Cosa dire a un colloquio di lavoro

Pubblicato il 7 Gennaio 2016 da

Nuovo anno, nuova vita, nuovi lavori, nuove intenzioni: ecco alcuni consigli per affrontare i colloqui di lavoro al meglio, per non perdere occasioni preziose.

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Perché sembra facile presenziare a un colloquio e fare bella figura, ma non è affatto vero: sapersi presentare non è semplice, e spesso chi ci sta vicino non ha il coraggio di darci consigli preventivi e spassionati, perché sa che potremmo offenderci.

Non sapete quante volte io stessa, stando dall’altra parte della barricata, ovvero come datore di lavoro, ho pensato: Ma perché questo ragazzo non è stato consigliato meglio dai genitori?

In questi anni ho raccolto alcune frasi memorabili, che secondo me non hanno fatto una grande impressione. Soprattutto, penso che spesso ci si dimentichi che, quando si è in cerca di un lavoro, ciò che conta è essere autentici: essere se stessi, parlare in modo trasparente delle proprio competenze reali, presentarsi così come ci si presenterebbe al lavoro (e quindi né eleganti, né sciatti), e avere fiducia in se stessi. 

Quello a cui la scuola ci prepara poco, in generale, è avere fiducia nelle nostre capacità professionali (anche perché la scuola italiana è davvero molto teorica, e poco pratica), ma non dobbiamo per forza aspettare che sia la scuola, a insegnarci a prenderci cura di noi stessi: ogni volta che studiamo una pagina o sosteniamo un esame, cerchiamo di pensare a questa tappa come a un’acquisizione di competenze, e non ad un semplice voto sul libretto.

Prima di presentarci a un colloquio di lavoro, chiediamoci sempre: Io cosa so fare? Come posso spiegare quello che so fare? Per quali motivi mi ritengo adatto a quel posto di lavoro?

Mi è capitato spesso che i giovani che si presentavano ai nostri colloqui di lavoro, nonostante la mia premura nell’anticipare loro cosa avremmo chiesto, mi chiedesse: Voi cosa fate? 
Questo è un brutto segno: Se non sai cosa facciamo, perché ti candidi per questa posizione? 

Quando ci candidiamo per un lavoro, dobbiamo essere sicuri di candidarci per qualcosa che sappiamo fare, o che è inerente al nostro percorso di studi: candidarsi casualmente ad ogni tipo di lavoro, senza interesse per quel tipo di lavoro in particolare, non è un bel biglietto da visita.

Allo stesso modo, informiamoci dell’azienda che stiamo andando a visitare: Di cosa si tratta? Che tipo di lavoro fanno? Qual è il loro portfolio di clienti? Cosa si dice in giro di loro, o nelle recensioni online? Chi sono le persone che ci faranno il colloquio?
Tutte queste domande possono essere soddisfatte con una semplice ricerca su Google: vi assicuro che presentarvi ad un colloquio manifestando competenza per quel lavoro, e dimostrando di aver ‘studiato’ per quel colloquio, può fare la differenza.

Molti selezionatori fanno poi domande sciocche, in particolare: quali sono i tuoi pregi o i tuoi difetti? 
Io questa domanda non la faccio mai, perché di certo nessuno di noi è obiettivo sui suoi difetti e pregi, e di certo non è una cosa che mi interessa sapere ad un colloquio.

Quindi alle mie amiche suggerisco sempre una riposta un po’ furbetta, che però funziona: I miei difetti personali li lascio fuori dall’ufficio. Qui cerco di portare soltanto i miei punti di forza.
E se l’intervistatore insiste: Il mio difetto è che tendo a considerare l’azienda per cui lavoro, come la mia azienda. Quindi voglio dare molto, ma anche elevare molto lo standard di qualità generale. Per questo vi chiederò regolarmente dei feedback, e avrò bisogno di coordinarmi con voi per procedere in modo puntiglioso e rigoroso nel mio lavoro.

Curate sempre il curriculum in base al posto di lavoro per cui vi presentate: ogni CV dovrebbe essere differente, in base alla posizione per cui vi state candidando. Aver lavorato in un call center da giovani può essere un’esperienza importante in un’azienda di comunicazione e marketing, ma poco utile nel caso di un magazziniere.
Mandare mille curriculum, tanto per provarci, è uno spreco di tempo, energie e denaro. Tanto nessuno vi richiamerà, se vi state proponendo come calzolaio per un posto da dentista. E viceversa.

Mi è capitato di sentirmi dire:
– Ah, ma questo è il curriculum vecchio. Adesso so fare molte altre cose.
E perché non le hai scritte? Ti faceva fatica? Non sei capace di aggiornare il tuo cv?

Io, per cercare lavoro, ho sempre fatto così: 

  • prima di tutto, ho scelto la tipologia di azienda e di lavoro che volevo portare avanti;
  • poi ho cercato su Google e Pagine Gialle le aziende che si occupavano di questo, nel raggio di un tot di chilometri;
  • poi le ho messe in ordine personale di preferenza;
  • infine le ho contattate una alla volta, con un CV mirato e una lettera di presentazione particolareggiata e non generica, attendendo una settimana tra un invio e un altro.

