[Guest Post] 10 buoni motivi per cui tu, mamma o papà, puoi insegnare una lingua straniera a tuo figlio

Pubblicato il 30 Ottobre 2009 da • Ultima revisione: 20 Agosto 2012

Ospito più che volentieri questo ‘guest post’ scritto da Letizia di Bilingue per Gioco, che si occupa di bilinguismo e della formazione multilingue, aiutando mamme e papà a scegliere gli strumenti giusti per insegnare ai propri figli una o più lingue straniere.

Un guest post è un articolo ‘prestato’, se così vogliamo dire, che tratta argomenti che io, altrimenti, non avrei saputo trattare con la stessa ‘scientificità’.

E quindi è un piacere poter mettere a disposizione questo spazio per Letizia (e per chi di voi vorrà in futuro), per farci raccontare la sua esperienza di bilinguismo e soprattutto per rispondere a una domanda che sempre più spesso ci stiamo ponendo: è possibile insegnare una lingua straniera fin da piccoli, ai nostri bambini? Come possiamo fare?

Chiediamolo direttamente a Letizia, che io ringrazio per aver voluto pubblicare questo articolo su MF.

10 buoni motivi per cui tu puoi insegnare una lingua straniera a tuo figlio

[Articolo di Bilingue per Gioco]

Hai mai pensato che ti piacerebbe insegnare l’Inglese (o Francese, o Tedesco, o..) ai tuoi figli? Se la risposta è sì, questo post è per te.
Sappiamo bene quanto siano importanti le lingue straniere, ma tradizionalmente il compito di insegnarle viene delegato alla scuola.

C’è poca chiarezza sul ruolo che i genitori possono ricoprire nell’insegnamento di una lingua ai bambini, eppure sono sempre più numerose le famiglie che mettono a punto una strategia domestica per l’apprendimento di una lingua straniera, spesso con soluzioni molto creative e innovative e risultati semplicemente strabilianti.
Se anche tu nutri questo sogno (magari inconfessato) eccoti 10 buoni motivi per cui non è destinato a rimanere solo un sogno:

1. Volere è potere. La motivazione è veramente una componente potentissima e indispensabile. Insegnare una lingua ai bambini non è difficile, ma è impegnativo (anche per i genitori madrelingua), e soprattutto è un impegno a lungo termine: solo le persone motivate e determinate riescono nell’impresa.

2. Non occorre essere madrelingua. Questo è forse il pregiudizio più forte da abbattere. Non è vero che solo chi è madrelingua può insegnare una lingua ai figli e anzi sono in costante aumento, sia in Italia che all’estero, i casi di genitori non madrelingua che lo fanno. In alcuni casi non essere madrelingua può addirittura diventare un vantaggio, perché i genitori non madrelingua che iniziano questo percorso sono davvero estremamente motivati, e la motivazione è l’elemento fondamentale del successo (vedi punto 1).

3. La scuola non è equipaggiata per svolgere questo compito, e forse non bisognerebbe nemmeno aspettarsi che lo sia. Prima di lanciarci in una filippica contro la scuola italiana, chiariamo anche che nel resto d’Europa non va molto meglio. In generale, nei paesi in cui si parlano meglio le lingue straniere (come Olanda, Svezia, Finlandia, etc.) non è perché la scuola sia drammaticamente diversa dalla nostra, ma perché la società intera ha un approccio diverso nei riguardi delle lingue straniere.

4. È divertente. Si è vero, prima ho detto che è impegnativo, ora dico che è divertente. È, anzi, deve essere, entrambe le cose. Se non vi divertite è meglio che lasciate perdere, perché se è un peso per voi lo diventerà anche per i bambini. Ma se avete una passione genuina per le lingue (e se avete letto fin qui probabilmente l’avete) allora sarà un piacere.

5. Puo’ creare un legame di complicità tra genitore e bambino. La complicità ha a che fare con il divertimento ma va oltre, è qualcosa di più profondo. A volte i genitori temono di incontrare le resistenze dei bambini nel proporre una seconda lingua, e in effetti può succedere che le incontrino, ma non deve essere necessariamente così. Imparare una lingua vuol dire anche prendersi per mano ed entrare insieme in un mondo magico, diverso, speciale. Un mondo di cui solo io e il mio bambino possediamo la chiave (la lingua appunto). Un mondo in cui possiamo raccontarci delle cose segrete. Spesso la differenza tra il rifiuto e la complicità sta tutto nel modo in cui proponiamo le cose (e questo non vale solo per le lingue).

