Tanto tempo d’attendere
A cercare nel nero E io vedo la fine
Che brulica e che s’avvicina
Con la sua gola ripugnante
E che m’apre le braccia
Di ranocchia brancicante

Non vorrei crepare
Nossignore nossignora
Prima d’aver provato
Il gusto che mi tormenta
Il gusto più forte
Non vorrei crepare
Prima di aver gustato
Il sapore della morte…



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