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Come posso insegnare a mio figlio a fare la nanna?

Pubblicato il 8 Giugno 2012 da • Ultima revisione: 20 Marzo 2015

Insegnare la nanna ai bambini

Il momento della nanna è probabilmente uno dei più delicati nella giornata del bambino il quale, di solito, fatica ad accettare di doversi abbandonare completamente, perdendo il controllo di sé e di tutto ciò che di familiare gli è intorno.

Il consiglio più ricorrente per aiutare il bambino a superare le difficoltà che la nanna comporta, è quello di individuare un rituale il più possibile fedele a se stesso.

Si tratta di scegliere poche piccole attività, che vanno dal bagnetto alla favola della buonanotte, e ripeterle sistematicamente ogni sera. In questo modo il bambino imparerà a riconoscere il momento della nanna e ad associarlo a un momento sereno, di piacevole tranquillità.

Il più delle volte – con pazienza e costanza iniziale da parte dei genitori – questo metodo funziona, il bambino finisce per considerare naturale l’andare a dormire alla ‘solita ora’ riuscendo gradualmente ad addormentarsi da solo alla penombra della sua cameretta.

Altre volte invece, raggiungere questi risultati potrebbe sembrare molto difficile, se non addirittura impossibile.

D’altra parte i bambini non sono tutti uguali e non esiste un metodo universale ed infallibile per insegnare loro ad andare a letto.

Ci sono diverse teorie su come educare i bambini a fare la nanna.

Eduard Estivill, pediatra catalano, suggerisce di accompagnare il bambino al momento della nanna con i soliti rituali ma, una volta varcata la soglia immaginaria del lettino, interrompere qualsiasi contatto fisico con lui e lasciarlo alle amorevoli cure di ciucci e peluches.

Tracy Hoggs, ostetrica britannica, propone un metodo che non si discosta nella teoria da quello precedente ma, anziché impedire drasticamente il contatto fisico con il bambino e stabilire, orologio alla mano, ogni quanti minuti rientrare nella stanza del bambino per calmarlo e consolarlo, si basa sulla consapevolezza che i bambini devono imparare a dormire da soli, ma che hanno bisogno dell’aiuto dei genitori quando questo crea loro disagi e difficoltà.

Il Co-sleeping (dormire insieme) è una delle pratiche più controverse e temute da chi difende a spada tratta la privacy del lettone e l’intimità della coppia anche se, un recente studio americano ha iniziato a sfatare una serie di falsi miti sulla “pericolosità” (morale e materiale) di questo metodo. Basti pensare al fatto che i bambini nascono con il sistema nervoso più immaturo di qualsiasi altra specie e che, come accadeva nella fase intrauterina, per svilupparsi necessiti di un microambiente fatto di stimolazioni sensoriali. Il bambino, quindi, ha bisogno del calore, della stimolazione e del controllo che gli deriva dal dormire accanto a chi si prenda amorevolmente cura di lui. La domanda che ci si dovrebbe porre non dovrebbe essere “Sarà prudente dormire con il mio bambino?”, quanto “Sarà prudente non farlo?”.

Questi sono solo dei suggerimenti per insegnare ad un bambino ad affrontare serenamente il momento della nanna, ricordando che ogni bambino è un universo a sé che non può essere standardizzato bensì è importante cercare modi di comunicare e insegnargli come affrontare le comuni fasi delle giornata, riducendo tensioni e fonti di stress.

Ogni genitore deve comunque poter scegliere in libertà ciò che ritiene meglio per il proprio bambino e la propria famiglia.

 

LETTURE CONSIGLIATE
Eduard Estivill – Fate la nanna – 1999, Ed. Mandragora
Tracy Hogg – Il linguaggio segreto dei neonati – 2004, Ed. Mondadori

 

Approfondimenti
Ciuccio: sì o no?