Cercare un lavoro è un lavoro: questa è la prima regola!

Anche studiare, è un lavoro: mi rendo conto che quando si è alle superiori, e poi all’Università, l’unica cosa che non vuoi sentirti dire è: Studia!

– Sì, sono stato bocciato un sacco di volte, ma poi mi sono appassionato.
Ma diplomarsi a 24 anni è davvero troppo, credimi.

Per trovare un lavoro oggi, con tutta la crisi che c’è in giro, bisogna usare la testa già da giovani. Studiare bene, prendere bei voti, imparare bene il proprio lavoro o almeno acquisire le basi future della propria professione, e soprattutto diplomarsi e laurearsi nei tempi. 
Questa è una cosa molto controversa, che tutte le volte suscita molta indignazione, quando la dico, ma a mio parere è proprio così: bisogna laurearsi nei tempi, e presentarsi alle aziende quando possiamo essere assunti con le agevolazioni previste dallo Stato. Se l’apprendistato dura fino ai 29 anni, un’azienda non può permettersi di pagare un ‘apprendista’ come un ‘senior’, solo perché ha 35 anni.

Diciamolo ad alta voce: nessuno il primo giorno di lavoro sa fare il suo lavoro. Per imparare un lavoro, e anche le dinamiche di un’azienda, ci vanno mesi di formazione. Per questo è importante essere al pari con le agevolazioni previste dalle Leggi, e potersi mettere a disposizione quando conviene anche alle aziende.

Un’altra cosa che secondo me va chiesta nel modo giusto è il compenso: invece di chiedere brutalmente di quanto sarà lo stipendio netto, chiediamo con quale CCNL saremo assunti, e a quale livello. Un datore di lavoro non può dire il netto dello stipendio, perché questo dipende da tanti fattori che solo il consulente del lavoro, in busta paga, può calcolare.
Per esempio: se si hanno figli a carico, se si hanno proprietà, se si hanno altri redditi assimilabili… e chissà quante altre cose!

Io mi trovo sempre in difficoltà a dire alle persone lo stipendio finale in busta, perché non lo posso sapere! A parità di contratto e di livello e di mansione, due persone possono prendere diverse centinaia di euro in più o in meno! Quello che so sempre dire è quale sarà l’inquadramento, quali saranno le mansioni, e quale il livello di assunzione: dopodiché, dimostriamo di comprendere cosa sono i contratti collettivi nazionali, studiamo, e a casa guardiamoci bene le tabelle degli stipendi, così potremo farci i nostri calcoli, o chiedere una consulenza a un CAF.

Infine torna sempre il solito discorso, che pensavo fosse superato, e invece è un problema serissimo in molti posti di lavoro: la pulizia personale.
BISOGNA LAVARSI TUTTI I GIORNI.

Tante persone si presentano ai colloqui con un aspetto poco pulito, con i capelli sporchi e con un cattivo odore. Non è una cosa accettabile, mai e per nessun motivo.
Anche se il peggio è quando ci si presenta puliti e in ordine ai colloqui e alle prove retribuite, e poi al momento dell’assunzione si arriva in ufficio sporchi, puzzolenti e sciatti. 

Lavorare in un ufficio insieme alle persone presuppone anche saper stare con gli altri: non solo essere capaci di lavorare in gruppo, ma anche essere capaci di prendersi cura di sé ed essere rispettosi nei confronti degli altri, e del proprio ambiente di lavoro. Nessuno richiede dipendenti belli (a meno che non debbano lavorare in un’agenzia di moda, immagino) o eleganti o con vestiti alla moda: ma essere puliti e in ordine, con i vestiti puliti e un buon odore, è essenziale, fondamentale, imprescindibile. 

A me sembra ancora assurdo dirlo, e scriverlo, ma credetemi quando vi dico che tante persone ancora oggi non si lavano. Ma perché?

E poi, l’ultima chicca:
– Sono venuto con mio papà, può entrare?

No, grazie.



Commenti

8 Commenti per “Cosa dire a un colloquio di lavoro”
  1. mina

    Ma veramente ti capita così tanta gente che non si lava???????
    Non ho parole

  2. Milly

    Grande! Sei un mito! Sono anni che lotto contro i candidati che si presentano ai colloqui (ma anche alla firma dei contratti di assunzione) muniti di genitori che parlano al posto loro!!!
    Ma anche contro quelli che si lavano poco!
    Grazie mille del tuo supporto…

  3. Patrizia

    una persona può sembrare x quello che non è, cioè che non si lavi e che quindi sia sciatta e maleodorante ma non sempre è così, potrebbe essere la persona + pulita del mondo ma avere addosso odori che noi non tolleriamo, fumo, cani, ecc, uno stile di vita che noi non abbiamo quindi generalizzare è veramente poco educato

  4. silvia

    utilissimo, mi ha dato tanti spunti per un colloquio che avro’ domani mattina al quale tengo in maniera spropositata. speriamo vada bene

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