6. Non devi fare tutto da solo. Nessuno si aspetta che tu, mamma o papà, da sola o da solo educherai un bambino perfettamente bilingue con un perfetto accento british. E soprattutto tu, mamma o papà, non devi pretendere questo da te stessa/o. Prima di tutto il concetto di perfettamente bilingue e quello di accento sono tutti da discutere, ma sono discussioni troppo lunghe e complesse per questo post. In secondo luogo insegnare le lingue ai bambini vuol dire anche scegliere il cocktail di risorse che aiuterà il bambino ad imparare la lingua: le opzioni oggi sono davvero tante, anche se bisogna saper scegliere. Ciò che è certo è che se saprai scegliere tuo figlio parlerà la lingua non come la parli tu, ma molto meglio.

7. Non sei da solo. Sempre più genitori stanno decidendo di crescere i figli bilingui e fino a ieri molti riportavano un sentimento di isolamento ma oggi hanno scoperto di non essere da soli, che altre famiglie stanno facendo un percorso simile, e io lo vedo tutti i giorni sul mio blog. Questo è di enorme conforto e motivazione (di nuovo la parola magica) ma anche una fonte di idee molto interessanti, perché ogni famiglia ha un metodo diverso e dal confronto si esce tutti piu’ arricchiti.

8. Non devi fare nulla che tu non voglia fare. Non esiste IL metodo per insegnare le lingue ai bambini, ne consegue che non c’è nulla che tu debba fare a meno che tu non decida di farlo. In effetti i metodi utilizzati dalle famiglie sono molto vari e creativi, e funzionano meglio quando i genitori riescono ad individuare le soluzioni che meglio si adattano alle loro circostanze.

9. Passi molto tempo con tuo figlio. Uno dei motivi per i quali la scuola fallisce nell’insegnare le lingue ai bambini è per un semplice fattore numerico. Una o due ore alla settimana sono poche. I genitori però passano molto tempo con i figli e quindi hanno la possibilità di offrire una maggiore esposizione alla lingua. So bene che molte mamme non passano tutto il tempo che vorrebbero con i figli, purtroppo questo oggi è un problema molto comune. Ma il punto importante è che il tempo dedicato alla lingua non deve essere tempo sottratto ad altre attività, nulla vieta di cantare in Inglese in macchina per esempio, o di leggere un libro in Francese prima di dormire.

10. Puoi seguire lo sviluppo della lingua nel tempo. Un bambino di due anni ha necessità e gusti ovviamente diversi da quello di un bambino di 6 o di un ragazzo di 14. Però se l’apprendimento della lingua è parte della storia della famiglia diventerà facile per il genitore offrire al bambino o al ragazzo le risorse e gli stimoli più adatti alla sua età e al suo livello di conoscenza. L’apprendimento di una lingua è un processo che richiede molto tempo, e il genitore è nella posizione unica di poterlo seguire e stimolare nel tempo.

Link utili:

Bilingue Per Gioco:
Il blog Bilingue per gioco è davvero ricco di risorse: Letizia, che è mamma di un bambino bilingue , ha aperto questo blog per riflettere sul percorso che sta facendo insieme ad altre famiglie e anche per creare un dibattito pubblico sul bilinguismo e l’apprendimento precoce delle lingue.

Su Bilingue Per Gioco trovate molti materiali interessanti che trattano l’argomento del bilinguismo, o filastrocche in lingua inglese , e anche le esperienze di altre famiglie.

Letizia è inoltre disponibile ad ascoltare le vostre domande e rispondere ai vostri dubbi, e sul suo sito potete trovare tutti i riferimenti per prendere contatto con lei.