Link
Pianeta Mamma: Le regole per la nanna e l’igiene del sonno
Pianeta Donna: Nanna difficile per 3 bambini su 10



Commenti

8 Commenti per “Come posso insegnare a mio figlio a fare la nanna?”
  1. Per me un bambino se chiede la presenza di un genitore per dormire si deve ascoltare e assecondare il bambino. Non esiste di lasciarlo dormire da solo se lui non vuole.
    Noi facciamo co-sleeping e mi pento solo di non averlo fatto prima (abbiamo cominciato verso i 6-8 mesi). Smetteremo quando lui sarà pronto per dormire nella sua cameretta, cmq tutte le sere glielo dico guarda se vuoi dormire nel tuo letto, ma lui dice che vuole dormire con noi.
    Non capisco i problemi che si creano intorno a questa cosa. Per stare con il proprio partnet ci sono altri posti della casa (o voi state tutta la notte a fare sesso? ma va là nel letto si dorme), davvero non lo capisco e non posso rispettare chi crede che lasciando piangere un bambino imparerà ad addormentarsi (Stivill), il bambino soffre così.

  2. julia

    il tuo blog è molto bello e lo seguo sempre volentieri, però no … non puoi suggerire tra i metodi anche quello di Estevill! Estevill suggerisce di ignorare le richieste del bimbo e di lasciarlo piangere. Ma i bimbi hanno bisogno di noi e se ci chiedono attenzione è giusto dargliela. Perché dovremmo lasciarlo piangere? Non ignoreremmo mai un amico che piange e ci chiede aiuto.
    Suggerisco il libro stupendo di Carlos Gonzales “Besame mucho”. Gonzales è una persona (prima ancora che un pediatra) che rispetta tutte le persone, comprese i bambini!
    Un caro saluto

  3. I miei due piccoli, di un anno e due anni e mezzo, dormono, pomeriggio e notte, ognuno nel proprio letto nella loro cameretta e si addormentano da soli molto serenamente. Ci tenevo molto ad insegnargli a dormire in questo modo, per favorire il loro (e il nostro!) riposo. Ho letto il libro di Estivill e l’ho mixato con i consigli di tata Lucia (Lucia Rizzi), che è meno drastica ma parte dagli stessi principi: dormire nel proprio letto, creare una routine riguardo a orari e oggetti della nanna (per me: ciuccio, pupazzo e giostrina luci e musica), svolgere attività calme prima di dormire, parlare al bambino con serenità. Non ho seguito magari alla lettera le tabelle di Estivill o il suo divieto di accarezzare il bambino nel letto, ma ho perseverato, anche se neanche a me piace sentir piangere i miei figli, ovviamente, e in una settimana circa è stato un successo! Ho iniziato quando avevano pochi mesi e a quell’età credo sia più facile, comunque ora i miei bambini vanno a nanna sereni, vedono il loro lettino come un luogo bellissimo per fare tanti sogni e si addormentano senza problemi, dormendo tutta la notte. Certo, se il più grande mi chiede di sdraiarmi un po’ nel letto con lui lo faccio molto volentieri (fra qualche anno me lo potrò scordare, quindi ne approfitto 🙂 ), ci facciamo un po’ di coccole e poi lo lascio prima che si addormenti. Per la mia famiglia questa è la situazione ideale, ma capisco che ognuno possa decidere come desidera e se i genitori dormono sereni con i bimbi nel lettone va benissimo così, così come se li vogliono far addormentare in braccio o nel lettone e poi trasferirli nel loro letto. L’importante è che si sia convinti e sereni in quello che si fa 🙂

  4. A me è piaciuto molto (e lo consiglio, non solo per la nanna, ma un pò per tutto) “Facciamo la nanna” (edizioni Il Leone verde) della montessoriana Grazia Honegger Fresco. Fortemente critica con il metodo Estivill, la Fresco affronta il sonno del bambino da molti punti di vista, come una realtà sfaccettata da comprendere, osservare e con cui entrare in armonia. C’è anche una bella bibliografia.

  5. Ricette universali effettivamente non esistono, può essere di ispirazione l’esperienza di altri e trovare la giusta misura per ogni figlio.

  6. Sono d’accordo con chi dice che non possano esistere regole universali… Noi abbiamo visto che con il nostro secondo figlio non siamo riusciti a usare le stesse strategie che con il primo funzionavano perché soffriva di reflussi…

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