Link: http://bilinguepergioco.com/

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Commenti

59 Commenti per “[Guest Post] 10 buoni motivi per cui tu, mamma o papà, puoi insegnare una lingua straniera a tuo figlio”
  1. be, io grazie a Letizia ho ritroovato un po’ di determinazione per riprendere a parlare loro in lingua (io mischio, poveretti!)) :argh: https://www.mammafelice.it/wp-includes/images/smilies/mattarello.gif

  2. ciao a tutti..sono la mamma di Stefano che avra`2 anni a gennaio.io sono italiana ,il papa` inglese,il problema e` che ancora non parla !!!!chiaramente sara` bilingue ma….perche` e` cosi in ritardo?premetto che e`veramente vivace e molto intelligente x la sua eta` e si fa capire,,ma sono veramente 4 paroline(in tutte e due le lingue).qualche parolina di conforto?

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (16 anni)

      Patry, non parla perchè è piccino! Mica perchè è bilingue…
      Mia figlia, che non è affatto bilingue, non spiaccica nemmeno una parola (magari dicesse 4 parole!), e ha la stessa età del tuo Stefano. Sono solo pigri, che ci vogliamo fare? Tutte mi dicono di stare serena, che presto si sbloccherà.
      Il pediatra mi ha detto che dobbiamo stimolarla (ancooora?!) e fino ai 2 anni e mezzo non dobbiamo preoccuparci.
      L’unico consiglio che posso darti, visto che ci sto passando anche io, è quello di controllare bene le orecchie e l’udito, che, pigrizia a parte, possono ritardare il linguaggio. Dafne ha le orecchie a postissimo e non parla… nel nostro caso è solo pigrizia :mrgreen:

  3. grazie x avermi dato un piccolo incoraggiamento,ma il suo cuginetto che e`4 mesi piu` piccolo parla che e`una meraviglia!!e cmq ha fatto tutti i test ed e` perfettamente normale,gioca a calcio ,si arrampica dove non deve e pasticcia sui muri….. :argh:!!!!!!xxxx

    • Bilingue Per Gioco

      Patry,

      non sei l’unica ad avere questi problemi, anche mio figlio non e’ che sia stato esattamente una scheggia nel parlare, e ha ragione MF quando dice che il bilinguismo non c’entra, il che ovviamente non significa che i bambini bilingui non possano avere problemi come i bambini monolingui.

      Queste domande sono pero’ piu’ frequenti tra i genitori di bambini bilingui, non perche’ sia piu’ frequente il problema ma perche’ i genitori hanno piu’ timori di “sbagliare”. Per questo ho invitato una logopedista a parlare di questi temi su BPG. Venersi’ scorso e’ uscito un primo articolo , ti consiglio di leggere il prossimo, che secondo me aiutera’ te e altri genitori con apprensioni simili a capire se c’e’ un problema o meno (molto probabilmente non c’e’ nessun problema! pero’ se hai delle informazioni in mano e’ piu’ facile che ti rassereni!)

      L.
      http://www.bilinguepergioco.com

  4. Arianna

    Sulla questione dell’accento: in classe delle mie figlie (materna) ci sono due bimbi la cui mamma è di un paesino dell’entroterra nord Uk (subito sotto la Scozia, per capirci), il loro accento è molto “particolare”, diciamo che se partiamo da un accento standard quello delle mie figlie, di famiglia italiana, vi è molto più vicino rispetto a quello di questi bambini madrelingua…eppure tra loro si riconoscono come “english speaking”, rispetto agli altri compagni che non capiscono e non parlano inglese, e si cantano le nursery rhymes a ricreazione e si raccontano dei programmi di Cbeebies che vedono in lingua originale. E la critica di cui sopra l’ho già sentita molte altre volte e, in questo come in altri casi, mi suona molto a “volpe all’uva”: chi non può (o più tipicamente non sa, per pigrizia o superbia) raggiungere l’oggetto del desiderio, poi dice ai quattro venti che questo è indesiderabile o addirittura dannoso. E comunque anche i figli di queste persone non potranno fare a meno di fare i conti con l’inglese quindi che comincino a risparmiare per mandarli un domani a “studiare all’estero”, nella speranza che i tanto agognati madrelingua li aiutino finalmente a colmare le tante lacune nel frattempo accumulate.
    Buon nuovo anno a tutti e soprattutto buon gioco e divertimento con i vostri figli, bilingui e non.
    A  

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